GLIEROIDELCALCIO.COM – Per la rubrica “Calcio, Arte & Società” abbiamo raggiunto Francesco Veltri, autore del libro ”Il mediano di Mauthausen”,edito da “Diarkos”. Un triplo appuntamento con l’autore, oggi l’intervista e nei prossimi giorni due estratti in esclusiva per i lettori de Gli Eroi del Calcio. Il libro racconta la storia di Vittorio Staccione, calciatore di Torino, Cremonese, Fiorentina, Cosenza e Savoia. Un uomo divenuto simbolo di sport come impegno sociale e politico. Abbiamo quindi incontrato l’autore per permettere a tutti noi di meglio comprendere il contenuto del libro.
– Come nasce l’idea di dedicare un libro alla storia di Vittorio Staccione
Ho scoperto la storia di Vittorio Staccione qualche anno fa, casualmente. Ricordo che rimasi colpito dal fatto che un calciatore che aveva giocato con la squadra della mia città, il Cosenza, fosse morto in un campo di sterminio nazista per il solo fatto di essersi opposto al regime fascista. Feci alcune ricerche e scrissi un articolo per Mmasciata.it, testata di informazione indipendente con cui collaboro. Da allora, però, mi è sempre balenata in testa l’idea di approfondire il discorso, volevo che più persone possibili conoscessero questo piccolo grande eroe. Poi, un giorno, succede una cosa strana: mi contatta una signora che mi rivela di conoscere il pronipote di Staccione e, se voglio, può mettermi in contatto con lui. Ciò che viene dopo è facile da immaginare.
– Quale il metodo utilizzato per la narrazione…
All’inizio ero molto indeciso sullo stile e sul metodo. Una volta raccolte tutte le informazioni e ricostruito il difficile puzzle della vita di Staccione, ho riflettuto a lungo su come poterle utilizzare. Volevo scrivere un romanzo, ma ho compreso che forse la formula migliore era quella del saggio. Alla fine ho unito le due cose. Questo libro è una fotografia di un delicato momento sociale e politico del nostro Paese, raccontato attraverso la storia di un uomo semplice. Un uomo che spero di avere rispettato.
– Il periodo storico in cui si vive ha delle influenze inevitabili sulla vita delle persone, in questa storia l’influenza raggiunge, negativamente, l’apice…
Io penso che l’Italia non abbia mai fatto veramente i conti con la propria storia. Ecco, storie come quella di Vittorio Staccione secondo me possono aiutare a capire meglio, soprattutto ai più giovani, cosa significhi avvicinarsi a certe ambigue ideologie.
– Quanta ricerca c’è in un libro come questo e quali i luoghi che hai visitato per fare ricerche…
Quali misteri svela il libro…
Il lavoro di ricerca è stato lungo e complesso. Non è facile ricostruire la vita, sportiva e privata, di un personaggio nato nel 1904. Ho visitato gli archivi di Stato e le biblioteche delle città in cui Vittorio ha vissuto e non solo quelle, ho consultato giornali e riviste dell’epoca. In questo, un ruolo fondamentale lo ha avuto Federico Molinario, pronipote di Staccione, che oltre ad aiutarmi nella ricerca, mi ha aperto lo scrigno magico dei segreti di famiglia.
Quali misteri rivela il libro? Beh, non so se è il caso di parlare di misteri. Si tratta di un racconto pieno di eventi cruciali, che hanno determinato il destino di quest’uomo coraggioso e ingenuo al tempo stesso. Penso al momento del suo ultimo arresto: gli viene data l’opportunità di fuggire ma lui è convinto di essere innocente e resta per dimostrarlo, dando inizio così al suo calvario.
– Che “Cosa” è questo libro per te, cosa rappresenta…
Credo che in fondo questo libro, e in generale la storia di Vittorio Staccione, esprimano i miei valori, ciò in cui ho sempre creduto. Qui si parla di un ex calciatore che a fine carriera per sopravvivere va a fare l’operaio e non smette un secondo di credere in determinati principi osteggiati duramente dal regime fascista. Anche quando tutti gli consigliano di stare dalla parte del più forte per continuare a giocare ad alti livelli, lui non fa un passo indietro. Tutto questo un po’ mi rappresenta. Potrei dire purtroppo, ma non lo faccio.
– Perché andrebbe letto…
Questo libro e storie come quelle di Vittorio Staccione a mio avviso andrebbero lette perché ritengo sia corretto dare il giusto merito a chi ha lottato davvero per portare in questo Paese libertà e democrazia, due parole che oggi appaiono vuote se pronunciate dai nostri rappresentanti politici. Mi piacerebbe che le nuove generazioni da quel passato così tragico e vergognoso, tirassero fuori il meglio e non il peggio.