Il calcio non avrebbe avuto il successo che ha se non avesse avuto i suoi cantori, coloro i quali ne hanno riportato le gesta, narrato l’epica e l’epopea, le vittorie come le sconfitte, gli uomini che lo hanno interpretato con tutte le loro caducità
Giornalisti diventati, in qualche caso, scrittori, scrittori che si sono trasformati in giornalisti.
Protagonista sempre la parola, nelle sue varie declinazioni mediatiche, mutate con il mutare del mezzo d’espressione.
All’inizio la parola era solo scritta, espressa attraverso i giornali, oggi protagonista è l’immagine e l’interazione garantita da internet, tutti vedono e conoscono, con la triste deriva di sentirsi tutti esperti, senza più il filtro che garantiva il narratore.
Un mezzo c’è stato che ha resistito nel tempo, e che ha conservato intatto tutto il suo fascino: la radio.
Essa rappresenta, forse, la massima esaltazione della parola, perché essendo istintiva e poco pensata, raccontando avvenimenti dal vivo che arrivano direttamente agli utenti, deve essere ben in uso a coloro che la divulgano.
Come ogni storia, anche questo connubio tra radio e calcio ha un suo inizio preciso, e un preciso “inventore”.
Intanto, la radio: era ancora la fine del 1800 quando si provava ad inventare uno strumento che permettesse la comunicazione immediata e a lunga distanza, alla fine a Guglielmo Marconi e a Nikola Tesla, due geni dell’epoca, si può ascrivere l’invenzione, che inizialmente narrò fatti di guerra, per passare poi all’intrattenimento, con il coinvolgimento graduale dello sport e del calcio.
Il calcio non entrò subito nei primordiali programmi radiofonici, il mezzo doveva avere ancora la sua diffusione perché le due popolarità, radio e calcio, trovassero un punto d’incontro.
Con la successiva e progressiva diffusione della radio, che nel 1924 contava su 4000 abbonati, nel 1927 si costituì l’Eiar, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, antesignano della Rai, e a sua volta trasformazione dell’Uri, Unione Radiofonica Italiana.
In pieno sviluppo del Ventennio fascista, il 5 ottobre del 1924, ci fu la prima trasmissione radiofonica, che altro non poteva essere che il primo discorso radiofonico alla nazione del Duce, Benito Mussolini
Ora c’erano il mezzo e l’opportunità perché anche lo sport potesse raggiungere tutti gli appassionati in diretta, occorreva l’uomo che avesse l’idea: quell’uomo si chiamò Nicolò Carosio.
Nato a Palermo nel 1907, seguendo il padre ispettore di dogana nei suoi viaggi in Inghilterra, al ragazzo capitò di ascoltare dalla BBC le radiocronache delle partite, che però non erano in diretta, ma raccontate una volta concluse.
Un po’ quello che nel 1928 fece in via sperimentale un altro giovane cronista della Gazzetta dello Sport, Giuseppe Sabelli Fioretti, quando raccontò via radio, ma in differita, la vittoria dell’Italia sull’Ungheria in una gara di Coppa Internazionale.
L’idea di Carosio puntava tutto sulla possibilità di poter trasmettere le emozioni dei match in diretta, di portare i radioutenti, come si chiamavano allora, fin dentro lo stadio pur stando comodamente a casa.
Fu con questa idea che egli propose il suo progetto all’Eiar, che lo chiamò per un’audizione e che Carosio folgorò letteralmente inventandosi un quarto d’ora di gioco di un fantasioso Juventus – Bologna, in cui solo con il racconto riuscì a rapire l’attenzione dei presenti.
Se il provino fu agevolmente superato, la prova del fuoco ci sarebbe stata pochi giorni dopo.
Il 15 maggio 1932, per la dodicesima giornata di ritorno del campionato di Serie A è in programma il derby di Torino tra la Juventus, che quell’anno avrebbe vinto il secondo di cinque scudetti consecutivi, e i granata, che ancora dovevano conoscere giorni di gloria.
Le difficoltà per la trasmissione erano tante, due su tutte: Carosio si sarebbe posizionato a bordo campo, con visuale quindi non certo ottimale, mancando le postazioni radio, e all’epoca non esistevano ancora i numeri di maglia, introdotti in Inghilterra nel 1928 e in Italia a partire dal 1939, per cui era molto difficile riconoscere i calciatori nella dinamica delle azioni di gioco.
Il radiocronista non si scoraggiò, studiò a fondo le fisionomie dei giocatori e alle 15.30 di quella domenica, per la prima volta, nelle case degli italiani entrò la cronaca di una partita di calcio in diretta, raccontata attraverso la radio.
La gara fu senza storia, con la netta vittoria dei bianconeri, ma non povera di spunti, come due espulsioni, una per parte, il tutto raccontato mirabilmente e con britannica precisione dalla voce suadente, a tratti, di Nicolò Carosio.
Questo, per la cronaca, il tabellino di quel match:
Torino Stadio di Corso Marsiglia 15 maggio 1932 Juventus – Torino 3-0
Juventus: Combi, Rosetta, Caligaris, Varglien II, Varglien I, Bertolini, Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrari, Orsi. All.: Carlo Carcano
Torino: Bosia, Rosio, Martin II, Martin III, Janni, Sperone, Prato, Baloncieri, Libonatti, Rossetti, Silano. All.: Giuseppe Aliberti
Arbitro: Rinaldo Barlassina di Novara
Espulsi: 76’ Cesarini (J), 76’ Martin II (T)
Marcatori: 16’ Ferrari (J), 23’ Munerati (J), 55’ Cesarini (J)
Carosio avrebbe continuato per anni a raccontare il calcio in radio, diventando anche voce delle prime telecronache, che iniziarono nel 1954, continuando il suo lavoro in radio anche con la trasmissione più mitica di sempre, “Tutto il calcio minuto per minuto”, ideata nel 1959 da Guglielmo Moretti, Roberto Bortoluzzi e Sergio Zavoli, e che ha rappresentato un vero spaccato della storia sportiva e sociale del Bel Paese.
Una storia iniziata una lontana domenica del 1932 e che, nonostante l’avanzare della tecnologia, della televisione e di internet, continua ad affascinare milioni di radioascoltatori, anzi, di “radioutenti”.
Radio commentators in the stands at Wembley Stadium during the London Olympic Games, August 1948. (Photo by Topical Press Agency/Hulton Archive/Getty Images)