“Sarebbe bello se la FIGC inserisse mio padre nella hall of fame, dove ci sono i migliori calciatori di sempre”
Così ha auspicato al Corriere dello Sport Ruben Nené, figlio dell’indimenticabile campione del Cagliari. Per il figlio una questione di affetto certamente ma anche di rispetto della storia.
Claudio Olinto de Carvalho, noto anche con lo pseudonimo di Nené fu un calciatore a dir poco leggendario. La richiesta del figlio dell’ex campione brasiliano è in vista della riunione della giuria della hall of fame che si riunirà il 15 marzo … “Da piccolo mi vantavo del fatto che il mio Nené fosse la riserva di Pelé, da lassù sarebbe felicissimo di questo riconoscimento”, ha proseguito il figlio.
A Cagliari arrivò nell’estate del 1964, “cacciato dalla Juventus ad opera di un sergente ginnasiarca, il paraguagio Heriberto Herrera; venduto a rate, per un prezzo fallimentare, anche meno di quanto non valga un “brocco” di serie B. Un esilio più umiliante di quello di Carlo Alberto o di Ailè Selassiè. Il sangue blù che scorre nelle sue vene aveva ingannato tutti i grandi analisti torinesi che lo avevano liquidato, HH2 in testa, come un brocco qualunque” (Cit. Il Messaggero Sardo del Novembre 1969).
A Cagliari fu accolto senza grandissimi entusiasmi, anzi il concomitante arrivo in Sardegna della stella peruviana Alberto Gallardo, la perla nera, lo aveva relegato in secondo, a dir poco, piano.
La Star è Gallardo, si corre verso l’Amsicora, per vedere il peruviano, non certo il brasiliano. Nenè appare un pesce fuor d’acqua, in cerca di un ruolo. Si guadagna l’appellativo di “Calimero”, il pulcino piccolo e nero protagonista della pubblicità della Mira Lanza.
Nel 1969, con l’acquisto di Angelo Domenghini, il nuovo tecnico rossoblù Manlio Scopigno lo spostò al centro del campo, facendo del brasiliano uno dei punti di forza della squadra sarda.
A questo punto inizia invece una storia diversa, il Cagliari nelle giornate successive comincia la famosa rimonta e Nenè ne è il profeta. Da problema a risorsa. Da Calimero a Stella nera … “… la medicina che dà alla squadra un gioco nuovo, veloce ed efficace. l mastini feroci non gli fanno paura, e sempre più spesso si inventa mastino pure lui, anche se il suo fisico ricorda molto di più la gazzella. L’appellativo di Calimero passa in eredità all’ex cecchino Gallardo. La folla ormai grida “Nenè. Nenè!” a gran voce. Il suo tocco di palla manda in visibilio, i suoi lanci lunghi e perfetti lasciano di stucco” (Cit. Il Messaggero Sardo del Novembre 1969), a fine stagione sarà Campione d’Italia… una stella nera, rossoblù e tricolore.
Il popolo rossoblù non ha mai smesso di amarlo.