GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Quella della Lazio di Maestrelli è una favola di una squadra particolare, fatta di uomini e di campioni che hanno scritto una pagina indelebile del calcio italiano.
Quello Scudetto del 1974, il primo in più di 100 anni di storia, ha consacrato una formazione spesso discussa ma soprattutto coesa.
In occasione del suo 75esimo compleanno, intervisto colui che rappresentava l’emblema della lazialità di quegli anni, il capitano, il difensore ruvido e corretto apprezzato e stimato da molti.
Giuseppe Wilson, per tutti Pino, mi dimostra da subito la sua grande disponibilità. Per noi de Gli Eroi del Calcio è un onore, più che un privilegio, sentire dalla sua voce il racconto di una carriera unica e degli aneddoti poco conosciuti che caratterizzarono quel decennio ricco di soddisfazioni.
Comincio, come sempre faccio, dagli albori, quando un ragazzino napoletano iniziava a muovere i primi passi su un campo da calcio … “Ho fatto la trafila come quasi tutti i ragazzi di allora. Le porte fatte con i sassi, l’oratorio. La strada è stata sicuramente maestra di vita per me. Era un calcio amatoriale, sull’asfalto, a giocare dalla mattina alla sera (scuola permettendo), con partite infinite. Ho giocato con la rappresentativa campana degli juniores insieme a Iuliano, Montefusco, Cordova. Dopo sono passato alla CRAL Cirio, in quarta serie, dove ho fatto un campionato molto dignitoso e poi all’Internapoli, dove sono rimasto cinque anni. Noi giocavamo nel Girone C della Serie C, il più difficile, e riuscimmo anche a sfiorare la serie cadetta. Facevamo ogni partita 20.000 spettatori. Di quella, squadra nove undicesimi sono approdati alla Serie A e alla B”.
La chiacchierata mi porta inesorabilmente alla Lazio, la squadra che più di tutte ha finito per segnare la carriera di Wilson … “Ricordo che nel pomeriggio ero stato nella sede del Napoli perchè il Napoli mi aveva acquistato. Ero felice. Stavo tornando verso casa quando mi arriva la telefonata del mio vicepresidente che mi diceva che dovevo andare alla Lazio. Non nascondo che feci ritorno a casa con le lacrime agli occhi perché quella era la squadra della mia città. La mattina dopo partii per la capitale, feci le visite mediche e firmai il contratto: a distanza di 50 anni credo di aver fatto la scelta migliore”.
L’incontro con il suo grande amico Chinaglia è qualcosa che mi ha da sempre affascinato, soprattutto dal punto di vista umano, più che calcistico, e così gli chiedo di Long John … “Noi eravamo stati insieme all’Internapoli e con Giorgio è nato subito un grande feeling. Lui, in quegli anni, fu uno dei grandi protagonisti di quella squadra che sfiorò la B. Poi, andando alla Lazio entrambi, l’amicizia si è rafforzata fino ad arrivare al famoso binomio Wilson – Chinaglia. Un giorno mi disse che io ero un amico del quale sapeva di potersi sempre fidare, anche a distanza di anni e di chilometri”.
Passo a Maestrelli, il grande uomo ed il grande tecnico che tenne insieme i diversi caratteri di una compagine fortissima e al contempo fragile … “Maestrelli è stato un grandissimo uomo. Non avrei più termini per definire questa persona che ha segnato la nostra vita. Per noi era un padre, un confidente, un allenatore. Noi andavamo a chiedergli il permesso per ogni cosa, anche per le nostre intenzioni non poco ortodosse. Lui ci diceva soltanto << Mi raccomando >>. Aveva grande fiducia in noi”.
Adesso è arrivato il momento di entrare nel vivo della nostra chiacchierata. E’ il momento di farmi raccontare gli anni della mitica Lazio, partendo dal campionato perso nel 1973, all’ultima giornata … “Ci fu la rabbia di tutti noi. Una rabbia inconsolabile. Vedere e sentire 50.000 persone che inneggiavano alla Juve non è stato piacevole. Ce lo siamo portati dietro per parecchi mesi. Per noi è stato uno smacco. Quel giorno, a Napoli, siamo rimasti fermi nel pullman per trequarti d’ora senza poter entrare. Ci tirarono di tutto”.
Poi, l’anno dopo, la vittoria più bella, quella del 12 Maggio 1974 … “Non ho mai visto, almeno in Italia, un campo di calcio così gremito. 84.000 persone con tantissime bandiere. Quell’immagine ce l’ho ancora in testa oggi. Una volta scesi sul terreno di gioco, il colpo d’occhio era impressionante. Infatti pensavo che non avremmo potuto perdere quel giorno”.
Come tutti, anche io voglio sapere la storia dei Clan, una storia che si muove sul sottile filo che divide mito e realtà … “Più che clan c’erano gruppi affiatati. Da una parte c’eravamo Giorgio, io e Oddi, dall’altra Martini e Re Cecconi. C’era simbiosi tra i vari componenti. Il Venerdì si giocava contro, con uno spirito agonistico senza eguali. La partita continuava finché non finiva in pareggio, con scontri veementi. Un gruppo così coeso, soprattutto guardando quello che accadeva la Domenica, difficilmente l’ho visto in altre squadre”.
Giuseppe Wilson, verso la fine dei ’70, è stato uno dei protagonisti dei Cosmos (lo squadrone americano costruito per esportare in calcio oltreoceano), accanto a miti come Pelè e Beckenbauer. Naturale, quindi, la mia grande curiosità che si tramuta in domanda … “Ho avuto la possibilità di giocare con giocatori straordinari. Un’annata incredibile con la vittoria del torneo. Sono stato tentato di rimanere, anche grazie a Giorgio, ma non me la sono sentita. Per sei mesi non abbiamo parlato, perché lui se l’era presa, ma poi siamo ritornati gli amici di sempre. A me è rimasta impressa la signorilità di Beckenbauer”.
Il ritorno in maglia biancoceleste coincide un grande gesto, quando Wilson va a calmare i suoi tifosi nel famoso derby che vide la scomparsa di Vincenzo Paparelli … “Una bruttissima Domenica. Ho fatto bene a voler giocare la partita perché abbiamo evitato uno scontro tra le tifoserie fuori dallo stadio. Al fischio di chiusura non successero cose gravi, per fortuna”.
Concludo questa piacevolissima intervista con il Mondiale del ’74, quello della famosa uscita polemica di Chinaglia … “Eravamo la squadra con il miglior curriculum. Aveva battuto due volte l’Inghilterra e due volte il Brasile in due anni. Eravamo fortissimi ma c’erano troppe prime stelle che si disunirono a discapito del gruppo. Dopo il famoso gesto di Giorgio, parecchi presero le distanze da lui e da me che, naturalmente, non potevo esimermi da stare accanto al mio amico”.
Grazie Pino e ancora auguri!!