Storie di Calcio

La Grande Guerra e il calcio genovese – Seconda Parte

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati) – In occasione della ricorrenza dell’intervento italiano nella Prima Guerra Mondiale, avvenuto il 24 maggio del 1915, abbiamo pubblicato ieri la prima parte di un resoconto che tratteggia le conseguenze di questo tragico evento sulla realtà del calcio nella capitale della Liguria. L’articolo è principalmente incentrato su dirigenti, allenatori e giocatori di Genoa e Andrea Doria, ma ci sono anche alcuni brevi riferimenti a sportivi di altri club. Di seguito la seconda e ultima parte. Buona lettura

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Esiste una foto dell’Andrea Doria, scattata nella stagione 1914-1915 in cui è riconoscibile questo giocatore. La formazione completa della squadra genovese è la seguente: Griffini, Schnitzer, Terrile, Luigi Burlando, De Marchi, Fava, Capris, Ghiglione, Casalino, Delfino. E, a giudicare dagli edifici sullo sfondo e dal profilo delle montagne, la foto dovrebbe essere stata fatta nel campo della Caienna: il vecchio campo dell’Andrea Doria, adiacente al carcere di Marassi, rimasto agibile fino a metà degli anni Venti.

Foto pubblicata sul libro “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, su gentile concessione della Nuova Editrice Genovese.

Poi c’è il caso di Luigi Ferraris, nato a Saluzzo, in provincia di Cuneo il 18 novembre 1887 (secondo altre fonti sarebbe nato a Firenze), morto sul Monte Maggio, in provincia di Trento, il 23 agosto 1915.

Ferraris è stato un ingegnere e militare italiano caduto nella Prima Guerra Mondiale e insignito della medaglia d’argento al valore. Negli anni precedenti allo scoppio della guerra, aveva partecipato, appena ventenne, ad alcune amichevoli del Genoa, a partire dal 1907. Poi, nei campionati 1909-1910 e 1910-1911 fu integrato regolarmente nella rosa della squadra rossoblù.

Comunque, prima ancora di esordire con la prima squadra, Ferraris aveva cominciato a frequentare i campi di allenamento dei rossoblù già da ragazzo. In una foto di inizio secolo, lo si può per esempio vedere, allora sedicenne o diciassettenne, vicino ad Etienne Bugnion, campione del Genoa di quel periodo e fondatore della squadra di calcio del Montriond-Losanna, e in un’altra foto ancora lo si vede al centro della squadra giovanile del club genovese.

Centromediano del Genoa, e Ingegnere alle Officine Elettriche Genovesi (OEG), Ferraris morì nella Prima Guerra Mondiale a causa di un proiettile che lo uccise all’istante. Il primo gennaio del 1933, in occasione della ristrutturazione fatta in funzione  dei  mondiali del  ’34, e della relativa  inaugurazione ufficiale, lo  stadio comunale di Genova è stato intitolato alla sua memoria.

Infine, tra i caduti, va ricordato anche Claudio Casanova, giocatore del Genoa, nato a Cornigliano Ligure, il 21 ottobre 1895 e deceduto a Genova il 20 aprile 1916. Questo atleta era conosciuto anche come Casanova II, perché fratello minore di Giuseppe, portiere della Libertas Cornigliano.

Con il club rossoblù vinse il titolo nazionale nella stagione 1914-1915, ma come ricorda il mio amico Aldo Padovano (autore di una bella prefazione alla prima edizione dei miei Racconti del Grifo), Casanova non lo venne mai a sapere, poiché morì a Genova nel 1916, a causa delle ferite riportate sul fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Mentre il titolo nazionale per la stagione 1914-1915 fu assegnato al Genoa solo a conflitto finito.

Nella carriera di Casanova figura anche una presenza in nazionale, in occasione di un match a Berna contro la Svizzera, giocato nel maggio del 1914. Partita di cui è rimasta documentazione fotografica.

La nazionale italiana a Berna, nel 1914. William Garbutt  il primo a sinistra e Casanova il terzo, mentre De Vecchi è il quarto da destra (primo da destra in tenuta da calciatore – Collezione privata Paul Edgerton)

Nella foto in questione, si può infatti vedere Casanova non lontano da William Garbutt (che faceva parte dello staff  tecnico della nazionale italiana) mentre al lato opposto si può distinguere Renzo De Vecchi. Anch’essi furono soldati durante la Prima Guerra Mondiale (ovviamente il primo nell’esercito inglese e il secondo in quello italiano). Garbutt e De Vecchi (e con loro Barbieri e Burlando), come ho già avuto modo di ricordare, riuscirono a rientrare vivi dalla guerra e a riprendere la loro attività di grandi sportivi.

Arruolato nel luglio del 1915, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno del 1916 William Garbutt fu inviato sul fronte occidentale. In una lettera scritta in quei giorni diceva: “Nell’eventualità  della mia morte, lascio tutte le mie proprietà e i miei effetti personali a mia moglie, Anna Garbutt”.

William Garbutt con l’uniforme della novantanovesima Batteria della Royal Field Artillery. Fonte: collezione privata del caro amico Paul Edgerton, biografo di William Garbutt e autore di un bellissimo libro sul primo Mister del football italiano.

Nel 1917 fu promosso ufficiale e nell’aprile del 1918 fu ferito ad una gamba, a seguito di un attacco dell’artiglieria tedesca, ma fortunatamente in modo non grave. Pochi mesi dopo, a guerra finita, Garbutt fu in grado di tornare a casa.

Ciò detto, mi concedo una piccola annotazione privata per segnalare che questa breve ricostruzione dell’esperienze di guerra del “Mister” inglese mi è stata possibile grazie alla lettura del libro dell’amico Paul Edgerton, “William Garbutt, il Padre del Calcio Italiano”.

A questo punto, siamo quasi in dirittura d’arrivo e non ci resta che rievocare brevemente le esperienze da soldato di tre leggendari calciatori del Genoa: Renzo De Vecchi, Ottavio Barbieri e Luigi  Burlando.

De Vecchi fu chiamato alle armi ma venne assegnato ai servizi di collegamento in moto, con la funzione di passeggero nei sidecar. Barbieri, “ragazzo del ‘99” fece il suo esordio nel Genoa proprio nel periodo successivo al rientro dal fronte. Luigi Burlando, altro “ragazzo del ‘99”, fu invece inviato come artigliere sul Piave.

Infine, voglio ricordare una figura appartenente alla storia del Genoa che, per certi aspetti, potrebbe essere definita poliedrica e, sicuramente, molto particolare.

Parlo di Giuseppe Castruccio, socio del Genoa che contava qualche presenza in prima squadra e che partecipò alla Prima Guerra Mondiale, come pilota di dirigibile. Di lui si narrano imprese temerarie. In seguito intraprese la carriera di diplomatico e nel corso della Seconda Guerra Mondiale partecipò al salvataggio di alcune centinaia di ebrei.

Sede del Genoa, 1976. Giuseppe Castruccio è il terzo da sinistra. Nel dettaglio, da sinistra vediamo: Vittorio Sardelli, Giovanni De Prà, Giuseppe Castruccio, Ghiorzi (dirigente del Genoa degli ultimi scudetti) Daniele Moruzzi, Edilio Pesce (giornalista e storico del Genoa), Riccardo Carapellese e Mario Genta. Fonte: Archivio Nuova Editrice Genovese.

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