Le Interviste degli Eroi

ESCLUSIVO – Intervista a Ivano Bordon: “Pulici e Graziani gli avversari più temibili. Cruijff era come Ronaldo Il Fenomeno”

Published

on

GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

Un’icona del calcio italiano, uno di quei portieri rimasti nell’immaginario collettivo per la sua carriera di primissimo piano e per quelle doti tecniche fuori dal comune.

Ivano Bordon è il secondo campione del mondo, dopo Franco Selvaggi, che ho la fortuna di intervistare. Lo raggiungo telefonicamente e sono colpito dalla sua gentilezza e disponibilità, caratteristiche molto comuni nei protagonisti di quel calcio che a noi piace raccontare. Prima di cominciare, voglio chiedere qualche notizia in più sulla sua biografia, intitolata In Presa Alta – Le parate di una vita di un portiere gentiluomo d’altri tempi (Edizioni Caos Sfera), scritta con Jacopo Dalla Palma … “Il libro è uscito a metà Marzo, anche se ho dovuto fare molte presentazioni via internet. Volevo fare qualcosa per lasciare il mio racconto di vita alle persone a me più care. Con lo scrittore Jacopo Dalla Palma e con la casa editrice Caos Sfera, siamo partiti con questo progetto che parla della mia vicenda non solo calcistica ma anche umana”

Per rimanere in tema, come sempre faccio, parto quasi subito con la narrazione dei primi passi mossi con il pallone tra i piedi o, in questo caso, tra le mani … “Ero all’oratorio come tutti i miei coetanei e si passava la giornata intera, dopo la scuola, a giocare. Dopo un periodo ho avuto la possibilità di allenarmi con la Mestrina, a 12 anni e mezzo. L’allenatore, Elio Borsetto, mi porto ad allenarmi a Milano con calciatori molto più grandi di me. Cominciai con la Juventina di Marghera, da lì fui convocato con la juniores della mia regione e poi mi videro degli osservatori dell’Inter che mi portarono a Milano nel Gennaio ’66“.

Mi incuriosisce la storia di un giovanissimo che viene catapultato in una squadra piena zeppa di fenomeni e, senza esitazioni, passo al racconto di quella avventura … “Ho avuto la fortuna di entrare nel gruppo della Grande Inter e tutti quei fenomeni si sono dimostrati, oltre che grandi giocatori, anche grandi uomini perché aiutavano i giovani ad inserirsi nel contesto. Ero più legato, nonostante l’eta, con il mio maestro Lido Vieri, con Mazzola, con Burgnich, con Boninsegna, con Suarez, con Gianfranco Bedin (veneto come me), con Corso e con Giacinto Facchetti (con il quale ci vedevamo spesso anche fuori dal campo). Il giovane che entrava in prima squadra aveva un grande rispetto per i calciatori più navigati. Ricordo che davo del Lei all’inizio e, a volte, aiutavo anche i magazzinieri a portare le borse sul pullman”.

Il 1972 è stato forse l’anno della consacrazione per Bordon, con quella Coppa dei Campioni sfuggita sul più bello e passata anche dalla famosa partita contro il Borussia Mönchengladbach, quella della “lattina di Coca Cola” … “Io ero in panchina. Durante il primo tempo, Boninsegna era vicino alla panchina e gli arriva questa lattina in testa. Cominciò un parapiglia tra dirigenti, arbitro e calciatori e Mazzola fu scaltro a vedere questa lattina e raccoglierla da un tifoso che l’aveva in mano. La portò all’arbitro e poi ci penso il nostro Avvocato Prisco a far annullare il match. Il ritorno a Milano (che poi diventerà l’andata) vincemmo 4 a 2 e nella ripetizione giocata allo Stadio Olimpico di Berlino (corsi e ricorsi storici per un bi-campione del mondo), noi riuscimmo a contenere la loro foga agonistica e io parai anche un rigore a Sieloff, mettendo fine ai loro sogni di gloria nonostante un grandissimo secondo tempo dei tedeschi. Loro comunque erano una grandissima squadra. Quel 7 a 1 non era del tutto veritiero perché tutti pensammo che avremmo vinto a tavolino”.

Passo alla finalissima contro l’Ajax di Cruijff e mi faccio raccontare le impressioni su quella partita e su quel talento fuori dal comune … “Purtroppo giocammo a Rotterdam, casa loro. Il primo tempo non abbiamo subito molto. Nel secondo tempo mi scontrai con Oriali e Cruijff ci fece il primo gol. Poi segnò il raddoppio di testa. Cruijff lo marcava Lele (Oriali) a uomo e vidi che, dopo una serie di stop e ripartente dell’olandese, incespicò. Quei movimenti li ho rivisti soltanto a Ronaldo Il Fenomeno“.

Nel ’79/’80 arriva il meritatissimo Scudetto e Bordon raggiunge un record di imbattibilità che durerà a lungo … “Eravamo una buonissima squadra che giocava un bel calcio. Concedevamo agli avversari, ma non tanto. Devo dire grazie a miei compagni. Ricordo che il mio record lo interruppe Selvaggi (quando si dice il destino). Mi piacerebbe se lo battesse Handanovic”.

Anche la parentesi Nazionale ha rappresentato una parte importantissima per questo campionissimo. Un Mondiale sfiorato nel ’78 e un altro vinto nell’apoteosi del Bernabeu. La domanda su quelle due esperienze mi pare quindi inevitabile … “Nel 1982, dopo il primo girone, tutti noi pensavamo che sarebbe stato difficile contro Argentina e Brasile. Poi trovammo la consapevolezza della nostra forza e superammo le critiche. Qualsiasi squadra avessimo incontrato in quel periodo l’avremmo battuta. Giocare per me sarebbe stato il massimo, ma già stare nella rosa è stato un grandissimo traguardo. Nel ’78, invece, eravamo fortissimi ma ci mancava la fortuna. Abbiamo fatto un grosso Mondiale anche in Argentina“.

Per Bordon, nella seconda metà dei mitici ’80, arriva il tempo di lasciare l’amata Inter per approdare a Genova, sponda blucerchiata. L’inizio di un ciclo irripetibile nel quale Ivano sarà ancora una volta protagonista … “Andai molto volentieri in una società con un presidente tifoso e intenditore come Mantovani. Lui stava costruendo e programmando la Sampdoria del futuro. Tre anni bellissimi coronati dalla prima Coppa Italia, vinta contro il Milan”.

E’ arrivato il momento di parlare dell’ultima parte di carriera, quella dove il talento da Numero 1 ha permesso di plasmare portieroni che hanno fatto la storia della Juventus e della Nazionale … Peruzzi, Rampulla, Buffon, Chimenti era tutta gente di un buonissimo livello. Io ho solo cercato di dare loro la mia esperienza, facendo capire quale era il ruolo del portiere nelle varie situazioni. In Germania abbiamo fatto un cammino molto simile a quello del 1982, con le polemiche che minavano la tranquillità. Nonostante questo siamo riusciti a vincere”.

Concludo con una mia curiosità. Ad un portiere bisogna sempre chiedere notizie sull’attaccante più forte e sul maestro più ammirato … C’era una coppia del Torino che mi rompeva sempre (ride): Pulici e Graziani. Il mio maestro è sempre stato Lido Vieri, anche se il primo portiere che ho seguito è stato Roberto Anzolin della Juventus. Ho avuto anche la fortuna di incontrarlo”.

Grazie mitico Ivano.

 

Vai alla pagina ufficiale per acquistare il libro “In Presa Alta”

 

più letti

Exit mobile version