GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Se è vero che il calcio è inglese, gli scozzesi ci hanno messo del loro
I cattolici con la maglia a righe, la squadra più bella di quel lembo di terra così caratteristico e fiero.
Il Celtic di Glasgow e l’epopea del condottiero Jock Stein, in quegli anni ’60 sinonimo di cambiamento calcistico e di frontiere spostate verso il nord. Comincia così, su quel terreno pieno di gloria chiamato Celtic Park, l’irripetibile parabola di un fenomeno silenzioso e tenace.
Kenneth Mathieson Dalglish, per tutti Kenny.
Lavoro difficile elencarne le vittorie, scelta azzardata paragonarlo ad altri campioni del suo tempo. Perché quel Sir con i capelli biondi ha finito per conquistare l’amore incondizionato dei “nemici” inglesi mantenendo, però, il suo proverbiale attaccamento a quella nazionale guidata durante tre mondiali.
Bob Paisley, l’artefice del Liverpool predatore d’Europa, lo aveva voluto nel tempio di Anfield per sostituire un ragazzetto prodigio dai capelli ricci, tale Kevin Keegan.
Scelta azzeccata. Non avrebbe fatto rimpiangere il Pallone d’Oro di Sua Maestà, in tredici anni vissuti tra trionfi e cadute.
La Coppa dei Campioni del 1984 forse la più bella, perché ottenuta contro una sfortunatissima Roma, schiacciata dalla pressione del suo stadio. Quella del 1985 la più triste, perché macchiata dalla tragedia. E poi i tre Mondiali con il blu della sua Scozia; tornei vissuti da protagonista, spesso accanto a Joe Jordan, “squalo” milanista dal colpo di testa preciso e dalla dentatura minacciosa.
Infine la leggenda anche dalla panchina, come giocatore – allenatore.
Diventerà il più vincente tra i vincenti, seguito da un altro scozzese che amava la gomma da masticare. Giusto per non dire che il calcio lo hanno inventato gli inglesi.