Storie di Calcio

Il 10 Settembre del 1985 ci lasciava Jock Stein, lo stratega del mitico Celtic anni ’60

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia) – Il sogno della Grande Inter si spezza in una calda serata portoghese, davanti ai 45.000 spettatori dell’Estadio Nacional di Oeiras, sobborgo di Lisbona. E’ il 25 Maggio del 1967 e la squadra più forte del mondo, già vincitrice di due Coppe dei Campioni consecutive, si scontra contro una tenace formazione scozzese con la maglia a righe bianche e verdi. Sulla panchina di quei giovani arrivati dalla fredda landa britannica, un omone dal naso schiacciato e dal carisma senza eguali. Si chiama Jock Stein ed arriva dal Lanarkshire, come Matt Busby e Bill Shankly. Il mito degli invincibili di Moratti non lo spaventa, come non lo spaventa nemmeno l’iniziale vantaggio di Mazzola su calcio di rigore. Il suo Celtic metterà a segno un uno due micidiale, negli ultimi 30 minuti di gioco. Per il Celtic sarà la prima Coppa dei Campioni, come per tutto il calcio britannico.

Stein era riuscito a costruire un gruppo di calciatori fedeli al suo credo, unito e coeso in ogni momento della stagione. Era arrivato nella parte “cattolica” di Glasgow da giocatore, nel 1951, senza lasciare grossi segni tangibili del suo passaggio. Nel 1965, però, la svolta di una carriera che rimarrà negli almanacchi del calcio d’oltremanica. Il Celtic lo prende come primo allenatore, sulla spinta dello stupore patito in seguito alla sconfitta in finale di Scottish Cup 1961, contro il Dunfermline guidato dall’allora novello stratega di Hamilton.

Seguiranno tredici anni superlativi, conditi da nove campionati consecutivi, una serie interminabile di trofei nazionali e due finali di Coppa dei Campioni. Il rude calcio scozzese non aveva mai visto un gioco così spregiudicato e nemmeno una squadra decisa a dettare legge in Europa. La finale di Milano contro il Feyenord l’unica nota stonata di un binomio senza eguali.

Nel 1978 la svolta di una carriera. La nazionale scozzese ha bisogno di qualcuno che possa traghettarla verso il Mondiale spagnolo, dopo la non brillantissima esperienza in Argentina. La federazione pensa a Jock, a quell’allenatore rivoluzionario che ha cambiato il modo di vedere il calcio, in un Paese generalmente votato al culto del rugby. Stein accetta e guida i suoi ragazzi verso l’avventura del 1982, contando su pedine importanti come Kenny Dalglish e Joe Jordan. Durante la calda estate iberica perde contro la corazzata Brasile e va fuori per opera della fortunata Urss e di una differenza reti che non conferma quanto visto in campo.

L’obiettivo dichiarato, nel biennio ’84/’86, è la seconda qualificazione mondiale. La Scozia, del “minatore” con la faccia da pugile, si presenta all’ultima partita di qualificazione con gli stessi punti dei cugini gallesi, ma con una migliore differenza reti. Accanto a lui, su quella panchina, un altro allenatore che diventerà leggendario, tale Alex Ferguson.

E’ il 10 Settembre 1985 e, nella bolgia di Cardiff, Galles e Scozia danno vita ad una partita piena di tensione, giocata con la paura di vincere. I ragazzi di Stein vanno sotto nel primo tempo ma, a 10 minuti dalla fine, un discutibile rigore trasformato da Cooper consegna il pass per il torneo messicano. I giocatori festeggiano ma il loro condottiero no.

Jock Stein si accascia improvvisamente, colpito da un infarto. A nulla valgono i tentativi di rianimarlo negli spogliatoi dello stadio e nel vicino ospedale.

Il maestro venuto dal Lanarkshire morirà quel giorno, tra le lacrime dei 12000 venuti da Glasgow e lo stupore di un intero movimento calcistico.

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