GLIEROIDELCALCIO.COM – Per la rubrica “Libri” abbiamo raggiunto e intervistato Beppe Gandolfo, autore del libro “Tutto il Toro del Mondo”, edito da Priuli & Verlucca.
Beppe Gandolfo è un giornalista torinese e torinista, comincia l’attività giornalistica negli anni Settanta nelle televisioni private, poi per dieci anni è all’Ansa di Torino dove segue nel 1992 la cavalcata granata in Coppa Uefa fino alla finale di Amsterdam e, nel medesimo anno, le Olimpiadi di Barcellona. Dal 1998 è corrispondente dal Piemonte e dalla Valle d’Aosta per le reti Mediaset: dal giallo di Cogne alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, dalle vicende Fiat alle inchieste Eternit e Thyssen, senza però mai perdere una partita del Toro.
Nel libro si racconta la storia di un calciatore, un allenatore, ma soprattutto un uomo: Emiliano Mondonico.
Un racconto appassionato e una lettura coinvolgente.
Un triplo appuntamento per noi, l’intervista all’autore e due estratti: oggi il primo.
Si ringrazia la casa editrice Priuli & Verlucca per l’opportunità.
Buona lettura.
Il team de GliEroidelCalcio.com
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Questo libro sarebbe dovuto uscire il 29 settembre, a cinquant’anni esatti dall’esordio in maglia granata di Emiliano Mondonico. Le strade imperscrutabili della vita ci hanno costretto a un’improvvisa accelerazione.
Non avremmo mai voluto farlo. Quando cominciammo a parlare con il Mondo per realizzare questo volume, il cielo era sereno, seppur con qualche nuvola. Invece è arrivato il temporale.
Devastante.
Pertanto questo libro non è una commemorazione. Era nato per festeggiare mezzo secolo con il Toro per uno dei suoi ragazzi più rappresentativi e amati, e così rimane.
Mondonico fu acquistato per sostituire Meroni e senz’altro è riuscito a entrare nei cuori dei tifosi al fianco dell’estrosa farfalla granata. Mondonico è stato anche l’allenatore della sedia di Amsterdam e il mister dell’ultimo trofeo vinto dal Toro, la Coppa Italia del 1993.
Uno dei pochi, negli anni recenti, che ha saputo incarnare l’autentico spirito di questa squadra e di questa tifoseria. Lo spirito di chi lotta sempre dalla parte degli indiani contro i cowboy, di chi solleva la sedia come simbolo del tifare contro tutto e tutti, di chi non ci sta e reagisce con i mezzi che ha a disposizione, ma sempre senza violenza perché la sedia non è un fucile, ma un’arma da osteria.
Il Mondo, che era nato in un’osteria, è rimasto sempre quel ragazzo da pane e salame, in campo e nella vita, da giocatore e da allenatore. Così come di fronte al male che se l’è portato via. Ha lottato e combattuto viso a viso, a fronte alta, fino all’ultimo respiro.
Il libro racconta la storia di un giovane che si fece espellere per poter andare a vedere un concerto dei Rolling Stones, di un calciatore che esordisce in serie A nel Torino con un gol che significa vittoria, ma che poi si perde per poca voglia di sacrificarsi per il pallone: forse, proprio per questo, diventa un allenatore vincente, in grado di entrare nella testa dei suoi giocatori, quasi un secondo papà.
Perché Mondonico ha saputo coniugare i piedi con la testa, ma soprattutto ha saputo usare quell’arma formidabile che è il cuore.
«Dio vomita i tiepidi», recita la Bibbia, e il Mondo tiepido non lo è stato mai, come non lo è questo libro.
Lui non ce lo perdonerebbe.
Allora il racconto si apre proprio con quell’incredibile finale di Coppa Italia del 19 giugno 1993, venticinque anni fa, perché quella è l’ultima autentica gioia che hanno vissuto i tifosi del Toro. Perché da allora non si è più vinto nulla.
È perciò un omaggio a Mondonico, al mister che ci ha regalato l’ultimo trofeo vinto ed esposto nella bacheca granata.