TUTTOSPORT.COM – Il quotidiano di Torino dedica un articolo ad un grandissimo calciatore che ha vestito in Italia la maglia Granata e quella del Pescara.
[…] Non un semplice calciatore, non un musicista: un fuoriclasse gentiluomo, umile ed elegante. Cresce come terzino destro nel Flamengo e sulla fascia non corre: fa come il canarino del ritornello, vola. È un autentico trascinatore, si contraddistingue immediatamente per le sue doti di leadership e ben presto diventa il capitano della formazione brasiliana, portandola a vincere la Libertadores e la Coppa Intercontinentale nel 1981. Nonostante non prediliga il mancino, si trasferisce dall’altra parte del campo. Non importa: laterale destro o sinistro è uguale. Leo Junior ha letteralmente due piedi, ha una visione spaventosa: è uno scienziato del gioco.
Ne viene poi descritto il suo arrivo in quello che è ancora “il campionato più bello del mondo” …
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“Le trattative per l’arrivo del terzino sono estenuanti: non tanto per le richieste economiche, quanto per quelle inaspettate sul ruolo da ricoprire in campo. Leo Junior ha ormai 30 anni e sa che per poter continuare a giocare fino a tarda età non può più correre su e giù per la fascia. Classe, testa e lungimiranza: Junior chiede, e ottiene, di agire da regista davanti alla difesa. Mai scelta fu più azzeccata: il Torino invece di ritrovarsi un terzino di qualità si ritrova un autentico fenomeno, che ricama ogni azione offensiva e che adempie alla perfezione ai compiti difensivi. Insieme a Beppe Dossena crea una coppia di centrocampo perfetta: elegante e fisica, concreta e tecnica. Sono i polmoni della squadra allenata da Gigi Radice. Il Torino non sarebbe una squadra da titolo, eppure in campionato vola trascinata dal brasiliano. Leo Junior è il tuttofare: calcia i rigori, le punizioni, gli angoli, inventa assist, segna, attacca e difende. I granata non hanno la rosa della Juventus, della Roma, dell’Inter o della Fiorentina, eppure tutti gli squadroni restano dietro. Per lo scudetto è un testa a testa emozionante con l’Hellas Verona, ma alla fine trionfa la squadra di Osvaldo Bagnoli: Leo si consola con il premio di miglior giocatore del campionato 1984-85. Per tutti i tifosi del Toro è “Papà Junior” per via della sua età non più giovanissima, di quel caratteristico baffo che lo invecchia un po’ di più e, soprattutto, perché quando c’è da trascinare la squadra, ci pensa lui. Resta in granata altre due stagioni, poi il rapporto con Radice si incrina e passa al Pescara prima di tornare al Flamengo. La sua avventura al Torino, in realtà, non finisce: torna nel 1991 e aggiunge al palmarès una MitropaCup”.
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