GLIEROIDELCALCIO.COM – Juventus – Inter è per tutti il Derby d’Italia. Una contesa che va oltre il fatto sportivo, dove le rivalità sia in ambito politico sia in ambito economico si fronteggiano. Una competizione tra due città che distano tra loro poco più di un centinaio di chilometri, in linea d’aria appena centoventicinque. Una rivalità forte quindi, e nel calcio la sfida tra le due compagini ha spesso significato una sfida per il titolo, come quella del 16 aprile 1961.
Quel giorno però accade un fatto senza precedenti che porterà alla sospensione della gara dopo mezz’ora di gioco per invasione del campo.
Da Stampa Sera del 17 aprile 1961: “…il pubblico premendo contro la rete di protezione era riuscito ad entrare ai bordi del campo. In quel momento le due squadre erano in parità. I bianconeri avevano sfiorato la rete con un tiro di Nicolè terminato di poco a lato; i nerazzurri avevano colpito la traversa con Morbello. Si è aspettato un’ora mentre lo speaker diffondeva ai quattro o cinquemila invasori esortazioni ed ordini contraddittori. Dapprima si avvertiva la folla che l’incontro non avrebbe potuto proseguire se tutti non fossero tornati al di là della rete; poi ci si accontentò di un ammassamento ai bordi esterni della pista di atletica in modo da non intralciare la gara. Quindi si ritornò alla prima e impossibile richiesta. Negli spogliatoi frattanto si svolgevano animati colloqui tra i dirigenti bianconeri e quelli nerazzurri. I torinesi proponevano il proseguimento dell’incontro, sia pure sotto riserva, ma i milanesi sono stati irremovibili. Sembra che lo stesso questore dottor Ortona abbia proposto di far terminare l’incontro sotto la sua personale responsabilità. I dirigenti dell’Inter hanno insistito nella tesi negativa evidentemente proponendosi un reclamo e conseguente richiesta dell’assegnazione di vittoria a tavolino per 2-0. In effetti a gara ultimata è stata presentata all’arbitro Gambarotta un esposto in cui si chiedeva che venisse riconosciuta la responsabilità oggettiva della squadra ospitante, colpevole, a detta dei nerazzurri, di non aver impedito l’invasione del campo. I dirigenti della Juventus hanno replicato nelle loro dichiarazioni in modo fermo a questo atteggiamento, non senza aver fatto risaltare l’atteggiamento poco sportivo tenuto da una grande squadra come l’Inter. Per valutare la questione nei suoi termini esatti è bene forse ricordare i precedenti che hanno portato alla invasione del tutto inattesa. Sabato, nonostante la grande aspettativa, si erano venduti soltanto poco più di quarantamila biglietti su settantamila posti ufficialmente disponibili allo stadio torinese (com’è noto la capienza di questo era stata di recente ridotta a tale cifra). Ieri mattina presso la segreteria della società ed in altri locali vennero venduti tutti gli altri tagliandi, ad eccezione di cinquemila «distinti» e di tremila laterali posti in vendita alle biglietterie dello stadio e rapidamente esauriti. A questo punto risultando il campo completo la direzione della Juventus sospese ogni, cessione di biglietti d’ingresso. La folla rimasta all’esterno dello stadio, premendo contro i cancelli d’ingresso, riusciva a sfondarne quattro. Entravano così un numero imprecisato di spettatori (diecimila per lo meno) i quali ammassandosi sulle gradinate costringevano gli spettatori posti a contatto della rete di protezione a premere contro di questa. Attraverso varchi improvvisamente aperti il pubblico invadeva la pista atletica. Nella calca si sono avuti circa venti feriti, la maggior parte dei quali in modo non grave […] I juventini evidentemente non si ritengono responsabili di quanto avvenuto, perché — ha dichiarato il segretario rag. Amerio — si può dimostrare col borderò che sono stati venduti soltanto i biglietti per arrivare al «tutto esaurito» e che era stata richiesta alla pubblica autorità un adeguato servizio d’ordine. Va poi notato che il pubblico si era ammassato al di là della pista atletica e non avrebbe disturbato il gioco, prova ne sia che l’arbitro era disposto a continuarlo. I nerazzurri non hanno creduto di dare una prova di sportività cercando un pretesto per vincere a tavolino…”.
La Lega assegnerà poi il 2-0 all’Inter che, in forza di questa decisione, vede riaprirsi il discorso scudetto. Il 3 giugno, alla vigilia dell’ultima giornata di campionato, la Caf accoglie a sorpresa il reclamo della Juve decidendo la ripetizione della gara. Una decisione che di fatto consegna lo scudetto alla compagine torinese. Ovvie le proteste e le accuse alla Federcalcio anche in considerazione della doppia carica di Umberto Agnelli, presidente della Juventus da un lato e della Federcalcio dall’altro.
L’Inter nel frattempo è impegnata a Catania e affronta la gara con morale a terra e testa altrove, come successivamente i calciatori nerazzurri dichiareranno. La gara finisce 2-0 per i siciliani.
Il presidente Angelo Moratti prende una decisione clamorosa: nella ripetizione della partita, il 10 giugno, l’Inter schiera la squadra De Martino, quella che oggi è la Primavera. Undici giocatori che faranno il loro esordio in serie A, tra cui Sandro Mazzola.