GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“Il fascino del fuoriclasse ha attirato davanti alla TV cinque milioni di spettatori”
Il 1986 era stato l’anno di consacrazione di un dio del calcio argentino. Il 1987 quello della conferma dello stesso, con uno Scudetto storico e richiesto a voce alta da un popolo intero.
Il Gennaio di quell’annata, però, era servito per rimarcare il fatto che, aldilà dell’oceano, sponda brasiliana, un altro numero dieci dal grande passato era ancora meritevole di attenzione e ribalta.
Il Mundialito Senior era l’occasione perfetta per far rivedere, sui caratteristici campi verdeoro, vecchie glorie del passato, intente a sfidarsi senza remore e senza fronzoli. Una manifestazione ribattezzata, ufficiosamente, Coppa Pelé in onore di O Rei, il più grande, l’unico, l’inimitabile.
A quel torneo erano state invitate Argentina, Italia, Uruguay e Germania, oltre naturalmente ai padroni di casa del Brasile. Sfide incrociate e finale decisiva tra le prime due classificate.
La prima partita, quella di apertura, si giocò il 4 Gennaio del 1987. Brasile contro Italia, Facchetti e Albertosi contro Pelé e Rivelino. Atmosfera e calore del pubblico molto sullo stile di Messico ’70, con le compagine schierate come nell’Azteca e le bande a suonare i rispettivi inni.
Finì 3-0 per il Brasile e, quella, fu l’ultima partita della competizione di un Pelé ormai 46 enne, acciaccato e poco allenato, ma sempre lesto a sfruttare ogni opportunità sotto porta. Per informazioni chiedere a Maldera, autore di un intervento di testa ad anticipare il tuffo da dietro dell’incredibile fuoriclasse sudamericano.
Quella manifestazione, la prima di una lunga serie riproposta negli anni anche con altre denominazioni, venne trasmessa in differita da Italia 1 e vide la vittoria finale dell’Argentina di Brindisi in finale proprio contro i verdeoro.