La maglia azzurra: storia di un amore - Gli Eroi del Calcio
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La maglia azzurra: storia di un amore

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L’amore per la maglia azzurra

L’amore per una persona, la passione per una cosa, tutto quello che coinvolge un sentimento ha bisogno di un punto fisso su cui focalizzare l’attenzione, un punto che sia attrattivo, soprattutto identificativo.

Tralasciando i sentimenti tra le persone, che poi toccano corde ancora più profonde e nascoste, molteplici sono i fattori che ci legano a quello che abbiamo intorno: l’amore per la lettura, la passione per il cinema, tutto quello che ci fa dedicare un poco del nostro tempo libero.

Tanti sono anche gli elementi che possono farci appassionare ad una determinata disciplina sportiva: i motori per il brivido della velocità, il ciclismo per il piacere della fatica, gli sport di squadra per il processo identificativo verso quelli che nei momenti della gara ergiamo a nostri rappresentanti, a nostri paladini.

Nello sport tutto questo viene definito con il processo di identificazione: una traslazione quasi fisica tra il tifoso e l’atleta protagonista in campo. 

Nella competizione questi non sta gareggiando solo per sé stesso, ma anche per le decine, o centinaia, o migliaia, di appassionati-tifosi che gareggiano insieme a lui, insieme a lui provano la gioia per la vittoria o l’amarezza della sconfitta.

È l’identificazione, la simbiosi, che si instaura tra tifoso e sportivo, questa, nel calcio, avviene in genere attraverso i colori della squadra.

Sono quelli che costituiscono il cordone ombelicale con il tifoso, molto più del campione che può indossarli, perché nel corso degli anni il campione passa, per conclusione di carriera o perché va a giocare da altra parte, ma la squadra, con i suoi colori identificativi, resta.

Non è un caso, infatti, che l’abbigliamento ideale di chi va allo stadio è quello di indossare la maglia della squadra del cuore, portare addosso i colori con cui è dipinta l’anima, e se non è una maglia, sarà un cappello, una sciarpa, una bandiera.

Proprio la maglia è l’indumento più iconico per un tifoso, e se ce n’è una che fa battere all’unisono milioni di cuori, questa è la maglia azzurra della nostra Nazionale.

Azzurra come il cielo, azzurra come il mare, caratteristiche principali della nostra Penisola, ma la genesi di questo colore l’hanno visto non essere sempre lo stesso.

Era il 15 maggio del 1910 quando all’”Arena” di Milano per la prima volta una selezione di giocatori italiani affrontò una nazionale straniera, la Francia.

Il risultato fu incoraggiante, una squillante vittoria per sei a due, ma la squadra non aveva ancora un suo colore definito.

In campo, infatti, i calciatori scesero con un’anonima camicia bianca, che molte congetture ha evocato, come quello di onorare la squadra più forte di quel periodo, la Pro Vercelli, in realtà in attrito con la Federazione, ma la realtà fu quella di aver indossato un colore neutro perché non si era ancora deciso altrimenti.

Il debutto ufficiale dell’azzurro, che diventa così il colore definitivo della nostra Nazionale, avvenne in occasione dell’incontro, sempre all’”Arena” di Milano, in programma contro l’Ungheria il 6 gennaio del 1911.

“Siamo informati che la squadra nazionale avrà finalmente una sua propria divisa: una maglia di colore blu marinaro con sul petto uno scudo racchiudente i colori italiani”, riporterà il Corriere della Sera del 31 dicembre del 1910.

Non era il “solito”azzurro che si poteva aspettare, mutuato in maniera poetica, e come in ogni caso ci piace pensare, dal colore del nostro cielo, o mare come riportato nell’articolo, ma per un omaggio monarchico, perché appunto si trattava del blu Savoia, colore della casa regnante dal 1861 al 1946 e divenuto colore dell’unità d’Italia, con cucita sul lato sinistro una croce bianca in campo rosso, la croce sabauda.

Il calcio aveva fatto da apripista, poi dal 1932, in occasione della X Olimpiade, l’azzurro sarebbe diventato il colore di tutte le rappresentative sportive nazionali, ma quella è un’altra storia.

Come è storia il fatto che questo colore non sempre ha rappresentato l’Italia, avendo un forte potere simbolico questa maglia ha visto scorrere su sé stessa la Storia.

La prima sostanziale modifica avvenne con l’avvento del fascismo.

Il regime fascistizzò tutto, non sfuggirono le maglie della Nazionale di calcio che rappresentavano quell’Italia che il regime stesso usava come formidabile veicolo di propaganda di sé stesso.

Lo scudo sabaudo si vide affiancare un fascio littorio, in svariate occasioni l’azzurro fu sostituito dal nero, un sinistro presagio di quello che sarebbe accaduto, con tale colore furono vinti i Giochi Olimpici di Berlino del 1936, fu disputata qualche gara del mondiale, pur vittorioso, del 1938, tra cui il quarto di finale contro i padroni di casa della Francia, iniziato tra i fischi dei tanti fuorusciti italiani che avevano riparato nell’Esagono, finito tra gli applausi per il bel gioco messo in mostra dagli Azzurri, in maglia nera.

maglia italia nera

Spenti gli echi della terribile guerra, la vita ritornava lentamente alla normalità, la maglia della Nazionale riacquistò definitivamente il suo colore, scudo sabaudo e fascio littorio furono sostituiti dal tricolore con la scritta “Italia”, ma presto diventarono ricordi le vittorie.

Pur con i tanti campioni che l’hanno indossata nel corso degli anni, quella maglia ha dovuto subire qualche amara sconfitta, come quella in Cile nel 1962, condita dai pugni, o quella contro i “ridolini” della Corea del Nord in Inghilterra nel 1966.

Mai ci ha abbandonato l’orgoglio, che sarebbe ritornato con la vittoria del campionato Europeo del 1968 o il secondo posto mondiale dietro solo al Brasile di Pelé a Mexico 1970.

Il ricordo, dolce, struggente e vincente, perché vissuto, di Spagna 1982, poi il trionfo anche nel 2006 e la vittoria di Euro 2020, per un colore che non è più cambiato, essendo mutato solo lo scudetto sul petto, che si è visto arricchire delle stelle simbolo delle vittorie mondiali. 

Ora il colore azzurro, rinvigoritosi dopo la vittoria dell’Europeo, si è di nuovo sbiadito per la mancata qualificazione, la seconda consecutiva, alla fase finale di un mondiale.

Una delusione enorme, che però non muta, e non muterà mai, l’amore per la maglia azzurra.

Un amore e un colore che portiamo tatuati nell’anima.

GLIEROIDELCALCIO.COM (Raffaele Ciccarelli)

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allenatore di calcio professionista, si dedica agli studi sullo sport, il calcio in particolare, dividendo tale attività con quella di dirigente e allenatore. Giornalista pubblicista, socio Ussi e Aips, è membro della Società Italiana di Storia dello Sport (Siss), dell’European Committee for Sports History (Cesh), dell’Associazione dei Cronisti e Storici dello Sport (La-CRO.S.S.). Relatore a numerosi convegni, oltre a vari saggi, ha pubblicato: 80 voglia di vincere – Storia dei Mondiali di Calcio (2010); La Vita al 90° (2011), una raccolta di racconti calcistici; Più difficile di un Mondiale – Storia degli Europei di Calcio (2012); Il Destino in un Pallone (2014), una seconda raccolta di racconti calcistici; Lasciamoli giocare-Idee per un buon calcio giovanile (Edizioni del Sud, Napoli 2016). Per GliEroidelCalcio in convenzione S.I.S.S.

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