(CALCIOCASTEDDU.IT di Mario Frongia)
Intervista esclusiva di Calcio Casteddu a Uribe. Ecco un estratto.
[…] Ha un desiderio nel cuore: tornare in Italia per allenare. “Vi devo tanto, Cagliari e la sua gente, tutti gli sportivi sardi, ho sempre avuto affetto e attenzioni che non ho potuto ricambiare come avrei voluto. Mi piacerebbe provarci, sarebbe il sogno della mia vita”. Julio César Uribe, cartolina da Lima, quartiere di San Isidro. Negli anni Ottanta è il terzo numero 10 del sud America dopo Maradona e Zico: “All’Olimpico sono stato premiato come miglior giocatore straniero del girone d’andata proprio dietro il capitano del Brasile e dell’Argentina. La soddisfazione più grande della mia carriera anche perché mi diede il trofeo Nils Liedholm. La Roma? Sì, mi cercava ma Riva venne a prendermi e mi convinse dopo aver parlato con il mio allenatore Alberto Gallardo, che aveva giocato a Cagliari negli anni ‘60”.
[…] Passo indietro. Quali sono i ricordi principali in campo e fuori?
[…] “Gli amici e la gente. Tra i compagni oltre a Gigi, che era il mio fidanzato (ride, ndr) tale e tanta è stata l’amicizia che ci ha legato e ci lega, ricordo tutti: da Malizia a Selvaggi, Sandrino Loi, Quagliozzi, Vavassori, Marchetti, Carnevale, Imborgia. Mi trovai molto bene, era un gruppo sano, senza capetti né direttori”
[…] Un inizio da campione poi qualcosa è andata storta. Qual è il rammarico?
[…] “Ho commesso un grande errore nell’andare in tribuna, e non in panchina, a Pisa dopo la sostituzione. Poi, ho chiesto scusa al tecnico Gustavo Giagnoni e ai compagni. Li ho portati a cena, lo spogliatoio era un luogo magico ma non siamo riusciti a ripartire. Convinsi il presidente Amaragi a non esonerare l’allenatore. […] Non me lo perdono, sarei rimasto per sempre”.
[…] Ha accennato a Gigi Piras, tra i super bomber della storia rossoblù. Qual è stata la scintilla della vostra amicizia?
[…]“Gigi è un grande. In campo bastava uno sguardo per capirci, aveva un senso del gol pazzesco. Poi, mi ha aiutato a imparare la lingua, a capire voi sardi, le abitudini, a fidarmi e mettermi a disposizione”.
[…] In A, venti presenze e due reti. Le ricorda?
[…] “Sì. Perdiamo 3-1, segno contro la Fiorentina di Antognoni e Passarella, Graziani, Bertoni e Pecci, Cuccureddu e Galli. Poi, apro le marcature con il Verona, segna anche Gigi, per loro Penzo e Fanna. Quel Verona lo allena Bagnoli, ci giocano Di Gennaro, Dirceu, Marangon, Sacchetti e Volpati e, con Garella, Briegel ed Elkjaer, nel 1985 vincerà lo scudetto. Forse, è stata la mia partita migliore”.
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