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La Cremonese e il “Mondo”: il ricordo di Clara Mondonico

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Di seguito uno stralcio dell’intervista a Clara Mondonico, figlia dell’indimenticato Emiliano, rilasciata a ‘L’Eco di Bergamo’.

“Cremona è il posto in cui papa andò da bambino, contro il volere di mia nonna perché in quegli anni non si poteva pensare di vivere di pallone. Per vivere dovevi avere un lavoro, se vivevi giocando a calcio eri un lazzarone”.

“[…] La Cremonese era una squadra professionistica, ma a conduzione familiare. C’era una segretaria, un dottore, gli uffici erano dentro lo Zini… un corridoio lunghissimo con uno stanzone enorme dove alla fine lavorava questa segretaria con la sua macchina per scrivere e un telefono, fine. Questa era la Cremonese di mio papà […] Carla era la custode, e aveva l’appartamento dentro lo stadio. Il marito aggiustava le scarpe dei calciatori, Carla lavava le maglie. È rimasta lì, anche grazie a una battaglia fatta da mio papà quando la volevano mandare via dalla sua casa nello stadio, finché ha vissuto”.

Il Mondonico calciatore: “Raccontava spesso che lui stesso, da allenatore, non si sarebbe fatto giocare…”

Su Gianluca Vialli: ” A Cremona si sfidavano a fine allenamento. Dribbling, tiri, uno contro uno. E nelle partitelle, che giocava anche il papà, si sfidavano a chi portava a casa più rigori, ovviamente simulando. Il papà è stato importante per Gianluca. Non posso dire che l’ha scoperto, perché i campioni non si scoprono. Però l’ha fatto giocare, l’ha fatto esplodere. E si è cementato un rapporto che è proseguito anche dopo. Anche quando Gianluca era alla Juve e il papà allenava il Toro: si incontravano, si parlavano, c’era un legame che andava molto oltre il campo.

Gianluca è sempre stato uno dei suoi “bambin”, e ancora oggi, me l’ha detto anche pochi giorni fa a Cremona, non può dimenticarlo”.

Poi sul rapporto speciale con la tifoseria: La mia prima biciclettina me l’hanno regalata loro, gli ultrà della Cremonese che ogni anno vengono a Rivolta il 23 dicembre per festeggiare il Natale insieme a noi, come si fa in famiglia”.

L’Eco di Bergamo – Robero Belingheri

(foto associazionemondonico.it)

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