GLIEROIDELCALCIO.COM (Danilo Comino) – In questo articolo mi occupo del quadro Domenico Maria Durante campione di calcio et pittore, che è stato esposto nel 2019 alla mostra L’arte del gol di Reggio Emilia con una datazione al 1926. È un’opera d’arte che si distingue da quelle analizzate in precedenza perché si deve alla fantasia di un ex calciatore (un ex portiere della Juventus per la precisione) e, in particolare, perché è un autoritratto: per quel che ne so, è il più antico autoritratto di un giocatore di calcio dell’arte italiana (e forse non solo). A queste peculiarità va aggiunto che Domenico Maria Durante campione di calcio et pittore è un dipinto misterioso, che pone diversi interrogativi a cui cercherò di rispondere qui di seguito. Prima, però, riporto qualche notizia sul suo autore.
Domenico Maria Durante, Domenico Maria Durante campione di calcio et pittore, 1926 (?). Torino, collezione privata
Domenico Maria Durante (Murazzano 17/12/1879 – Canale d’Alba 20/10/1944) fu il primo portiere della storia della Juventus. Soprannominato “Durantin”, difese la porta juventina dal 1900 – anno in cui il club torinese si iscrisse per la prima volta al campionato italiano – al 1908, quando abbandonò il calcio giocato (tuttavia, ritornò a indossare la maglia bianconera nel torneo del 1911 in un’unica partita, un derby perso 2 a 1 col Torino). “Durantin” era un tipo originale, che un ex compagno di squadra descrisse così: “Era un mattacchione, ce l’aveva sempre con l’arbitro, era tracagnotto, con i baffi, aveva certi occhiacci con i quali si accorgeva di tutto. Il regolamento suo era speciale, quando non gli andava una decisione del referee, si girava verso il pubblico, sventolava il berretto ed urlava: mi appello al popolo!” (Vladimiro Caminiti, Juventus 70, 1967). Con la Juventus Durante disputò tre finali di campionato e vinse il torneo del 1905, cosa che fa di lui il primo pittore campione d’Italia della storia del nostro calcio (e della nostra arte). In questa foto del 1906 Durante è il primo in basso a sinistra: come si può vedere, a quei tempi i portieri non indossavano ancora una divisa diversa da quella degli altri giocatori.
Una formazione della Juventus della stagione 1906. Durante è il primo in basso a sinistra
Anche dopo il suo definitivo ritiro del 1911 Durante continuò a far parte del club juventino e nemmeno in posizione defilata; lo ritroviamo, infatti, con la qualifica di “professore” tra i membri della commissione di accettazione nell’assemblea che, il 24 luglio 1923, elesse Edoardo Agnelli a presidente del club (Renato Tavella, Il romanzo della grande Juventus, 2020, p. 58).
Sul “professore” Durante ho già pubblicato un articolo a cui rimando; qui mi limito a ricordare che, terminati gli studi all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, avviò una brillante carriera artistica che lo vide diventare un pittore di successo, apprezzato negli ambienti più altolocati. Le sue opere ornavano le collezioni di importanti personaggi – come il fondatore della FIAT Giovanni Agnelli o il re d’Italia Vittorio Emanuele III – tanto in Italia come all’estero. Per i suoi meriti artistici, nel 1921, fu nominato socio onorario dell’Accademia Albertina di Belle Arti.
Veniamo finalmente al ritratto. Partiamo col dire che risale a un’epoca che, nelle arti figurative, vide un “ritorno all’ordine” dopo le sperimentazioni avanguardistiche anteriori alla Prima Guerra Mondiale. In realtà, Durante dall’ordine non si era mai allontanato giacché rimase sempre fedele a una pittura accademica aliena a ogni influenza dell’arte d’avanguardia, ispirata a maestri del Quattrocento italiano come Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Domenico Ghirlandaio, ecc. Domenico Maria Durante campione di calcio et pittore è dipinto su tavola come le opere dei maestri su citati. Inoltre, rifacendosi ai ritratti quattrocenteschi di Bellini, Durante si raffigurò a mezzo busto di tre quarti su uno sfondo paesaggistico, ma lo fece con la maglia della Juventus; in basso specificò di essere “campione di calcio” e, in seconda battuta, pittore. Un autoritratto di un calciatore in stile rinascimentale: che cos’è, uno scherzo? Lo sguardo di Durante pare ben poco propenso alle burle e ci fa intuire a cosa si riferisse il suo ex compagno di squadra quando parlava di “certi occhiacci”. E allora qual è il senso di questo quadro sospeso tra modernità e tradizione? Una possibile interpretazione potrebbe essere la seguente. Già da anni in Italia si cercava di far passare l’idea che il football derivasse dall’antico calcio fiorentino, le cui prime testimonianze documentarie risalgono alla seconda metà del secolo XV, l’epoca dei maestri tanto ammirati da Durante; l’autoritratto in stile quattrocentesco potrebbe quindi essere un modo per visualizzare questa interpretazione tutta italiana delle origini del football.
Tuttavia, ciò che più balza all’occhio nel quadro è il singolare stemma tricolore sulla maglia di Durante, un dettaglio che richiede una breve digressione sulla storia dello scudetto, che per noi oggi è il simbolo dei campioni d’Italia. Lo scudetto fece la sua prima comparsa nella storia del calcio italiano l’8 febbraio 1920 in una partita giocata a Fiume tra una selezione locale e una rappresentativa dei legionari di Gabriele D’Annunzio, che indossarono una maglia azzurra come quella della nazionale italiana, ma con un inedito scudetto tricolore.
La rappresentativa dei legionari di Gabriele D’Annunzio nella partita giocata a Fiume l’8 febbraio 1920
Si ricordi che il 19 settembre 1919, in reazione alla mancata soddisfazione delle richieste territoriali italiane alla Conferenza di Pace di Parigi, D’Annunzio, alla testa di una milizia non ufficiale, aveva occupato Fiume (allora in maggioranza italiana) chiedendone l’annessione all’Italia. In seguito al Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920, il Regno d’Italia costrinse D’Annunzio e i suoi ad abbandonare la città, che sarebbe diventata lo Stato Libero di Fiume. D’Annunzio divenne un eroe per i nazionalisti italiani e un personaggio piuttosto ingombrante per il fascismo, che a parole lo ammirava, ma in realtà cercava di tenerlo a bada ricoprendolo di onori. Nel 1924, quando Mussolini era già al governo, Fiume fu annessa all’Italia grazie al Trattato di Roma del 27 gennaio; nell’agosto di quell’anno, forse per celebrare l’evento, la FIGC stabilì che i vincitori del campionato di calcio si sarebbero fregiati di uno scudetto analogo a quello dei legionari di D’Annunzio della partita del 1920.
Il primo club a esibire questo nuovo simbolo fu il Genoa nel 1924-25 e, dalle foto che sono riuscito a trovare, sembra che fosse simile a quello dei legionari fiumani.
Una formazione del Genoa della stagione 1924-25
Un primo significativo cambiamento nell’aspetto dello scudetto avvenne l’anno seguente, quando sull’esempio della bandiera del Regno d’Italia fu aggiunto lo stemma sabaudo come si vede in questa foto del 1925-26 di Angelo Schiavio del Bologna.
Angelo Schiavio del Bologna, stagione 1925-26
Ritroviamo lo stesso scudetto sulle maglie della Juventus del 1926-27 e del Torino del 1927-28 prima che il titolo fosse revocato ai granata a causa del “caso Allemandi”.
Giuseppe Torriani della Juventus, stagione 1926-27
Baloncieri, Libonatti e Rossetti del Torino, inizio della stagione 1927-28
Nel frattempo il regime fascista, con la Carta di Viareggio del 2 agosto 1926, aveva riformato il calcio italiano ponendolo sotto il proprio controllo; al vertice della FIGC fu nominato il podestà di Bologna Leandro Arpinati, fascista della prima ora e tifosissimo del Bologna. Nel 1928-29, sulla maglia del Torino nuovamente campione d’Italia (questa volta per davvero), lo scudetto fu affiancato da un fascio littorio sulla destra come si vede in questa foto del 1928-29 del portiere granata Vincenzo Bosia.
Vincenzo Bosia del Torino, stagione 1928-29
L’anno seguente il Bologna di Arpinati “raddoppiò”, nel senso che esibì uno scudetto con ben due fasci littori nella tournée sudamericana dell’estate del 1929. Del tutto originale fu lo scudetto dell’Ambrosiana del 1930-31, che tornò al fascio littorio unico sulla destra, ma invertì i colori dello stemma sabaudo trasformandolo così in quello della città di Milano. Forse in reazione a ciò, nel 1931-32 sulla maglia della Juventus campione d’Italia scomparve del tutto il tricolore, sostituito dallo stemma sabaudo sormontato dalla corona e affiancato dal fascio littorio: questo rimase lo scudetto dei campioni d’Italia fino al 1942-43.
Il Bologna nella tournée in Sud America del 25 luglio – 14 settembre 1929
Giuseppe Meazza dell’Ambrosiana-Inter, stagione 1930-31
Orsi, Vecchina e Munerati della Juventus, stagione 1931-32
Si noti che nessuno di questi scudetti assomiglia a quello dell’autoritratto di Durante. In primo luogo è diversa la forma: come si può vedere, gli scudetti degli anni Venti erano “scudi svizzeri” (con l’unica eccezione dello “scudo francese” del Torino del 1928-29), mentre nel quadro è raffigurato uno “scudo ovale”. Le differenze più importanti, tuttavia, sono nei contenuti: infatti, lo scudetto del dipinto è un tricolore con al centro il fascio littorio e, sopra, le lettere F.I.C. Non saprei dire quale sia il significato di uno stemma del genere, mi limito a far notare che pare un ibrido tra lo scudetto dei legionari di D’Annunzio – da cui riprende l’orientamento verticale del tricolore e l’assenza dello stemma sabaudo – e il distintivo dei Fasci Italiani di Combattimento, con cui condivide la forma ovale e la posizione centrale del fascio littorio. Ad ogni modo, una cosa pare certa: in questo autoritratto il pittore e “professore” Durante sembra dichiarare con orgoglio la sua appartenenza non solo alla storia del calcio italiano e della Juventus (con cui fu “campione di calcio” nel 1905), ma anche alla storia della forza politica allora al potere in Italia.
Distintivo dei Fasci Italiani di Combattimento (FIC). Fonte: MyMilitaria (https://www.mymilitaria.it/liste_04/pnf_grande.htm)
Storico dell’arte con la passione per il calcio e lo sport. Ha all’attivo diverse pubblicazioni sulla storia dell’arte. Nel suo blog www.artefootball.com si occupa di opere d’arte dedicate al calcio, al rugby e al football americano. È sempre disponibile per giocare a calcetto o a calcio con gli amici.