GLIEROIDELCALCIO.COM – Per la rubrica “Libri” abbiamo raggiunto e intervistato Michele Grilli, autore del libro “Un Capitano, c’è solo un Capitano”, edito da URBONE Publishing.
Nel libro 20 storie di 20 capitani, con almeno 200 presenze con la stessa maglia, non tutti ugualmente noti al grande pubblico, ma ognuno simbolo e mito nella squadra e nella città in cui ha militato. Storie belle, alcune in crescendo con vere e proprie apoteosi, altre tristi e malinconiche con addii improvvisi, senza alcuna riconoscenza da parte delle società di appartenenza, ed altre infine, accomunate da tragici destini. Una maglia che non è stata solo indossata, ma che col passare del tempo si è “appiccicata” sulla pelle, rimanendone tatuata anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo. Attraverso la loro storia, fatta anche di aneddoti, statistiche e curiosità, ho ripercorso il cammino che ha reso i “nostri” capitani così grandi ed indimenticati dopo tanti, tanti anni. Personaggi simbolo di un calcio che non c’è più.
…«Nato nel quartiere di Tor Marancia Di Bartolomei, che per tutti diventerà “Ago” o “Diba”, inizia a tirare i primi calci al pallone nei campetti del suo quartiere, approdando in seguito all’OMI, squadra satellite della Roma, che lo preleva agli inizi degli Anni ’70. Dopo la trafila nelle formazioni giovanili giallorosse, il centrocampista esordisce in serie A a 18 anni nella stagione 1972/73 nella gara Inter-Roma del 22 aprile 1973, terminata 0-0»…
…«La conquista matematica dello Scudetto arriva alla penultima giornata, l’8 maggio 1983 a Genova dove, in un “Marassi” festante colorato di giallorosso, gli uomini di Di Bartolomei pareggiano 1-1 con il Genoa, conquistando il punto decisivo che manca per il tricolore. Al fischio finale, Liedholm e i suoi giocatori vengono letteralmente sommersi dai tifosi che, impazziti di gioia, invadono il terreno di gioco. È il traguardo più bello e sognato per “Ago”, quello della sua definitiva consacrazione, per cui ha sempre lottato e sudato, e nel quale ha sempre creduto. Queste le sue parole, a caldo, nello spogliatoio del “Marassi”: «la Roma negli ultimi campionati è la squadra che è stata più in testa e che ha espresso il miglior gioco, cogliendo lo Scudetto forse nel suo anno migliore. Indubbiamente c’è grande entusiasmo, per una città che arriva di nuovo a questo titolo dopo 41 anni ed è anche giusto”»…
…«La finalissima, che si gioca proprio nella Capitale il 30 maggio 1984, vede il risultato di 1-1 alla fine dei tempi regolamentari, con le reti dell’inglese Neal e del bomber Pruzzo. Nei supplementari il risultato non cambia, con le squadre costrette a giocarsi il trofeo nella lotteria dei calci di rigore. Purtroppo, la dea bendata bacia il Liverpool, che può esultare dopo i tiri dal dischetto. Decisivi per la Roma, gli errori di Conti e Graziani. A segno invece, Di Bartolomei e Righetti. Per gli inglesi, a segno Neal, Souness, Rush e Kennedy. La delusione è cocente»…
…«A ricordare il grande campione, anche le parole della canzone di Antonello Venditti “Tradimento e Perdono” dedicata dal cantautore e tifoso giallorosso ad “Ago”: “se ci fosse attenzione per il campione, oggi sarebbe qui, se ci fosse più amore per il campione, oggi saresti qui……”»…