GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“Gli inglesi cambiano: hanno ragione?”
Che siano stati gli inventori del calcio è ben noto, anche di fronte a qualche silenziosa rivendicazione fiorentina. Che abbiano spesso palesato una presunta superiorità tecnica … anche.
Ma i sudditi di Sua Maestà Elisabetta sono riusciti a riconquistare il mondo del pallone partendo dalle regole che loro stessi avevano deciso. E lo hanno fatto in un mese di Febbraio di 40 anni fa.
Il calcio d’oltremanica, all’inizio degli anni ’80, viveva uno stallo tecnico dovuto a vecchi retaggi che avevano finito per impoverire lo spettacolo, appannaggio di una ricerca spasmodica del pareggio.
Bisognava cambiare e bisognava farlo in fretta.
Tra il 6 ed il 10 Febbraio del 1981, i 92 presidenti dei club inglesi si incontrarono nell’Hotel St John’s di Solihull, periferia di Birmingham, per presenziare ad una riunione straordinaria organizzata dalla Football League; ordine del giorno: la rivoluzione culturale di uno sport considerato nazionale.
I voti decisivi soltanto 39, il “minimo sindacale” che avrebbe condotto alla svolta da applicare a partire dalla stagione successiva, precisamente dal 29 Agosto 1981.
L’unica proposta ad essere accettata, con buona pace dei tradizionalisti più propensi a salvare la tradizione, fu quella che prevedeva l’introduzione dei tre punti per vittoria. Il pareggio avrebbe continuato ad assegnare soltanto un punto, ma lo spettacolo ne avrebbe guadagnato.
In un Paese in cui la tradizione aveva un peso sociale incredibilmente alto, l’incontro di Birmingham riuscì a diventare uno spartiacque storicamente fondamentale. Tra le proposte avanzate, infatti, non vennero accettate quelle relative all’impossibilità di licenziare gli allenatori per tre anni e l’opzione che prevedeva i pagamenti anticipati su ogni acquisto. In compenso, anche la domenica sarebbe stata teatro delle partite. Un tempo lasciata da parte per motivi prettamente religiosi, adesso iniziava ad essere considerata all’interno di una riorganizzazione dei calendari.
L’eminenza grigia dietro a tutto questo terremoto calcistico fu Jimmy Hill, presidente del Coventry, il quale rimaneva fermamente convinto che “il calcio aveva bisogno di progredire per non rischiare di non arrivare al Duemila”.
Di diverso avviso, invece, il potente presidente dell’UEFA del tempo. Artemio Franchi, sicuramente a ragione, riteneva che il cambiamento avrebbe dovuto basarsi su altre componenti, per essere giudicato utile. Si sarebbe dovuto investire negli stadi, in modo da attrarre sempre più spettatori. Un consiglio che gli stessi inglesi prenderanno per buono, guarda caso alla soglia del nuovo millennio, togliendo lo scettro di regina mondiale a quella Seria A rimasta bloccata dalle ruggini di un sistema vecchio.