GLIEROIDELCALCIO.COM – Per la rubrica “Libri” abbiamo raggiunto e intervistato un collaboratore e un amico de GliEroidelCalcio, Massimo Prati, insegnante, storico e scrittore, autore del libro “IL CALCIO ANNI ´70. Primo volume 1969-1974”, edito da Urbone Publishing.
[…] Alle fasi di qualificazione europee del 1972 avevano partecipato 32 squadre: Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Galles, Germania Est, Germania Ovest, Grecia, Inghilterra, Irlanda, Irlanda del Nord, Italia, Jugoslavia, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Scozia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria, Unione Sovietica.
Le qualificazioni si erano svolte dall’ottobre del 1970 ai mesi di novembre/dicembre del 1971. Ci fu però il caso di una partita del gruppo 4 giocata il 16 febbraio del 1972, tra Spagna e Irlanda del Nord.
Inizialmente, quel match era stato fissato per il 10 novembre 1971 ma, un paio di settimane prima George Best era stato minacciato di morte. Sembrerebbe che l’infondata ragione di quella minaccia fosse stato un presunto finanziamento di Best a favore di un’organizzazione protestante dell’Irlanda del Nord (Best disse in seguito che quella accusa era una sporca menzogna). Comunque, in una telefonata anonima del 23 ottobre, un sedicente appartenente ai cattolici dell’IRA aveva detto che se il campione nordirlandese, ai tempi in forza al Manchester United, fosse sceso in campo nell’incontro con il Newcastle United (in programma quel giorno stesso), un cecchino della sua organizzazione gli avrebbero sparato contro. George Best decise di prendere parte comunque a quel match e raccontò che, per paura di essere un bersaglio facile, durante la partita non smise di muoversi per un solo momento, correndo anche quando, per esempio, il gioco era fermo per un atterramento di un compagno o di un avversario. Alla fine, fortunatamente, non successe niente. Ma visto che il fuoriclasse di Belfast era anche un titolare della nazionale nordirlandese, fu deciso di rinviare la partita dei gironi eliminatori degli Europei, programmata (presumibilmente a Belfast) appunto per il 10 novembre del ‘71 contro la Spagna.
In effetti, lo storico conflitto tra cattolici e protestanti aveva subito una radicalizzazione nei due anni precedenti e dopo una rivolta cattolica, nell’agosto del 1969, era iniziata una fase di occupazione dell’esercito inglese. Questa escalation aveva fatto sì che nel ’71 la situazione fosse ormai esplosiva. Alcuni dimostranti cattolici erano stati uccisi e, nell’estate di quell’anno, si era registrata anche l’uccisione del primo soldato inglese. Purtroppo, la situazione di conflitto crebbe ancora nei mesi seguenti. Ed era questo il motivo per cui, a novembre, si era deciso di rinviare il match di qualificazione agli Europei tra Spagna ed Irlanda del Nord. Tra l’altro, poco più due mesi dopo, si sarebbe verificato il massacro del “Bloody Sunday” e, per evidenti problemi sociali, sarebbero passati anni prima di rivedere un match della nazionale nordirlandese nel proprio paese. Ad essere precisi, “l’esilio” della nazionale nordirlandese, che era sostenuta principalmente dai settori protestanti della popolazione, durò fino al mese di aprile del 1975. In quel periodo di tempo, la nazionale dell’Irlanda del Nord giocò i match casalinghi in Scozia o in Inghilterra.
Nel caso di Irlanda del Nord-Spagna, quando l’incontro in questione fu finalmente giocato, nel febbraio del 1972, la sede del match fu appunto in Inghilterra, nello stadio di Hull. La scelta del campo dipese dal fatto che Terry Neill, allenatore/giocatore dell’Irlanda del Nord era anche allenatore/giocatore del club di Hull. La partita terminò con un pareggio per uno a uno. Ma, ai fini delle qualificazioni, quel match tra spagnoli e nordirlandesi fu ininfluente: in effetti, l’Unione Sovietica, capolista di quel girone, aveva già staccato il biglietto per Bruxelles.
Carlos Caszely e la dittatura cilena
[…] Comunque, aldilà della legittima o meno vittoria del club “Re delle Coppe”, cioè l’Independiente de Avellaneda, vorrei concludere questa parte dedicata alla Copa Libertadores 1973, con alcune righe da dedicare al capocannoniere di quell’edizione, il già citato Carlos Caszely che, in quel torneo, realizzò nove reti.
Va tenuto presente che la fase finale della Coppa Libertadores ebbe luogo tra il maggio e il giugno del 1973. Da quasi tre anni, alla testa del governo di Unidad Popular c’era il socialista Salvador Allende. Ma nei tre mesi successivi sarebbe nata la sanguinaria dittatura di Pinochet.
Carlos Caszely, nato il 5 luglio del 1950 a Santiago del Cile, era figlio di un ferroviere di origine ungheresi. Attaccante con eccellenti capacità di dribbling, tanto da essere soprannominato dai suoi tifosi “il Re del metro quadrato”. Questo giocatore fa il suo esordio nel Colo-Colo quando ha solo diciassette anni. Di idee socialiste, in quei suoi anni giovanili è un sostenitore di Unidad Popular, la già citata coalizione di centro-sinistra guidata da Salvador Allende, indimenticato dirigente socialista che nel 1970 salì alla guida del paese.
Tra l’altro, in occasione della finale di Coppa Libertadores, in Argentina, di cui abbiamo appena parlato, ci fu un incontro cordiale e amichevole proprio tra Allende e Caszely. È forse anche in ragione di questo percorso di vita che l’attaccante cileno è una delle figure ricordate nel film documentario, di Gilles Perez e Gilles Rof, presentato e commentato da Eric Cantona: “Football Rebels”.
A chi si chiedesse la ragione della presenza del calciatore cileno in quel film documentario posso ricordare che, in una intervista radiofonica del 2006 ad una emittente spagnola, Carlos Caszely dichiarò: “Le volte in cui mi capitò di incontrare Augusto Pinochet, in occasione di cerimonie ufficiali, non lo salutai né gli strinsi la mano, perché non mi sono mai piaciuti i dittatori. Credo nella democrazia e penso di essere stato l’unico calciatore democratico di quel tempo”.
Per completezza di informazione, va detto che pochi mesi dopo il colpo di stato Caszely aveva accettato di partecipare alla partita farsa di qualificazione al mondiale della nazionale cilena. Fu un incontro contro un avversario fantasma, l’Unione Sovietica, che si era rifiutata di presentarsi in Cile come forma di disconoscimento nei confronti di Pinochet. Ma, dopo di allora, come giustamente ricordato nell’intervista alla radio spagnola, Caszely rifiutò sempre di salutare e stringere la mano a Pinochet, tutte le volte che il giocatore incontrò il dittatore in qualche occasione ufficiale.
Tra l’altro, durante il regime di Pinochet la madre del giocatore cileno fu arrestata e torturata e quando, nel 1988, fu organizzata la campagna elettorale volta a promuovere la fine della dittatura, madre e figlio furono protagonisti di un video che denunciava i crimini di Pinochet, contribuendo così alla definitiva caduta del dittatore.