SPORTMEDIASET.MEDIASET.IT – Nel giorno dell’avvento di Steven Zhang, il ritratto dei venti presidenti che l’hanno preceduto nel 110 anni di storia del club nerazzurro. Dal fondatore Paramithiotti a Thohir, dal primo scudetto di Carlo De Medici all’ultimo trionfo firmato da Massimo Moratti (Coppa Italia). Il più grande, non c’è dubbio, Angelo Moratti per l’Inter più grande di sempre. Com’è stato il 2010 del Triplete
DAL FONDATORE-MENAGRAMO AL PRIMO SCUDETTO
Centodieci anni di storia dell’Inter, ventuno presidenti. Da Paramithiotti a Steven Zhang si corre in fretta nel tempo interista per ricordare e per cominciare, appunto, da Giovanni Paramithiotti, veneziano di discendenza albanese, tra i soci fondatori del club che l’8 marzo 1908 prese possesso del calcio della metà di Milano di competenza. Di lui, sette mesi in carica, si ricorda con sottile malvagità la sua fama di “menagramo”, visto che la sua presenza in tribuna collimava con la sconfitta dell’Inter e la storia -vera?- racconta che una volta si presentò con barba e baffi finti, non fu riconosciuto, l’Inter vinse, lui alla fine si svelò scacciando quella fama. Boh…
Un anno per passare la mano a Ettore Strauss, nominato dal gruppo di soci svizzeri che era appena arrivato nel club nerazzurro nell’ottobre 1908, in carica fino all’alba del 1910 quando il terzo presidente, Carlo De Medici, ha l’onore di fregiarsi del primo scudetto interista vinto nello spareggio contro la Pro Vercelli, spareggio con una folle coda di tifosi (vercellesi) furenti e che misero sotto assedio lo spogliatoio interista, De Medici compreso.
VISCONTI DI MODRONE E BORLETTI FINO ALL’AMBROSIANA
Emilio Hirzel nel 1912 e Luigi Ansbacher nel 1913 non hanno lasciato tracce memorabili nei loro breve mandati, la prima lunga presidenza dell’Inter è quella di Giuseppe Visconti di Modrone, nobile di una grande famiglia lombarda, papà del grande regista Luchino Visconti. In carica per cinque anni, pilotò l’Inter fino all’immediato dopoguerra, passando la mano a Giorgio Hulss che poté godersi nel 1920 il secondo scudetto.
Breve incarico, con l’avvento del presidente numero otto, quel Francesco Mauro (in carica fino al 1923), che era un valente chimico, un uomo politico e fratello di Giovanni Mauro, uno dei più importanti dirigenti del calcio italiano, arbitro e poi presidente dell’Associazione italiana arbitri. Nel 1923 toccò a Enrico Olivetti (fra l’altro dirigente federale) la carica di presidente, lasciata poi a Senatore Giuseppe Cesare Borletti, parlamentare, industriale e in carica fino al 1928 quando all’Inter viene imposta la fusione con l’Ambrosiana, e dunque il duplice nome col quale nel 1930 -presidente Ernesto Torrusio- arrivò il terzo, inatteso, scudetto. Torrusio lasciò subito la presidenza a Oreste Simonotti, in carica fino al 1931 quando comincia l’epoca dei mandati di lunga scadenza, decennali e anche più.
CON POZZANI COMINCIANO LE PRESIDENZE DECENNALI
Il tredicesimo presidente dell’Inter è Ferdinando Pozzani, in carica dal 1931 al 1942. Decennio da “zero tituli” e otto allenatori per avere un’idea di quanto già allora la panchina fosse il punto di raccolta di ogni malumore. Un presidente polisportivo, visto che si era impegnato anche nel basket femminile e nell’hockey su ghiaccio.
A lui succedette Carlo Masseroni (1942-1955), con il quale l’Inter tornò a chiamarsi soltanto Inter. I giocatori stranieri di talento (Skoglund, Nyers, Wilkes), i talenti italiani (Benito Lorenzi), tredici stagioni arricchite da due scudetti, una Coppa Italia e la decisione, nel ’55, di cedere il passo e dunque il club al più grande dei presidenti della storia interista: Angelo Moratti.
IL PIU’ GRANDE DEI PRESIDENTI: ANGELO MORATTI
Nel 1955 l’Inter con Angelo Moratti prepara la lunga strada che la condurrà ai vertici del calcio mondiale. E’ un ambizioso sognatore, il Cavalier Angelo: industriale ramo petroli, cerca campioni e grandi allenatori per la sua Inter e la sua idea di aprirsi all’Europa e al Mondo, visto che proprio nel ’55 nasce la Coppa dei campioni. Sono cinque anni, i primi, di illusioni-delusioni, fino a quando nel ’60 va a prendersi l’allenatore del momento, Helenio Herrera detto il Mago col quale, si dice, tutto è possibile. Due stagioni per capirsi, due stagioni per il Mago perché comprenda le trappole del calcio italiano e poi si aprono i voli interisti sul Mondo: tre scudetti, due Coppe dei campioni, due Intercontinentali, quel Sartiburgnichfacchetti, fino a Mazzolasuarezcorso, l’irripetibile quinquennio che si spegne nel ’67 e che vedrà Moratti ritirarsi a maggio ’68, tredici anni esatti dopo il suo avvento. Gli succederà Ivanoe Fraizzoli.
FRAIZZOLI E L’EREDITA’ IMPOSSIBILE DI GRANDE-INTER
L’Inter del dopo-Moratti è un magnifico impegno e un proibitivo metro di paragone. Ivanoe Fraizzoli,imprenditore milanese con tre passioni (diceva lui), la moglie Renata, la Chiesa e l’Inter si prende una eredità ricca di fenomeni ancora giovani (per capire: Mazzola e Facchetti hanno solo 26 anni), ma la sua avventura che dura ben 16 anni è piuttosto avara di gioie. La scia della Grande Inter porta a uno scudetto nel ’71 e a una finale di Coppa dei campioni nel ’72, persa contro l’Ajax. Ripartire dal dopo-Grande Inter, quando quei campioni arrivano al tramonto, è un problema quasi insormontabile. Ci vorranno altri nove anni per un altro scudetto (nel 1980), due Coppe Italia come onori alternativi, ma la mancanza di grandi cifre da investire, dunque il mancato arrivo di grandi firme, e la crisi del calcio italiano di club degli Anni Settanta (chiuse le frontiere) è un problema oltre il quale Fraizzoli non se la sente più di procedere e, nel 1984, decide di passare la mano a Ernesto Pellegrini.
ERNESTO PELLEGRINI E LA SFIDA IMPOSSIBILE: BERLUSCONI
Ernesto Pellegrini nel 1984 su prende l’Inter e il primo atto si chiama Karl Heinz Rummenigge. Per capire quanto e cosa voglia il neo-presidente, milanese a capo di un colosso (all’epoca non lo era ancora, oggi lo è) della ristorazione collettiva. Vuole costruire un’Inter di campioni, cerca subito il top fra gli allenatori (lo avrà nel 1986), ovvero Giovanni Trapattoni e nella sua vocazione al successo ha la … sfortuna di incrociare Silvio Berlusconi che si prende il Milan e non pone limiti alle ambizioni economico-sportive del club.
C’è un grande scudetto nel 1989, col record di punti, c’è Matthaeus, l’Inter tedesca, poi l’Inter olandese (Bergkamp), una grande squadra che sfiora altri due scudetti, vice due Coppe Uefa, ma a un certo punto -metà anni Novanta- non regge la concorrenza dal punto di vista economico e allora ecco affacciarsi la famiglia Moratti, col più appassionato dei figli del grande papà: Massimo Moratti.
DA MORATTI AL TRIPLETE FINO A ZHANG: MA E’ SEMPRE MASSIMO
Siamo all’epilogo della storia dei presidenti dell’Inter, con Massimo Moratti che nel 1995 subentra a Pellegrini e prende di petto la situazione. Una stagione per capire, poi cominciano i fuochi d’artificio (di mercato) con il Fenomeno Ronaldo e la prima Grande Inter che vince la Coppa Uefa, non vince lo scudetto ’98, porta a Milano Bobo Vieri per formare la coppia di campioni del gol più forte e meno fortunata della storia del calcio interista (non solo), getta la vento lo scudetto del 2002, una semifinale di Coppa campioni nel 2003, passa da un po’ troppi allenatori nei primi anni trovando con Mancini nel 2004 e Mourinho nel 2008 la pace e i trionfi.
Arrivano 5 scudetti, il Triplete, Coppe Italia e Supercoppe assortite, sedici trofei, la presidenza lasciata in due momenti all’amico di sempre Giacinto Facchetti fino alla decisione -autunno 2013- di lasciare a Erick Thohir, e questi poi cederaà la maggioranza dell’Inter a Suning e oggi la presidenza. Quella poltrona di presidente che dal 2013 non è più di Massimo Moratti ma che di fatto, per i tifosi, non gli è mai stata tolta. Tocca a Steven Zhang, da oggi prenderne possesso. Fermo restando Massimo.
Vai all’articolo originale