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Le partite finali dell’Italia ai Mondiali di Argentina ’78

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Le partite finali dell’Italia ai Mondiali di Argentina ’78

Tutti generalmente concordano che l’Italia ha giocato i mondiali d’Argentina benissimo e che moralmente è forse la vera vincitrice degli stessi. Tuttavia, è finita quarta, perdendo la partita decisiva contro l’Olanda, quella che avrebbe potuto condurre alla finalissima contro l’Argentina, se fosse stata vinta, e quella contro il Brasile, tenuta al fine di decidere la terza e la quarta classificata finale. La partita contro l’Olanda si giocava il 21 giugno 1978, quella contro il Brasile il successivo 24. Ambedue venivano perse per 2 a 1, dopo che l’Italia si era portata in vantaggio.

E i quattro gol sono frutto di tiri da lontano, con il secondo dell’olandese Haan all’incirca da 40 metri. Ma prima di vedere da vicino le due partite, sarebbe da riconsiderare il cammino complessivo degli azzurri sino al match, cruciale, contro l’Olanda. Prima di pervenire alla sfida contro gli orange, l’Italia ha disputato cinque intensi incontri, vincendone 4 e pareggiando il quarto in ordine cronologico, quello del 14 giugno contro la Germania Ovest.

Anche contro quest’ultima l’Italia domina, crea, ma la sfortuna, qualche errore sotto porta e qualche strepitosa parata del portiere germanico Maier ci vietano una sacrosanta vittoria. L’Italia, comunque, tutte le 5 partite le gioca bene e le domina, ma questo comporta un notevole dispendio di energie.

Già nella partita contro l’Austria, che precede di tre giorni l’incontro decisivo contro l’Olanda, l’Italia accusa stanchezza, tanto è vero che nella fase centrale l’Austria di fatto conduce le danze, anche se gli azzurri bene o male controllano senza eccessivi rischi.

Nella partita contro l’Olanda l’Italia passa in vantaggio a seguito di un’azione lungo l’asse Cabrini- Bettega- Rossi- Bettega, con tiro di quest’ultimo e deviazione olandese. Rossi potrebbe avere un’occasione per segnare, ma gli olandesi deviano. Poi due gol dei tulipani da fuori area ci condannano e Zoff viene assunto al banco degli imputati, volendo trovare un colpevole.

E nel proseguo del tempo, quando Bearzot sarebbe stato attaccato per le sue scelte intorno alla nazionale, una delle frecce usate nei suoi confronti era quella di rimproverarlo di continuare a convocare Zoff, ritenuto troppo vecchio da certa critica. L’Italia perse quella partita forse perché non era riuscita a smaltire la stanchezza precedentemente accumulata e forse perché non sufficientemente determinata mentalmente.

Non era da escludere un certo appagamento per quanto fatto. Per ciò che riguarda la partita del 24 giugno contro il Brasile, l’Italia non meritava di perdere, avendo giocato meglio degli avversari e avendo colpito una traversa con Causio e una con Bettega e un palo con Rossi.

E il gol che pareggiava il primo centro di Causio (dopo cross di Rossi) era quello di Nelinho: qualcosa di meraviglioso, in diagonale nel palo più lontano, millimetrico. Qualcosa che solo un brasiliano potrebbe sognare e pensare.

Quindi, qualcosa di eccezionale. Quanto al secondo, quello di Dirceu, lo stesso era frutto di un bel tiro scoccato da qualche metro fuori area di rigore. E anche in questo caso un diluvio di critiche nei confronti di Zoff. Per fortuna che il medesimo portiere e Bearzot avrebbero guardato innanzi, senza farsi impressionare.

Comunque, da questo mondiale argentino si poteva trarre che l’Italia aveva giocato il miglior calcio, parecchio propositivo e offensivo. La nazionale, quindi, non era da buttare via, semmai la si poteva migliorare con qualche singolo nuovo innesto, quando di bisogno.

Quanto alla stanchezza, Bearzot quattro anni dopo, memore di come era finita nel precedente torneo iridato, avrebbe agito in maniera opposta rispetto all’esperienza argentina: non avrebbe forzato nelle prime partite, per poi scatenarsi nelle ultime 4, quelle che contavano ai fini del successo finale.

GLIEROIDELCALCIO.COM (Francesco Zagami)

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