GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – Per la rubrica “Libri” abbiamo raggiunto e intervistato Manila Pieraccioli e Sauro Barbagli, autori del libro “Renato Pieraccioli – Un uomo, un padre, uno sportivo”, edito da Aska Edizioni.
E’ il racconto della vita di un uomo, ma soprattutto di uno sportivo, scomparso improvvisamente dopo un derby calcistico.
Nel 1944 dopo la fine di una partita amichevole con la squadra di San Giovanni V.no di lui si perderà ogni traccia a seguito di tafferugli avvenuti, negli spalti e fuori dal campo di gioco, per il risultato della partita. Molte sono state le ipotesi, nessuna è stata confermata. L’unica verità è la scomparsa di un uomo che ha fatto del settore giovanile e del calcio un obiettivo, raggiungendo traguardi di eccellenza per una città di provincia, in epoche in cui ancora non si conosceva bene l’importanza determinante dell’allenamento.
Un triplo appuntamento, oggi l’intervista agli autori e nei prossimi appuntamenti due estratti del libro.
Si ringrazia la casa editrice Aska Edizioni per l’opportunità.
Buona lettura
Il team de GliEroidelCalcio.com
Sauro, Manila, siamo di fronte ad una opera che racconta una storia davvero particolare … partiamo dal titolo… “Un uomo, un padre…”, chi era Renato Pieraccioli?
Renato Pieraccioli nasce a Pistoia nel 1904 e, dopo il servizio militare, viene assunto dalle “Officine San Giorgio di Pistoia”, poi divenute Ansaldo-Breda, dove farà parte anche della squadra del Dopolavoro che partecipava al campionato di terza e poi di seconda divisione. Acquistato dall’ “Aquila Montevarchi” arriverà nel 1929 in questa cittadina dove si sposerà ed avrà due figli. Nel 1941 rimarrà vedovo con due figli piccoli. In questa cittadina sarà prima calciatore e poi allenatore della squadra locale, la sua vita finirà proprio dopo un derby calcistico.
“… uno sportivo” … in questo ambito era un personaggio rispettato e considerato molto avanti per quei tempi, perché?
Renato era uno sportivo poliedrico in quanto, non solo vestiva la maglia rossoblù, ma già anche a Pistoia partecipava a gare ginniche ed a Montevarchi sarà inserito nella rappresentativa comunale come capitano per disputare gare ginniche a Roma.
A Montevarchi comincerà ad allenare anche squadre giovanili essendo, assieme ad altri dirigenti montevarchini, uno dei fondatori del settore giovanile in quanto responsabile del settore tecnico.
Organizzerà molti tornei a livello giovanile e ben presto gli verrà affidata la conduzione della prima squadra, continuando nel contempo ad allenare anche il settore giovanile dove diverrà un vero talent scout andando a scovare giovani promesse anche nelle strade cittadine, coniugando anche l’aspetto sociale ed educativo del gioco del pallone.
Nell’ambito calcistico valdarnese divenne presto una figura di spicco in quanto, nel 1937, conseguì il titolo di allenatore federale e nel gennaio 1939 ricevette dal Direttorio Nazionale della F.IG.C. la tessera di “Allenatore federale”. Nel luglio 1943 affinò la formazione tecnico-professionale partecipando a un corso di aggiornamento allo stadio Berta di Firenze (successivamente divenuto “Franchi”) avendo come relatore, tra gli altri, anche il C.T. Vittorio Pozzo con la supervisione del Marchese Ridolfi presidente della F.I.G.C. Durante le lezioni si parlerà di preparazione fisica, tattica, tecnica, alimentazione, igiene, sistemi di pronto soccorso in caso di infortunio, del regolamento. Temi emergenti all’epoca e inusuali per gli allenatori già in campo.
Partecipanti al corso di formazione allo stadio Berta di Firenze 1943 (Foto autografata da Vittorio Pozzo)
Il periodo storico che si vive finisce inevitabilmente per condizionare la vita di ognuno di noi. Come influisce su di lui?
Il periodo storico in cui si trova ad operare avrà sicuramente inciso su molte sue decisioni, dovendo anche tener conto della sua precaria situazione familiare. Anche la sua scomparsa, avvenuta nel secondo dopoguerra, avrebbe forse avuto maggiore attenzione se la situazione storico-politica dell’epoca fosse stata più tranquilla. Oggi forse si sarebbe indagato più a fondo e trovato i presunti colpevoli della sua sparizione.
Le sue tracce scompaiono dopo un Derby … di che partita si trattava?
Siamo a dicembre del 1944. Il Valdarno era stato liberato dai nazisti da pochi mesi. I campionati erano fermi e si giocavano solo partite non ufficiali. Nel novembre del 1944 si organizzò un amichevole tra Montevarchi e San Giovanni che si disputò allo stadio “Brilli Peri” di Montevarchi. La partita fu vinta dai montevarchini per 1 a 0, ma il risultato fu molto contestato dai sangiovannesi accusando l’arbitro di essere stato imparziale.
Bisogna dire che la rivalità tra le due cittadine praticamente confinanti in quanto i due centri storici distano circa 6 chilometri, aveva origini lontane, risalenti alle elezioni politiche del 1913, dove si erano sfidati i candidati delle due città e dove la campagna elettorale aveva raggiunto momenti di terrore.
La partita di ritorno a S. Giovanni fu organizzata proprio per placare gli animi delle due tifoserie, che nella partita precedente, svoltasi a Montevarchi, avevano concluso l’incontro con gli animi accalorati.
A S. Giovanni, il Montevarchi passò in vantaggio e l’arbitro in un’azione successiva cercò di contenere gli spalti concedendo un calcio di rigore alla squadra ospitante. Il portiere montevarchino riuscì ad intercettare la palla e a parare il rigore.
Cominciarono tafferugli e grida che inveivano in particolare contro l’allenatore montevarchino, uomo simbolo della squadra rossoblù, conosciuto anche a S. Giovanni per la sua attività di organizzatore e che spesso si era avvalso di calciatori sangiovannesi per disputare partite su incarico della F.I.G.C.
A quel punto i calciatori montevarchini furono fatti uscire dallo stadio e l’allenatore rimase per ultimo negli spogliatoi, su consiglio sembra, di alcuni organizzatori sangiovannesi. Di lui a questo punto si sono perse le tracce e non farà più ritorno a casa dalla sua famiglia.
Molte sono state le ipotesi fatte, riportate anche nel testo, ma nessuna ha condotto ad una verità accertata.
Ancora oggi le rivalità campanilistiche tra le due cittadine esistono ancora, anche se, i toni sono certo molto più pacati.
Poi? Le vostre indagini dove vi hanno condotto?
Dalle ricerche svolte e dai memoriali delle persone che hanno conosciuto Renato, o che hanno vissuto con lui la vicenda di quella terribile domenica, non è emerso nessun dato che possa portare all’identificazione di uno o più colpevoli.
L’ ipotesi più accreditata sembrerebbe quella di un agguato teso all’uscita dallo stadio e la sua morte, forse accidentale, con conseguente sparizione del corpo negli altiforni della Ferriera (Ilva) aperti anche nei giorni festivi.
È stata quindi dichiarata morte presunta proprio in mancanza del ritrovamento del corpo.
Manila Pieraccioli e Sauro Barbagli
Quale il metodo utilizzato per la narrazione…
Il testo narra la storia della vita personale e sportiva di Renato Pieraccioli dalla nascita a Pistoia fino alla sua scomparsa soffermandosi soprattutto sull’importanza che questa figura ha avuto nella svolta del settore giovanile, e non solo, del calcio montevarchino, dando un’impronta professionale alla gestione tecnica della squadra.
Quanta ricerca c’è in un libro come questo …
Il lavoro di ricerca è stato molto lungo, effettuato in emeroteche di Arezzo, Firenze, Montevarchi e presso l’archivio storico di Pistoia ed abbiamo ricercato articoli riguardanti Renato sia nella cronaca locale che nazionale. La parte fotografica, circa 130 immagini, proviene quasi interamente dall’archivio familiare e sono tutte foto raccolte da Renato stesso il quale amava conservare gelosamente i ricordi delle sue attività sportive.
Con i Pulcini 1934
“Cosa” rappresenta questo libro per voi e per la vostra famiglia
Per la nostra famiglia questo libro è un modo per ricordare questo padre e questo nonno di cui tutti parlano e che nessuno di noi ha conosciuto davvero.
Inoltre in famiglia, a noi nipoti, non si è mai parlato molto di Renato per evitare di ricordare fatti dolorosi ed un’infanzia trascorsa con tanta sofferenza da parte dei due figli rimasti orfani all’età di 10 ed 8 anni. Quindi il conoscere l’importanza di questo nonno che tanto ha fatto per i ragazzi montevarchini è stato un modo di rendergli finalmente giustizia.
Perché andrebbe letto…
Per far capire che quando si parla di fair play legato allo sport si sta parlando di qualcosa d’importante e che il colore di una maglia non vale la vita di un uomo. Lo sport deve essere legato alla passione, alla conoscenza della teoria e della tecnica, ma anche alla correttezza, ai principi morali che lo rendono uno stile di vita.
Renato Pieraccioli toglieva i ragazzi dalla strada, oggi lo sport ha la stessa funzione: serve a socializzare, a prendersi un impegno ed a portarlo avanti, a considerarsi parte di un’unità che è la squadra.