(RIVISTACONTRASTI.IT di Raffaele Scarpellini)
La vittoria al Mundial nel 1982 rimane una delle pagine più belle della Nazionale di calcio, ma probabilmente anche dell’ intera storia repubblicana, almeno fino a quel momento.
Nonostante ciò però non tutto sembra limpido e puro, anzi più di qualche ombra trapela riguardo a quello storico successo.
Qui un breve estratto dell’ articolo di Raffaele Scarpellini su RIVISTA CONTRASTI che racconta l’ inchiesta condotta dal giornalista fiorentino Oliviero Beha, il quale cercò di scoprire il presunto tentativo di corruzione da parte degli azzurri nei confronti di alcuni giocatori del Camerun.
[…] Insomma, la narrazione perfetta del trionfo all’italiana, costellato di intralci ma brillante e coraggioso. Indelebile nella mente di chi ha vissuto quegli anni, intoccabile per tutti. Tranne che per Oliviero Beha. Beha, giornalista e scrittore di fama nazionale deceduto nel 2017, che proprio a causa di quel mondiale perse il lavoro e (a detta sua) ricevette minacce di morte. Il motivo? Aver portato avanti un’inchiesta, chiamata Mundialgate, in cui insinuava ciò che non poteva essere neanche sussurrato sottovoce: che la vittoria azzurra fosse corrotta. […]
[…] La partita incriminata è Italia-Camerun, terza giornata del gruppo A, disputata a Vigo e conclusasi 1-1. All’Italia, dilaniata dalle polemiche dopo due scialbi pareggi con Polonia (0-0) e Perù (1-1), serve un punto per passare il girone e una vittoria per evitare Brasile e Argentina al turno successivo; il Camerun, dopo due zero a zero, è invece costretto a vincere a causa del gol segnato in meno. […]
[…] Il viaggio-inchiesta in Camerun di Beha e Chiodi si rivela intriso di complicazioni continue, soprattutto a causa delle contraddizioni emerse dalle dichiarazioni degli interessati. I due riescono però a mettersi in contatto con Michele Brignolo, torinese emigrato in Camerun da più di vent’anni con più di un contatto importante a Yaoundé. […]
[…] L’inchiesta, i cui dettagli sono stati pubblicati nel 2005 nel libro Trilogia della censura, porta Beha a subire un vero e proprio tiro al piccione. L’impronta gioiosa del Mundial è ancora fresca, e andarne ad avvelenare la purezza costituisce un affronto inaccettabile. Anche solo alludere ad un successo macchiato dalla frode (Fu vera gloria? Si chiede Roberto Chiodi su Epoca) non è permissibile. […]
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