CALCIOMERCATO.COM (Alessandro Bassi) – Gli anni’30 per il Bologna di Arpad Weisz sono stati anni di grandi successi, sia nazionali che internazionali. Dopo aver vinto due Coppe dell’Europa Centrale e due scudetti consecutivi, nella tarda primavera del 1937 il Bologna viene invitato a partecipare al torneo dell’Esposizione internazionale di Parigi che viene ricordato come il primo torneo internazionale ufficiale al quale abbia mai partecipato una squadra professionistica inglese di First Division.
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… l’obiettivo degli organizzatori, cioè quello di favorire non solo scambi commerciali ma anche culturali al fine di creare ponti di pace lo sport, quale strumento di pace e fratellanza tra i popoli non poteva certo mancare, in particolare il calcio per il quale venne organizzato un imponente torneo pensato come una specie di campionato mondiale per club. L’obiettivo fu senz’altro raggiunto, considerato il livello altissimo delle squadre che diedero vita a quel torneo.
IL TORNEO INTERNAZIONALE – Otto le squadre partecipanti, tutte di alto lignaggio, tutte fresche vincitrici nei rispettivi tornei. L’Austria Vienna vice campione austriaco e detentore della Coppa dell’Europa Centrale, il Sochaux vincitore della Coppa di Francia, l’Olympique di Marsiglia campione francese, il Lipsia vincitore della Coppa di Germania, lo Slavia Praga campione cecoslovacco, il Phobus di Budapest campione ungherese e il Bologna campione d’Italia. Ciò che fece sparigliare le carte fu il fatto che gli organizzatori per la prima volta riuscirono a convincere gli inglesi a mandare una squadra professionistica del loro massimo campionato al torneo. La squadra prescelta fu il Chelsea che seppur fosse arrivata tredicesima in First Division si presentava come la grandissima favorita. Come riporta il sito Archivio e Ricerca storica sul Bologna Football Club i londinesi si presentarono in Francia quasi al completo: mancava il portiere titolare, già più volte nazionale inglese, Woodley e il centravanti George Mills, anch’egli nazionale inglese nonché uno dei più prolifici goleador di tutta la storia dei blues. L’evento creò molto interesse e molta attesa in Italia, tanto che – come ricorda Carlo F. Chiesa nella sua La grande storia del calcio italiano – grazie a Nicolò Carosio gli sportivi italiani poterono seguire in diretta alla radio gli incontri del Bologna. Perché il Bologna dell’epoca era davvero “uno squadrone”, guidato magistralmente da Arpad Weisz e già più volte campione della Coppa dell’Europa Centrale, la massima manifestazione calcistica continentale di quei tempi. Il percorso dei rossoblu fu perfetto: 4 a 1 ai francesi del Sochaux e 2 a 0 allo Slavia Praga e il commento del giornale Auto riportato da Chiesa non ammetteva repliche: “Il Bologna ha giocato come una squadra di professionisti inglesi, ma all’italiana”.
Così il 6 giugno è destino che il Bologna incontri in finale i professionisti inglesi del Chelsea che dopo aver patito il caldo nell’incontro iniziale riuscendo ad avere la meglio sul Marsiglia solo grazie al sorteggio benevolo, avevano vinto in semifinale la battaglia contro l’Austria Vienna 2 a 0 in una partita molto cattiva.
La finale, si diceva. La Gazzetta dello Sport del 6 giugno nel presentare l’incontro riportava anche alcune battute di Weisz che così si esprimeva:
“Non bisogna farsi soverchie illusioni. Sarà una impresa molto ardua. Il Chelsea è uno squadrone di prim’ordine, un osso duro da rodere. Però non dispero perché nelle due partite disputate sinora la squadra ha risposto in pieno; ogni reparto ha funzionato a dovere.”
Allo stadio Colombes di Parigi il trionfo del Bologna fu assoluto, magistrale. Perentorio. Finì 4 a 1 per i bolognesi, con Reguzzoni che segnò una tripletta e Schiavio che alzò al cielo la splendida coppa di cristallo messa in palio dalla rivista Auto.
Così “lo squadrone che tremare il mondo fa” saliva sul tetto d’Europa, portando a casa un torneo sì amichevole ma di prestigio assoluto, coronando un decennio irripetibile.
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