La Penna degli Altri

L’improvviso addio al calcio di Arrigo Sacchi

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(GAZZETTA DELLO SPORT di Andrea Schianchi)

Ieri le dimissioni di Prandelli, vent’anni fa, il 1 febbraio 2001, l’addio di Sacchi da allenatore del Parma. La Gazzetta lo ha raggiunto e di seguito alcune sue affermazioni su quella vicenda:

[…] «Allenavo il Parma, giocammo a Verona, vincemmo 2-0, doppietta di Di Vaio e non provai nessuna emozione. Capii che ero arrivato al capolinea, non avevo più nulla da dare». ? Che cosa fece? «Chiamai mia moglie Giovanna e le dissi: “Basta, io non alleno più”. Poi mi misi in macchina e da Verona tornai a Fusignano». […]

[…] «Sono sempre stato un perfezionista, pretendo il massimo da me stesso e dagli altri. Dopo tanti anni, il mio corpo mi ha lanciato un segnale. Durante la carriera io pensavo soltanto al calcio, non ammettevo altre distrazioni: in trent’anni sarò andato al cinema 3-4 volte, eppure ero un appassionato di film. C’era soltanto il pallone, avevo escluso tutto il resto: non mi dava tregua, non avevo pace, dormivo pochissimo». […]

[…] «Andai da uno psicologo. Gli chiesi: “Dottore, è normale quello che mi sta capitando?”. E lui: “Io sono un medico ma anche un appassionato di calcio. Le assicuro che non è normale quello che lei ha fatto nei trent’anni precedenti…”. Parole che mi tranquillizzarono. Lo stress, se viene gestito, è un potente carburante. Quando, invece, finisce che ti mette con le spalle al muro allora bisogna fermarsi. Lottare non serve a nulla, si deve soltanto recuperare la serenità» […]

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