GLIEROIDELCALCIO.COM – Per la rubrica “Calcio, Arte & Società” abbiamo raggiunto Sergio Taccone, autore del libro “Milan 1979, l’anno della stella”,edito da “Urbone”. Un triplo appuntamento con l’autore, oggi l’intervista e nei prossimi giorni due estratti in esclusiva per i lettori de Gli Eroi del Calcio. Il libro racconta un viaggio in una stagione memorabile per il Milan, culminata con la conquista del decimo scudetto. Un trionfo ottenuto con una rosa di soli giocatori italiani. Abbiamo quindi incontrato l’autore per permettere a tutti noi di meglio comprendere il contenuto del libro.
“Dal 2009 mi sono occupato di momenti particolari della lunga storia del Milan, pubblicando cinque libri, due dei quali entrati nella top10 della classifica di vendite di Amazon relativa a testi legati al calcio”, ci racconta Sergio Taccone, “Son partito dal “piccolo diavolo” dei primi anni ‘80, quello che finì due volte in B e vinse la Mitropa Cup, e dieci anni dopo proseguo in questo percorso trattando l’annata della Stella, nel quarantennale della conquista del decimo scudetto rossonero, l’unico dei diciotto vinto con una rosa tutta italiana. Un titolo tanto atteso, arrivato al termine di un decennio molto complicato nella storia del Milan, con tre scudetti persi d’un soffio, soprattutto quello del 1973, dove il diavolo pagò a carissimo prezzo un gol regolare annullato a Chiarugi nella sfida di Roma contro la Lazio”.
“Parto sempre da una conoscenza approfondita della materia da narrare”, prosegue Taccone spiegandoci il metodo da lui utilizzato per la narrazione, “Il Milan della Stella, tra l’altro, è presente anche nei miei ricordi di bambino. Cerco di tendere alla semplicità, l’opposto della complicazione che, come sosteneva Leonardo Sciascia, è la forma moderna di stupidità. Inoltre, alle vicende prettamente calcistiche, inserisco quelle più squisitamente umane: il vissuto di giocatori e allenatori, microstorie che rendono, a mio avviso, più interessante l’intera narrazione”.
Arriviamo al contenuto del libro… “Si parte dalla stella sfiorata dal Paron nei primi anni ‘70. Dopo la Coppa Italia del ’77, l’ultimo trionfo di Rocco, in panchina arrivò Liedholm, scelto dal nuovo presidente Felice Colombo. Tra le pagine viene spiegato il perché di quella scelta e quale fu l’importanza di Liedholm. Il barone svedese rilanciò il diavolo, reduce da una stagione, 1976/77, molto complicata e con la salvezza raggiunta soltanto all’ultima giornata. Ho dedicato, inoltre, degli approfondimenti su alcuni giocatori della Stella: Novellino, Buriani, Baresi, Collovati, Antonelli e Aldo Maldera, oltre a Rivera, ovviamente. Per il capitano rossonero, quella del decimo scudetto fu l’ultima annata da calciatore. C’è anche un’intervista a Ricky Albertosi, uno dei protagonisti del campionato 1978/79, in cui l’ex portierone ci svela alcuni aneddoti relativi a quella stagione”.
Passione Rossonera… Sergio Taccone
Ogni avventura ha un uomo chiave, determinante… chi è in questa storia? “Su tutti, direi, Liedholm. L’allenatore seppe motivare una rosa che non sembrava attrezzata per conquistare il titolo. Inventò il “falso nueve”, ruolo affidato a Stefano Chiodi, sfruttò nel migliore dei modi gli ultimi scampoli di carriera di Rivera e lanciò come titolare fisso un diciottenne destinato ad una grandissima carriera tutta in maglia rossonera: Franco Baresi. Inoltre, seppe sfruttare al meglio le qualità di Aldo Maldera che segnò 9 reti, sfiorando il record stagionale di gol per un difensore appartenente a Facchetti. Liedholm con pochi innesti plasmò la squadra che vinse lo scudetto nel ’79, portando entusiasmo, tranquillità e consapevolezza nei mezzi di ciascun giocatore messogli a disposizione, incoraggiando tutti in ogni circostanza e trovando sempre la parola giusta, sia per i giovani sia per quelli più anziani. L’uomo giusto al posto giusto. Quella squadra fu un mix molto efficace di gioventù ed esperienza, con gli ultimi tocchi di classe pura di Rivera, i gol e la duttilità di Bigon, la spinta di De Vecchi, l’estro di Novellino, il dinamismo di Antonelli, il lavoro prezioso di Chiodi nel liberare spazi in avanti, l’alta affidabilità difensiva di Collovati, la sicurezza di Bet, l’esperienza di Capello e Morini, le sgroppate di Buriani e l’ottimo rendimento del piscinin Baresi. Quel Milan aveva in rosa anche Boldini, Sartori, Rigamonti e Minoia”.
“In ogni mio libro c’è una fase di ricerca, molto lunga e minuziosa”, prosegue Taccone che ormai è diventato Sergio e basta per noi, “attraverso le rassegne stampa dell’epoca. Di solito prediligo i tre quotidiani sportivi (Gazzetta, Corriere e Tuttosport) ma anche La Stampa e Corriere della Sera o periodici come Intrepido e Guerin Sportivo, con un archivio storico che è una vera e propria miniera. Conservo tante annate del Guerin tra il 1976 e il 1987. Non tralasciando Forza Milan di quelle stagioni dove si ritrovano aspetti interessanti del vissuto dei giocatori nella Milano degli anni ‘70. La scrittura del libro mi ha dato anche la possibilità di rivedere tutti i servizi televisivi che andarono in onda alla Domenica Sportiva, 90° Minuto e Domenica Sprint tra l’ottobre ’78 e il maggio ’79. Questo libro è innanzitutto un tuffo nella mia infanzia, l’arcadia di ognuno di noi. E poi la prosecuzione di un percorso di narrazione legato al calcio che, contando solo i libri milanisti, è arrivato alla sesta tappa. E proseguirà ancora. Il Milan ha scandito e scandisce, in modo pregnante, la mia vita”.
Poi, con un po’ di rammarico (e forse rassegnazione) aggiunge…” Tra le nuove generazioni di tifosi rossoneri c’è una scarsa conoscenza della storia del Milan. Alcuni sono convinti che il cammino di questa società sia cominciato nel 1986, con l’arrivo di Silvio Berlusconi. Non è così, ovviamente. L’annata 1978/79 dista anni luce dal calcio attuale. Allora le partite si giocavano tutte alla stessa ora della domenica, nel primo pomeriggio. Le squadre erano formate da rose di 18 giocatori, come nel caso del Milan di Liedholm. Le maglie andavano dalla numero 1 del portiere (la 12 era per quello di riserva) all’11 dell’ala sinistra. Un altro calcio e un’altra Italia che nel 1978 vide la presenza di tre Papi: Montini, Luciani e Wojtyla che accolse il Milan neostellato, al Vaticano, nel maggio del ‘79. Era certamente un calcio più a dimensione umana. Il gioco era più lento, c’era più spazio per la fantasia, i dribbling e con un minore assillo verso schemi e tatticismi. Non so dire se quello era un calcio migliore dell’attuale. Di sicuro, l’avvento della televisione, entrata in ogni meandro degli spogliatoi e del campo, ha ammazzato il racconto del calcio. Riascoltare Beppe Viola, a mio avviso il miglior narratore di calcio, ancora oggi mi emoziona. Con lui, i tiri in porta di una partita noiosa si potevano contare sulle dita della mano, il tiro di Maldera che decise la partita contro il Bologna, alla penultima di andata, si inseriva “nell’unico buco disponibile” e “un derby è un colpo di dadi, spesso il fattore psicologico prevale su quello tecnico”. Tempi andati di calcio romantico dove i gol in tv prima li immaginavi, ascoltando Tutto il calcio minuto per minuto (quello di Ameri, Ciotti, Ferretti, Provenzali e Dalla Noce, con Bortoluzzi direttore d’orchestra) per poi vederli, alcune ore dopo, a Novantesimo Minuto con Paolo Valenti e la sua banda. Ho ritrovato, inoltre, dei pezzi giornalistici di altissimo livello: penso a certi articoli di Gino Franchetti, David Messina, Giorgio Gandolfi, Gino Palumbo, Alberto Costa, Giulio Nascimbeni, Oreste Del Buono e Angelo Rovelli. Quel Milan, che ebbe nell’imbattuto Perugia di Castagner l’avversario più insidioso, vinse a sorpresa quel titolo, sfruttando i passaggi a vuoto di Juve e Inter e certe occasioni non sfruttate dal Torino. Gualtiero Zanetti scrisse sul Guerin che il Milan trionfò perché non l’avevano capito. E, secondo me, questo commento è una ulteriore conferma della bravura di Liedholm. Il libro si chiude con l’improvviso decesso in Argentina di Alvaro Gasparini, tecnico in seconda, il ritiro di Rivera nel giugno ’79 e il passaggio di Liedholm alla Roma di Dino Viola”.
Classe ’68, appassionato di un calcio che non c’è più. Collezionista e Giornalista, emozionato e passionale. Ideatore de GliEroidelCalcio.com. Un figlio con il quale condivide le proprie passioni. Un buon vino e un sigaro, con la compagn(i)a giusta, per riempirsi il Cuore.