GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – Per la rubrica “Libri” abbiamo raggiunto e intervistato la scorsa settimana Vincenzo Paliotto, autore del libro “C’era una volta la Coppa delle Coppe”, edito da Urbone Publishing.
E’ un racconto di calcio intriso di nostalgia e di pagine di storia memorabili ed epiche. Del resto, non poteva essere diversamente questo libro dedicato alla Coppa delle Coppe. Un torneo defunto, fatto scomparire dai dirigenti della UEFA, ma che racconta un calcio che non c’è più, che piaceva tanto, quasi più di ogni altra cosa. Ritornerà? Sarà impossibile, o quasi, in un calcio moderno e televisivo, che nega il passato e – con esso – anche la Coppa delle Coppe. Che però vive nei ricordi, tra cui anche vanno annoverate queste pagine. Vittorie, protagonisti attesi o meno, eliminazioni talvolta logiche e altre volte imprevedibili. Club blasonati mescolati a squadre pure di serie inferiori, col perenne desiderio di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Tutti, club favoriti o gli outsider, accomunati da un unico sogno: le grandi notte europee.
Oggi un estratto del libro in cui la protagonista è la Fiorentina, prima vincitrice in assoluto della manifestazione.
Si ringrazia la casa editrice Urbone Publishing per l’opportunità.
Buona lettura.
Il team de GliEroidelCalcio.com
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La Fiorentina
Bastarono poche partite, appena 6 per l’esattezza, comprese anche quelle del doppio incontro di finale, affinché la Fiorentina diventasse la prima squadra in assoluto a vincere la Coppa delle Coppe nella storia. Un torneo nuovo di zecca non varato ancora ufficialmente dall’UEFA, che, dopo una timida e breve prima edizione, avrebbe nel giro di pochi anni rapidamente guadagnato un posto di primo piano nel calendario delle coppe europee.
Il torneo, del resto, fu letteralmente in quella stagione di esordio esiguo di squadre partecipanti: appena 10, che iniziarono il loro percorso nel tardo novembre del 1960 per chiudersi nel maggio del 1961 con la doppia partita di finale. Il torneo non venne organizzato direttamente dall’UEFA, ma da un comitato costituito dalle stesse 10 società partecipanti. Il comitato organizzatore venne animato soprattutto dalle delegazioni britanniche, in quanto la coppa nazionale nei paesi anglosassoni aveva storicamente e tradizionalmente anche più valore dello stesso campionato e dunque un torneo riservato alle formazioni vincitrici di coppa era senza dubbio stimolante e maggiormente appetibile a quelle latitudini.
Ad ogni modo, quegli stessi britannici, che qualche anno prima avevano colpevolmente snobbato la nascita della Coppa dei Campioni, si riproposero invece come i fautori più accaniti del nuovo torneo che stava per nascere. La Fiorentina aveva perso la finale di Coppa Italia contro la Juventus, che però aveva vinto anche il campionato, e dunque i viola guadagnarono il diritto ad iscriversi a quel torneo, debuttando, sotto la guida tecnica del magiaro NandorHidegkuti. Ex-centravanti della nazionale ungherese, la Squadra d’Oro che era stata di Puskas, Czibor e Kocsis tra gli altri, ed era stato un precursore in quel ruolo in una sorta di antesignano falso nueve ed aveva rilevato sulla panchina gigliata il connazionale Lajos Czeizler. Recitò un ruolo da protagonista il brasiliano Antoninho, che in campionato non collezionò oltre le 10 presenze totali, ma che invece andò in gol con grande frequenza in quel torneo.
Al primo turno contro il modesto Lucerna la Fiorentina imbottì gli elvetici di gol, forse anche oltre il previsto: 3-0 in Svizzera e largo 6-2 a Firenze. Quindi, in semifinale la sfida alla Dinamo Zagabria pure fu vinta, ma con maggiori difficoltà. Dopo il 3-0 in favore dei gigliati a Firenze, la Dinamo vinse in casa per 2-1, dopo però essersi portata in vantaggio di due gol. In finale, però, la Fiorentina avrebbe compiuto il suo capolavoro, vincendo all’andata a Glasgow in casa dei Rangers con doppietta di Gigi Milan dinanzi a ben 80.000 spettatori, mentre Ricky Albertosi tenne inviolata la propria porta approfittando anche di un calcio di rigore sbagliato da Caldow, e quindi prevalendo per 2-1 anche a Firenze, con rete ancora di Milan e Kurt Hamrin, intervallate dal gol di Scott davanti a 50.000 entusiasti spettatori. Una vittoria di prestigio quella dei toscani, messa in discussione dalla storia soltanto per il fatto che quel torneo contava soltanto un risicato numero di partecipanti a quella prima edizione. Ma in ogni caso si trattò di un successo importante e di grande prestigio.
I viola erano abituati ad essere dei precursori in quel periodo, essendo stati nel 1957 anche la prima italiana a giocare una finale di Coppa dei Campioni, perdendola con l’onore delle armi contro il grande Real Madrid, in un atto finale giocato al Chamartin, con tutte le logiche complicazioni ambientali del caso. Un certo direttore di gara olandese, tale Leopoldo Horn ci mise il suo, anche perché in quel periodo poteva risultare difficile rifiutare un favore a Santiago Bernabeu, il Presidentissimo madridista influente a tutti i livelli nell’organizzazione calcistica europea. Oltretutto la Fiorentina legittimò quella vittoria in Coppa delle Coppe con una nuova affermazione in Coppa Italia, ottenuta ai danni della Lazio. Il torneo era cominciato con un turno preliminare in cui i cecoslovacchi del Ruda Hvezda Brno avevano eliminato i tedeschi dell’est del Vorwarts Berlino ed i Rangers avevano avuto la meglio sul Ferencvaros. Quelli del Wolverhampton Wanderers, invece, avevano caldeggiato fortemente la nascita del nuovo trofeo, ma si fermarono in semifinale dinanzi ai Rangers, in un doppio confronto durissimo. In Inghilterra la FA Cup al tempo valeva anche più del campionato e pertanto gli inglesi tenevano particolarmente a cuore le sorti di quel nuovo trofeo, che forse meglio di altri li rappresentava. Già dalla seconda edizione, tuttavia, il numero delle partecipanti sarebbe enormemente cresciuto. L’egida della UEFA diede la spinta decisiva per la crescita di importanza della Coppa delle Coppe, che registrò a partire dalla seconda edizione in poi un incremento di pubblico effettivamente notevole, così come lo stesso interesse della carta stampata e delle televisioni.