Italia – Austria del 1922 raccontata, con sapienza storica, da Il fatto Quotidiano. Vi proponiamo un estratto dell’articolo.
Gli ospiti sono i primi ad uscire dagli spogliatoi. Si incolonnano in fila indiana, poi avanzano lentamente verso il campo. Un passo dopo l’altro, un sospiro dietro l’altro. Con i tacchetti che picchiano forte contro il pavimento e la testa che prova a immaginare quello che li aspetta lì fuori. Fischi che piovono giù dalle tribune. E una grandinata di insulti in una lingua straniera. Gli uomini in maglia bianca calpestano l’erba verde del Velodromo Sempione e alzano la testa verso le gradinate. È allora che quel suono si conficca nelle loro orecchie. […] Gli organizzatori trovano una soluzione creativa: due file di sedie numerate vengono poste sul prato. Ci sono giornalisti e sportivi. Ma anche politici, come gli onorevoli Benni e Zaniboni. Intorno alle 13.30 vengono chiusi i cancelli. Solo che cinque Azzurri sono in ritardo. Non si sono ancora presentati. E farli entrare risulta piuttosto laborioso. Così quando alle 14 l’Austria scende in campo dell’Italia non c’è neanche l’ombra. Gli uomini in maglia bianca e calzoncini neri continuano il riscaldamento. Si passano la palla, provano qualche tiro in porta. Poi dopo un quarto d’ora ecco che gli azzurri si affacciano dal tunnel. Il Velodromo deflagra in un altro applauso. Ancora più intenso, ancora più lungo. I capitani delle due squadre si scambiano sorrisi, mazzi di fiori e gagliardetti, si stringono la mano. Il primo tempo finisce 2-1 per l’Italia. Segna Moscardini, poi Santamaria annulla l’autorete di DeVecchi. Nella ripresa gli azzurri allungano grazie a un altro gol di Moscardini. È fatta. La Nazionale è riuscita a battere una delle squadre più forti del mondo. O almeno così sembra. Al 65’ Kock accorcia le distanze, poi dieci minuti più tardi Fischera inchioda il risultato sul 3-3. Stavolta non ci sono né vincitori né vinti. Le tribune del Velodromo si ammutoliscono improvvisamente. È come se chiedessero alle due squadre di continuare a giocare. Poi un tifoso si alza e imbocca l’uscita. Gli altri lo seguono. Uno dopo l’altro. Senza fretta. Si portano dietro l’amarezza per un successo sfumato.
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(ILFATTOQUOTIDIANO.IT di Andrea Romano)