Sergio Nunzio Capizzi nella vita di tutti i giorni è dipendente di un’impresa privata, che sin da ragazzino ha la passione per il calcio e si è sempre prodigato nel collezionismo di materiale storico inerente a questo sport, quello che ama definire il suo “tesoro di carta”.
Roberto Quartarone è un giornalista e insegnante d’inglese, che cerca di fare il “bracconiere di storie sportive” dei minors (come si dice nel basket), perché la storia dello sport è piena di racconti meravigliosi che vanno però portati alla luce e raccontati per bene.
La loro opera, appena uscita, ripercorre tutte le 27 stagioni del Gravina e presenta 40 schede di calciatrici e membri dello staff, partendo dalla prima squadretta di provincia organizzata da Gianfranco Forza e arrivando fino ai migliori risultati in Serie A.
Oggi l’ultimo estratto relativo alla stagione 1988/89, in cui si racconta l’avventura in serie A.
Buona lettura
Il team de GliEroidelCalcio.com
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Il ballo della debuttante
Serie A – 1988-’89
Il giorno dopo la conquista della tanto agognata promozione nel massimo campionato, Forza e tutta la comunità di Gravina sono costretti a fare i conti con le incertezze del domani. La mancanza di uno sponsor in primis, che sostenga la squadra nell’onere di quindici trasferte da affrontare in giro per lo stivale (perlopiù al nord) e la guida di un tecnico di provata esperienza. La pur brava Antonella Spataro che in tandem col direttore sportivo Santagati è riuscita a portare Gravina nel calcio che conta, non possiede infatti il patentino di categoria così come lo stesso dirigente, pertanto si vagliano diversi profili per la panchina. Il “toto allenatore” vede nomi abbastanza gettonati: Saro Coci su tutti, il mister che fece grande la Jolly viene indicato come il tecnico più appetibile; a seguire Orazio Santonocito, Concetto Barcella, Armando Drago e Salvatore Distefano. La scelta finale cade proprio su quest’ultimo che, non confermato sulla panchina del San Gregorio maschile, accetta di buon grado la nuova avventura. I volti nuovi in campo sono Stefania Guglielmino e Patrizia Miceli, mentre salutano Maria Carrubba e Caterina Battaglia; la prima passa all’Acese, la seconda lascia per motivi di famiglia. La squadra non è un fulmine di guerra e i primi segnali d’allarme si avvertono nel girone di Coppa Italia, in cui la formazione gravinese viene eliminata ottenendo un solo pareggio sul campo di Battiati contro il Napoli. Per l’occasione l’ex presidente della Jolly Angelo Cutispoti consegna una targa ricordo a Rose Reilly, la grande attaccante di quella squadra, adesso nelle file della formazione partenopea.
Le biancoverdi in campionato esordiscono con due sconfitte, riuscendo ad impattare alla terza giornata contro la compagine di Siderno già affrontata in Coppa. Il mister Distefano invoca i rinforzi, si sonda la pista estera, ma la federazione pone il suo veto al cartellinamento di atlete straniere. Le successive sconfitte con Reggiana e Campania inducono il tecnico a rassegnare le dimissioni, costernato dall’impossibilità di ottenere risultati senza rinforzi adeguati e dovendo affidarsi ad una rosa numericamente esigua.
A subentrare è il duo promozione Spataro-Santagati seppur sprovvisti di patentino, previa concessione di una deroga federale. Il refrain non cambia: notte fonda contro il Milan con sei reti al passivo, e sconfitta casalinga contro il Napoli che inducono il presidente Forza a richiamare l’allenatore dimissionario. Il Distefano bis s’inaugura con sette reti subite a Prato e si conclude con altrettanti gol a Modena; nel mezzo solo sconfitte, molte con risultato di misura. Il capoluogo emiliano è l’ultima tappa del povero Turi, che viene esonerato, e sancisce pure la fine di un girone d’andata disastroso con un solo punto in classifica e la squadra ormai rassegnata alla retrocessione. «Avevamo perso a Modena e in stazione Gianfranco mi disse che aveva fatto mandare a suo figlio il telegramma di esonero al mister – Antonella Spataro spiega il momento cruciale del suo ritorno – mi chiese se me la sentivo di prendere in mano la situazione e risposi di sì».
Si riparte dalla trasferta di Torino e la cenerentola Gravina infligge una clamorosa nonché storica sconfitta alla squadra di casa. 0-1 a firma Patrizia Miceli imbeccata da Fully Di Bartolo, e ad opera di quest’ultima il pareggio contro il Firenze segnato a tempo praticamente scaduto. Finalmente si trova una certa quadratura nel gioco, poiché l’allenatrice Spataro ripristina i ruoli originari di ogni calciatrice (snaturati dalle tattiche velleitarie di Distefano), rendendo la squadra in campo più pragmatica. Sconfitta col Siderno, la società presenta reclamo poiché la squadra calabrese ha schierato un’atleta minore di quattordici anni (il ricorso verrà poi respinto). Segue un pareggio contro la fortissima Reggiana; dopo essere passate in vantaggio con una punizione bomba di Maria Morace, le etnee sono raggiunte dalla bomber Vignotto. Contro il Milan, il team etneo vendica la sonora sconfitta dell’andata, vincendo la prima partita in casa e dunque parlare di salvezza a questo punto non è più un miraggio. I limiti però riaffiorano nelle sfide contro Napoli e Prato cui fa seguito il pareggio con il pericolante Ascoli, diretto rivale. Ancora un sussulto in casa contro il Carrara, che subisce il gol per un’ingenuità della propria portiere e regala residue speranze in vista dello scontro diretto alla penultima di campionato contro il Verona. C’è poco da fare però, infatti perdendo a Roma contro la Lazio per 6-1 diventa sempre più complicata la pratica salvezza. La sconfitta casalinga contro il Fiammamonza fa saltare i nervi a Maria Caruso, la quale viene squalificata a causa di un’aggressione all’arbitro per ben quattro anni. Frattanto il Verona che ha pareggiato col Milan, si porta a +3 dalle ragazze di Gianfranco Forza mettendo di fatto la salvezza quasi in tasca. Fully Di Bartolo contro le scaligere porta la squadra per ben due volte in vantaggio, nella flebile speranza di poter ribaltare il verdetto nell’ultima sfida contro il Modena, ma entrambe le reti sono pareggiate dalla veneta Placchi, con la stoica Marilena Guerreggiante schierata in porta nonostante un infortunio al ginocchio che ne ha limitato il rendimento per quasi tutta la gara. Finisce così, con un risveglio tardivo, e una salvezza che in fondo per la squadra sicula non sarebbe stata impossibile da centrare.