Quando la storia ovvero un simbolo storico entra nei gagliardetti.
Ci occupiamo oggi del gagliardetto utilizzato dal Napoli nella stagione 1992-1993.
In quell’annata i partenopei, privi del grande Diego Armando Maradona che iniziò in quell’annata la sua avventura con il Siviglia, parteciparono alla coppa UEFA e si resero protagonisti, nel primo turno della competizione, di un’impresa strepitosa andando a sconfiggere in casa il Valencia per 5-1 con una cinquina firmata da Daniel Fonseca. In quella circostanza il Napoli sfoggiava sui gagliardetti lo stemma che era già comparso negli anni settanta consistente nel blasone della dinastia dei Borbone delle due Sicilie.
A sinistra il gagliardetto in uso negli anni settanta a destra quello della stagione 1992 – 1993
Uno stemma indubbiamente complesso che consta di ben diciassette insegne di varia tipologia che i Borbone intesero abbinare al loro stemma originario costituito da uno scudo con fondo blu e tre gigli dorati. Per esprimere tutta la loro grandezza i Borbone aggiunsero allo stemma le effigi che contraddistinguevano tutti i territori in Spagna, Italia e Francia su cui regnavano ovvero quelli delle corone che in passato insistevano su questi territori (in territorio spagnolo, ad esempio, il Regno di Aragona e il regno di Castiglia). Riferendosi a gloriosi retaggi storici, lo stemma borbonico del Regno delle Due Sicilie, comprendeva anche le insegne delle monarchie che nel corso degli anni si erano avvicendate sul trono con riferimento quindi agli Angioni, Aragonesi e agli Asburgo nonché l’ideale ricordo, attraverso l’insegna del Regno di Gerusalemme, a Federico II lo “stupor mundi” Re di Sicilia, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Gerusalemme. Questo connubio di stemmi, alcuni come detto appropriati, rendeva i Borbone gli ideali eredi di precedenti dinastie che avevano reso grande Napoli. Ecco perché questo stemma afferma ancora oggi i fasti e la grandezza di una città che ha caratterizzato non solo la storia d’Italia ma anche quella continentale.
Stemma Regno due Sicilie
Stemma Regno Due Sicilie dettaglio
STEMMI/VESSILLI NELL’ANCILE
1 Farnese
8 Portogallo
15 Borgogna (antica)
2 Asburgo
9. Austria
16 Fiandre
3 Borgogna (antica)
10 Borbone-Angiò (moderno)
17 Tirolo
4 Castiglia e Leon
11 Borgogna (moderna)
18 Brabante
5 Aragona
12 Austria
19 Angiò antico
6 Aragona-Regno di Sicilia
13 Borgogna (antica)
20 Regno di Gerusalemme
7 Medici
14 Farnese
21 Granada
ORDINI CAVALLERESCHI ESTERNI ALL’ANCILE
22 Ordine dello Spirito Santo
23 Real Ordine di San Gennaro
24 Reale e Distinto Ordine Spagnolo di Carlo III
25 Real Ordine di San Ferdinando e del merito
26 Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio
27 Ordine del Toson d’Oro
Nel gagliardetto è anche presente, così come in quello in uso negli settanta, lo stemma più noto del Napoli ovvero una lettera N. Qualcuno ricollega essa, probabilmente per pura analogia, al simbolo utilizza da Napoleone Bonaparte. In realtà tale simbolo anch’esso è strettamente correlato a Napoli ed ai Borboni. Nella prima metà del settecento, infatti, il re Carlo di Borbone fondarono la Real Fabbrica di porcellane di Capodimonte, produttrice di pregevoli manufatti e vera eccellenza napoletana nel mondo. A tale industria, sin dalle sue origini, venne associato un simbolo rappresentante una lettera N coronata.
Antico stemma della Real Fabbrica di porcellana di Capodimonte
Per tale motivo è possibile che i fondatori del Napoli, nello scegliere un simbolo rappresentativo della città, si orientarono verso la citata effige quale alternativa al cavallo rampante – simbolo sempre riconducibile a Napoli – apparso per un brevissimo periodo immediatamente a seguito della fondazione della Società.