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13 luglio 1979 – Il Presidente D’Attoma porta Paolo Rossi al Perugia cambiando per sempre le regole del gioco

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello)- “II giocatore Paolo Rossi com’era desiderio della Federazione, degli sportivi, delle società e suo personale, giocherà in serie A il prossimo campionato. Il Vicenza e il Perugia hanno raggiunto oggi a Milano un accordo, con la formula del prestito, in base al quale la società umbra si è assicurata per una stagione sportiva le prestazioni del centravanti della nazionale. L’annuncio viene dato in maniera congiunta attraverso questo comunicato dal Vicenza, dal Perugia, e dal giocatore stesso il quale è stato informato di tutte le clausole del contratto che approva. Il Vicenza ringrazia così il Perugia ma non dimentica lo spirito di franca e leale sportività che ha animato tutte le società intervenute in questa fase, in particolare Napoli, Lazio, Roma e Bologna con le quali è stato possibile instaurare un dialogo franco, costruttivo e serio. Alla fine il Vicenza ha ritenuto più idonea la soluzione prospettata dal Perugia: squadra competitiva che lo scorso anno si è classificata al secondo posto; possibilità di tornei europei per il giocatore: città, come Vicenza, non stressante per un uomo che sta pagando in mancata tranquillità un pesante prezzo alla gloria sportiva; prestito per una stagione e quindi apertura massima per il futuro di Paolo Rossi; offerta al Vicenza buona per il presente e interessante per le prospettive in funzione degli obiettivi del Vicenza stesso, che continuano a non prescindere da un rapporto di cordiale collaborazione con Rossi. Queste le clausole del contratto: al Perugia in prestito annuale rinnovabile da parte del Perugia. Al Vicenza 500 milioni, più le prestazioni di Redeghieri e Cacciatori, uno dei quali in comproprietà (entrambi se il Perugia rinnoverà il prestito di Rossi a fine stagione, per l’identica somma di 500 milioni)”.

Un comunicato che mette fine ad una vicenda tormentata del calcio mercato 1979. Una vicenda che cambia per sempre le regole del gioco, del calcio mercato e dei diritti televisivi e di sponsorizzazioni su cui si basa ancora oggi il sistema calcio.

Analizziamo la situazione: Paolo Rossi è un giocatore importante degli Azzurri di Bearzot, che nel mondiale argentino del ’78 ha convinto grazie alle sue prestazioni. Il Vicenza di Giussy Farina lo ha riscattato, l’anno precedente, superando la Juventus alle “buste” e valutando il giovane calciatore oltre 5 miliardi del vecchio conio. Nell’ultima giornata di campionato il Vicenza soccombe per 2-0 contro l’Atalanta. Il verdetto è spietato: è serie B. Può un calciatore di queste “dimensioni” giocare tra i cadetti? Inoltre il Vicenza ha il problema di dover saldare ancora una buona parte dell’acquisto del calciatore stesso alla Juventus. La società biancorossa si trova quindi nella necessità di rimpinguare le casse mentre tutte le società sono alla finestra sperando di poter avere la meglio sfruttando le necessità dl “venditore”.

A sorpresa la spunta il Perugia. Come ha fatto? Ce lo dice il Presidente D’Attoma…”Non ci voleva credere nessuno a questo affare…comprare Rossi con i soldi degli altri. Noi abbiamo trovato un paio di ditte che ci sponsorizzeranno per intero l’affare, non ci rimetteremo una lira, anzi ne guadagneremo sopra considerando i prevedibili aumenti sia degli incassi e sia degli abbonamenti” (Cit. La Stampa, 14 luglio 1979). Banale? Forse oggi si, ma non nel 1979.

D’Attoma trova la chiave di volta per gestire la situazione modificando per sempre, di fatto, il calcio. Infatti, con la modalità indicata e cioè “comprare con i soldi degli altri”, ha inventato le sponsorizzazioni.

Dapprima stringe un accordo con il Pastificio Ponte che finanzia la società in cambio della presenza del logo “PONTE” sulle maglie dei giocatori: il pastificio diviene il primo sponsor nella nostra storia del calcio. La federazione colpisce con una multa la società perugina perché sulle maglie può comparire solo lo sponsor tecnico, cioè il logo dell’azienda che produce le maglie. L’articolo 16 del regolamento della federazione calcistica contemplava infatti la possibilità di poter inserire sulle maglie, per un massimo di 12 centimetri quadrati, il nome dello sponsor tecnico. Allora D’Attoma crea la linea “Ponte Sportwear” rendendo possibile l’esposizione del marchio sulle maglie dei calciatori. Così facendo la Ponte paga la “pubblicità” facendo arrivare nelle casse della società del Perugia un importo tale che anche la multa da 20 milioni di lire inflitta è nulla. Nel 1981 la FIGC approva un regolamento che permette di sdoganare le sponsorizzazioni sulle maglie.

Inoltre, lo scatenatissimo Presidente D’Attoma si rivolge ad un’agenzia perugina di pubblicità, la C.P.A. che, da quel momento, si sarebbe occupata di gestire l’immagine della società Perugia per trarne dei profitti economici: amichevoli, vendita dei diritti venduti a TV private, incremento della pubblicità allo stadio; altre modalità di “sfruttamento” dell’immagine del Perugia Calcio.

Queste le mosse del Perugia e del Presidente D’Attoma che riuscì a portarsi Paolo Rossi in casa cambiando per sempre il calcio mercato e la storia degli sponsor nel calcio.

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Classe ’68, appassionato di un calcio che non c’è più. Collezionista e Giornalista, emozionato e passionale. Ideatore de GliEroidelCalcio.com. Un figlio con il quale condivide le proprie passioni. Un buon vino e un sigaro, con la compagn(i)a giusta, per riempirsi il Cuore.

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