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ESCLUSIVO – Intervista a Claudio Onofri: “Il Genoa la mia vita”

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(GLIEROIDELCALCIO.COM di Andrea Gioia)

Raggiungo telefonicamente Claudio Onofri e mi colpisce, da subito, la sua estrema signorilità e gentilezza. Lui è stato uno dei simboli del calcio anni ’80, è stato il capitano del Genoa, è stato il perno di una squadra storica…ma è stato anche tanto altro nel corso della sua carriera.

Cominciamo la nostra conversazione e capisco presto che Onofri è una persona simpatica e moto disponibile a raccontare gli aneddoti della vita da calciatore.

Inizio dal Torino ma vengo subito fermato sul nascere.

Bisogna menzionare il Vanchiglia, la piccola squadra nella quale ha mosso i primi passi nel mondo del calcio e grazie alla quale è riuscito a diventare un giocatore professionista … “Ho ancora un affetto particolare per quella squadra perché mi ha consentito di andare al Toro. Per me il Vanchiglia ed il suo capo storico, Bruno Dalla Riva, sono di importanza fondamentale per la carriera che ho fatto”.

Ci riprovo citando ancora i granata e, questa volta, iniziano gli aneddoti sul settore giovanile e sui primi anni che diedero il via a tutto … “Ho fatto tutta la trafila, dagli allievi fino alla primavera, vincendo anche uno scudetto con dei giocatori straordinari come Zaccarelli (nel ’69/70). Il Toro ha rappresentato la giovinezza e anche una squadra che mi ha molto educato dal punto di vista professionale. Noi venivamo seguiti come ragazzi e come giocatori. E poi ogni volta che andavamo al Filadelfia mi tremavano le gambe per l’emozione, lì dove aveva giocato gente come Valentino Mazzola”.

Naturalmente non mi faccio sfuggire l’occasione irripetibile e chiedo subito di Gigi Meroni, giocatore simbolo della Torino granata di quegli anni. A questo punto Onofri mi offre un aneddoto particolare, storicamente senza eguali, ma un pò triste …“Questo aneddoto ce l’ho nel cuore e nella testa. Al tempo io ero negli allievi. Feci il raccattapalle durante l’ultima partita di Meroni, contro la Sampdoria. Alla fine della gara, il mio amico Carlo Gallo mi dice che all’indomani sarebbe andato a casa di Gigi Meroni perché sua madre aveva una lavanderia che serviva i giocatori del Toro. Mi chiese se volessi andare e potete immaginare la risposta. Quella sera andai a dormire prestissimo, senza nemmeno guardare la Domenica Sportiva. All’indomani mi avvio verso Corso Belgio per prendere il tram che mi avrebbe portato a scuola e, mentre attraversavo la strada, vidi un signore con il Tuttosport aperto con il titolo in prima pagina. Fu un colpo durissimo. Pensare che quel pomeriggio avrei dovuto incontrarlo fu una cosa emozionante in senso negativo”.

Passo quindi al Genoa, la squadra simbolo di questo calciatore, quella con la quale ha giocato e vinto per molti anni. Ma anche qui è doverosa una precisazione che racchiude la professionalità e la correttezza di Onofri“In Italia, ai tempi, c’era il Torneo De Martino che era una via di mezzo tra la primavera e la prima squadra. Si giocava al mercoledì con calciatori più giovani e professionisti che non avevano avuto spazio la domenica. Quell’anno, nel Toro, c’era Giancarlo Cadè come allenatore ed il suo secondo era Beniamino Cancian. Beniamino è stato l’artefice della mia carriera. Io giocavo come centrocampista, avevo buone qualità tecniche, ma ero piuttosto lento. Un giorno il libero era infortunato e Cancian mi fa giocare li. A fine partita viene da me e mi dice chiaramente che avrei dovuto giocare in quel ruolo e basta. Dopo anni di prestiti in C come mezz’ala, la richiesta viene dalla squadra di Chioggia con presidente Teofilo Sanzo e allenatore lo stesso Cancian che, naturalmente, mi prese subito come libero.  Alla fine, grazie al grande Direttore Sportivo Franco Dal Cin, andai prima all’Avellino e poi al Genoa”.

Incalzo ancora con il grifone e, questa volta, viene fuori il racconto di un amore come pochi tra la città, la squadra ed il giocatore … “Quando sono ritornato al Genoa l’ho fatto perché sentivo che Genova rappresentava il mio modo di stare al mondo. Il Genoa è la mia vita. Ho fatto di tutto in questa società: il capo scouting, il responsabile del settore giovanile, l’allenatore con Scoglio e poi con Ramon Turone e Fabrizio Gorin. Quando mi chiedono in quale squadra mi identifico , pur avendo un amore spassionato per il Torino, rispondo Genoa perché il Genoa, per me, è qualcosa di straordinario”.

Essendomi dettagliatamente documentato sulla storia del mitico Onofri, non posso non chiedergli due chicche che mi sono rimaste nella mente e che riguardano la rocambolesca promozione in A del 1981 ed un premio ricevuto in un posto particolare della città ligure … “Noi stavamo uscendo e pensavamo che il risultato della radiolina fosse definitivo, che la Lazio avesse pareggiato col Bologna. Invece, mentre scendevamo le scale per andare negli spogliatoi, arriva la notizia del rigore alla Lazio. Siamo stati 50 secondi senza respirare per la tensione. Stefano Chiodi, l’uomo che sbagliò il rigore, lo abbiamo avuto anche in ritiro anni dopo. Comunque l’euforia e la gioia erano incredibili. Una gioia confermata la domenica dopo a Marassi contro il Rimini. Il premio sotto la bandiera Boccadasse me lo ricordo benissimo perché è un luogo particolare, speciale. Chiamavano spesso giocatori del Genoa a presenziare e per me è stato un onore”.

Ma Onofri è l’uomo che, si può dire, ha salvato la vita al grandissimo Giancarlo Antognoni e mi sembra d’obbligo chiedere dettagli su quel giorno del Novembre 1981“Ogni volta che lo vedo glielo dico. Antognoni, e questo in pochi lo sanno, venne in prova al Torino nel settore giovanile e giocammo insieme una decina di giorni. Si vedeva che era un fenomeno e avrebbe dovuto giocare col Toro. Il giorno dell’incidente, Silvano Martina alzò il ginocchio e lo colpì. La palla andò fuori e Casarin, l’arbitro di quella partita, non si accorse di nulla e voleva far riprendere il gioco. Io andai a vedere Giancarlo e vidi la lingua che era in gola, vidi una postura di gambe di una persona che stava morendo. A me, istintivamente, mi venne da scappare fuori con le mani nei capelli e questo, probabilmente, ha salvato la vita ad Antognoni perché ha fatto entrare immediatamente i dottori in campo”.

Quello che mi colpisce è il numero smisurato di aneddoti di un calcio senza eguali. Tutte storie nelle quali Onofri è stato protagonista involontario. Ho chiesto di Meroni ed ho avuto la pelle d’oca, mi sono fatto spiegare l’incidente di Antognoni e ho capito l’importanza del suo gesto. Adesso, visto che ho guardato le sue foto, chiedo maggiori informazioni sul suo incontro con Pelè“Appena smesso di giocare, fui invitato a partecipare ad un campionato del mondo per gli over ’40 di tutte le nazionale che avevano vinto un mondiale. C’era l’Argentina, il Brasile, l’Italia, la Germania etc. Con me c’era Facchetti, Boninsegna, Savoldi etc. Nonostante tutti questi grandi giocatori, quando entrò in campo Pelè tutti i giornalisti e fotografi andarono dietro a lui. Allora io mi infilai tra i fotografi, vestito da giocatore. Lui, come se mi conoscesse, con un grande sorriso mi abbracciò e fece una foto con me. Io, quella foto, ce l’ho appesa ai Bagni Italia, un luogo dove ancora ci divertiamo a giocare e a passare le serate tra amici”.

Concludo, dopo quasi mezz’ora di chiacchierata (avrei continuato volentieri a parlare di calcio con lui), con una domanda sulla mitica Pro Vercelli“Il ricordo di Vercelli è straordinario. Quando arrivai alla Pro Vercelli l’allenatore era Kurt Hamrin, una persona di una correttezza e di una educazione senza eguali. Un signore dal grande spessore umano. A me piace ricordare una cosa: io ho giocato nel Torino, nel Genoa e nella Pro Vercelli…nella storia del calcio italiano. Per me, il fatto di aver indossato quelle tre maglie, è un onore”.

Grazie Claudio.

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Classe '83, viaggiatore instancabile ed amante del calcio e dello sport tutto. Una Laurea in Comunicazione, una tesi sul linguaggio giornalistico sportivo degli anni '80 ed una passione per il collezionismo, soprattutto quello inerente la nazionale italiana. Alla sua attività turistica, associa collaborazioni con giornali del mondo travel. Testata preferita: GLIEROIDELCALCIO.COM"

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