La storia dei "Tigrotti" della Pro Patria - Parte prima - Gli Eroi del Calcio
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Storie di Calcio

La storia dei “Tigrotti” della Pro Patria – Parte prima

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Perseguendo il nostro obiettivo di divulgare la storia del calcio del nostro paese, vi proponiamo oggi il racconto, in pillole, della storia di una squadra di calcio dal nome fortemente evocativo: la Pro Patria. Il racconto ci viene “offerto” dalla collaborazione diretta con il Pro Patria Museum e il suo ideatore Andrea Fazzari: due puntate per assaporare la storia dei Tigrotti.

Buona lettura.

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Dalla fondazione al 1939

C’era una volta, cento anni fa, una società di nome Aurora. Il suo capitano, Piero Guidali, tornato dalla Guerra, convoca i rappresentanti delle altre società cittadine (Victoria, Unione Sport e Juventus Sport Busto) per un’assemblea presso il Caffè Brugioli di Busto Arsizio.

Nonostante fossimo tutti ragazzi di valore e coraggio già prima della Guerra, sparsi in tante, troppe formazioni o società, non fummo in grado di costituire una grande squadra, che potesse rappresentare con onore il nome di Remigio Bossi, uno dei padri fondatori della Pro Patria Busto. Adesso che siamo reduci dalla Guerra, il cercare di rimettere in piedi preesistenti società sarebbe un’autentica follia. Perciò, visto che si deve ricominciare daccapo, io dico di unirci tutti quanti in una sola grande società, capace di difendere degnamente il nome e il prestigio di Busto Arsizio”.

1919

Così, il 28 Febbraio 1919, da una schiera di giocatori non professionisti, la maggior parte dei quali lavorava nelle fabbriche bustocche, nasce la Pro Patria et Libertate, che il 1° Dicembre 1919 fa il suo esordio ufficiale nel campionato di Prima Categoria 1919-1920, tra le mura amiche dello stadio di via Valle Olona.

Dopo qualche anno in Seconda Divisione Nord, nel 1927 la Pro Patria et Libertate torna in Prima Divisione, la massima serie dell’epoca, e due anni dopo si qualifica per il primo campionato di Serie A della storia, quello del 1929-1930. Indimenticabili il 7-0 contro l’Atalanta Bergamasca e il 2-3 in casa del Torino con doppietta di Carlo Reguzzoni.

Il ceco Andras Kuttik in quegli anni è il primo allenatore/giocatore.

Un decennio indimenticabile, guidato dal presidente Carlo Marcora che, suo malgrado, nel 1930 deve vendere Reguzzoni al Bologna per 80mila lire, così da sistemare il bilancio della società.

Nel 1931 il Partito Nazionale Fascista impone come nuovo presidente Luigi Cozzi, imprenditore tessile del territorio, che però deve presto lasciare la presidenza a causa della crisi del cotone.

Un’altra crisi, quella economica, impedisce alla società di investire per tesserare nuovi calciatori. Nel 1933 è inevitabile la retrocessione in serie B.

Negli anni successivi, la situazione non migliora, anzi: nel 1934-35 arriva anche la retrocessione in serie C.

Per cercare di risollevare le sorti della squadra, interviene il presidente della Ginnastica Pro Patria, Francesco Castiglioni, a ricoprire la carica di commissario e, successivamente, quella di presidente.

La svolta, però, avviene nel 1938, con l’arrivo di Giovanni Calcaterra. Leggendarie le stagioni della rinascita, impreziosite dalle parate di Guido Visco, per non dire delle giocate di Gino Merlo e di Alfonso Borra, dei due Turconi, Angelo e Antonio, e tanti ancora.

Dal 1940 al 1959 

Il 22 Giugno 1941 la squadra affronta un viaggio di tre giorni per raggiungere Siracusa su un treno di terza classe con sedili di legno: in palio c’è la promozione in serie B, conquistata grazie al 2-3 in Sicilia e all’1- 0 a Busto Arsizio.

L’anno successivo si punta già alla Serie A, ma l’obiettivo viene solo sfiorato, e il 25 Luglio 1943 il CONI sospende ufficialmente ogni attività agonistica a causa della Guerra.

Il 1° Gennaio 1944 il calcio riparte. La Pro Patria è senza dirigenza, ma Reguzzoni, dimostrando tutto il proprio amore per i colori biancoblu, torna a Busto Arsizio gratis, e crea una cooperativa di giocatori, donando gli utili di gestione al Commissario Straordinario Carlo Azzimonti.

Nel 1946-47 la Pro Patria torna in serie A sotto la presidenza di Antonio Formenti, e È il 4 Luglio 1948, grazie alla doppietta di Turconi e ai gol di Pozzi e Antoniotti, rifila uno storico 0-4 alla Juventus.

Il nuovo presidente, Peppino Cerana, ha l’ambizione di costruire una grande squadra, che possa competere con le migliori: mantiene i nomi di spicco della rosa biancoblu e ingaggia l’asso ungherese Laslo Kubala, che, pur allenandosi a Busto, per motivi burocratici non può venire tesserato, e negli anni seguenti vola a fare le fortune del Barcellona.

Kubala e Cerana

Sono anni gloriosi anche per Turconi e Cavigioli, che vengono convocati per le Olimpiadi di Londra 1948. Altri due campioni fanno la storia di questo decennio: la coppia di bomber Antoniotti e Candiani.

Nel 1953, vicende extracalcistiche condizionano il cammino della compagine biancoblu; retrocessa in serie B. Ma è una parentesi di una sola stagione, perché il 6 Giugno 1954 una doppietta di Mannucci nello spareggio promozione a Roma contro il Cagliari, riporta subito la Pro Patria nell’Olimpo della Serie A.

Dopo le montagne russe, di una nuova retrocessione con immediata risalita grazie a un fortunato ripescaggio legato allo scandalo scommesse che coinvolge Udinese e Catania, l’ultimo campionato di serie A risale alla stagione 1955-56, con la Pro Patria ultima in classifica e ancora in B; poi il doppio salto indietro, addirittura in Serie C, dove si soffre per uscire dalle sabbie mobili.

La fine degli Anni 50 porta l’avvento alla presidenza di Enrico Candiani, ovvero la bustocchità prima di tutto; il Settore Giovanile diventa palestra per giocatori creati in casa a regola d’arte, come Taglioretti, Amadeo, Calloni, Colombo e Borsani. Primo posto e una promozione da favola, con 1000 tifosi biancoblu in spedizione a Bolzano per la partita più importante che riporta la Pro Patria in serie B.

Continua …

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Il museo dedicato alla Pro Patria, inaugurato il 26 ottobre 2014, nasce da un’idea di Andrea Fazzari. Iniziò così nel tempo una ricerca dei cimeli dei "tigrotti" e l’iniziativa incontrò l’entusiastica approvazione dei club organizzati quali il Pro Patria Club, Il Tigrotto e il sito Bustocco nonché quella dei singoli tifosi biancoblu che hanno donato nel tempo i propri oggetti al nascente museo. Grazie all’intervento di Alberto Armiraglio (all’epoca Assessore allo Sport del Comune di Busto Arsizio) venne identificata in una sala dello stadio Carlo Speroni il sito più adatto alla mostra. Il museo è stato diviso è diviso per aree tematiche: la “biglietteria”, dove sono raccolti locandine, manifesti, biglietti e magazine da stadio; lo “spogliatoio”, in cui sono esposte le gloriose maglie a strisce biancoblu; sezione “campo” si evocano e si passano in rassegna i successi biancoblu. All’esterno del museo è stata posizionata un’opera di street art degli Urban Solid, artisti di fama internazionale e originari di Busto, nonché la famosa frase di Bruno Roghi che battezzava “Tigrotti” i giocatori biancoblu.

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