«Vola e balla sul cuore malato illuso sconfitto poi abbandonato/ Senza amore dell’uomo che confonde la luna con il sole/ Senza avere coltelli in mano ma nel suo povero cuore» (“Balla balla ballerino”-Lucio Dalla)
La vita di un calciatore, a volte, assume la sembianza di un tiro con una parabola impossibile da immaginare, una traiettoria imprevedibile, sempre in bilico dal diventare il gol della vita, oppure perdersi sul fondo del campo.
Quella di Lionello Manfredonia, nata col Bologna e finita a Bologna, è di quelle che si perdono sul fondo, consapevole, però, che solo chi cade si rialza.
A Roma contro il Bologna, con la sua Lazio, Lionello “nasce” come calciatore in un novembre del 1975.
Con il Bologna, ora con la Roma nella città felsinea, rischia di perdere la vita come uomo il 30 dicembre 1989.
E ha un unico comune denominatore, Bruno Giordano.
Con Bruno Lionello condivide quella nidiata di giovani di belle speranze che deve raccogliere l’eredità di Long John Chinaglia andato a godersi i dollari americani con il Cosmos, alla fine di un ciclo magico e tragico della squadra biancoceleste.
Con Bruno Giordano Lionello condividerà una delle pagine più buie dello sport, il calcioscommesse.
Sarà sempre Bruno che lo soccorrerà per primo in quel freddo pomeriggio, -5° sottozero, a Bologna, dove la traiettoria della vita di Lionello, dopo solo 6 minuti, sembra essere figlia di un tiraccio maldestro, di quelli che raggiungono gli spalti tra i fischi dei tifosi.
Solo che stavolta i fischi dei tifosi sono sostituiti dal ronzio elettrico di un defibrillatore (oggetto più unico che raro allora sui campi di calcio), il suono della sirena di una ambulanza che lo porta in ospedale, le grida concitate dei tuoi compagni che hanno capito la gravità della situazione.
Quello che manca, per qualche tremendo secondo, è il suono del battito del suo cuore.
Ci vorrà la respirazione bocca a bocca del massaggiatore della Roma Giorgio Rossi, il massaggio cardiaco del medico del Bologna Naccarella e soprattutto il defibrillatore per strappare Lionello dal fondo, oscuro, tenebroso, senza ritorno, dove si sta depositando il pallone della sua vita, la traiettoria che non ti aspetti.
UNA CARRIERA DI CORSA
Lionello nasce a Roma, con la Lazio nel destino.
Nasce, infatti, in Piazza della Libertà, dove c’è affissa una targa con i nomi dei fondatori della S.S Lazio.
E nel palazzo dove abita ha casa anche Sandro Ciotti, “The Voice” della radio, stimato e validissimo narratore radiofonico delle nostre domeniche in compagnia di radioline e sogni.
E Sandro Ciotti è un tifoso biancoceleste.
Diventerà così il “gemello” di Bruno Giordano, l’altro grande talento che si sta affacciando alla ribalta nazionale, l’erede designato a non far rimpiangere Giorgione Chinaglia.
Ne diventano, insieme, del club biancoceleste, il simbolo della rinascita, del futuro.
Si tramuteranno poi, sempre insieme, in simboli di tradimento.
Entrambi capaci di prendersi giovanissimi la Nazionale, entrambi capaci di pagare, per caratteri non docili, un rapporto da figliol perduto, mai prodigo, con il “vecio” Bearzot.
Ha 21 anni Lionello quando debutta in Nazionale, a 22 partecipa al suo primo e unico mondiale, Argentina ’78.
Non accetta le decisioni dell’allenatore friulano, che lo vedono semplice riserva di Bellugi, superato persino da Cuccureddu, lo dice chiaramente – «Non sono venuto sin qui per fare il turista e in avvenire eviti di convocarmi se poi non mi fa giocare» – e qualcosa si rompe, per sempre, con l’azzurro.
È il suo primo tiro maldestro nella vita.
LE MANETTE
Il secondo tiro è ancora più maldestro.
Di più… dannatamente stupido.
È la domenica del 23 marzo 1980, i telegiornali e la Domenica Sportiva si aprono con le immagini di una serie di calciatori in manette.
L’accusa per loro è grave e infamante: calcio scommesse, praticamente “vendevano” le partite delle proprie squadre.
Lionello è fra questi, forse più da fesso che da furbo, chissà.
È insieme a Cacciatori, Wilson, e al suo gemello, quel Bruno Giordano che era deputato, insieme a Paolo Rossi, a guidare l’attacco azzurro agli Europei da giocare in casa.
Invece verranno cancellati dal calcio che conta e ci vorrà la vittoria azzurra ai mondiali di Spagna ’82 per condonare le pene e permettere a Lionello Manfredonia e Bruno Giordano di tornare in campo solo nell’autunno del 1983, in tempo per riportare in A quella Lazio che il loro comportamento aveva trascinato, d’ufficio, in serie B.
«È stato un periodo abbastanza doloroso durante il quale, però, sono riuscito a laurearmi; inoltre, ho continuato gli allenamenti, come se nulla fosse accaduto cosicché, una volta rientrato, ero a posto anche dal punto di vista fisico. Sicuramente non è stato facile, per cui non auguro a nessuno di trovarsi in una simile situazione. È stato un incidente di percorso. Frequentazioni sbagliate, personaggi discutibili».
IL PRIMO TRADIMENTO
La Lazio ha mille problemi, soffre il ritorno di Giorgio Chinaglia come presidente così come ne ha sofferto la partenza come calciatore.
Sogni e proclami sbattono contro la dura realtà di una retrocessione, stavolta guadagnata sul campo, in serie B.
Nemmeno la presenza di buoni giocatori come Vinazzani o promesse come Laudrup riescono ad evitarlo.
Per Bruno Giordano e Lionello Manfredonia, riciclatosi ora centrocampista mediano di personalità e tecnica, rimangono però aperte le porte della serie A, nel pieno della loro maturazione.
Sembrano doversi accasare entrambi alla Juventus che vuole aprire un nuovo ciclo, in realtà lo farà solo Manfredonia, mentre Giordano approderà sui lidi partenopei a deliziare i tifosi napoletani con Diego Armando Maradona al suo fianco.
Per i tifosi laziali non è facile da digerire, ma dei due addii fa più male la scelta di Lionello alla Juventus, storica rivale.
Lionello va a prendere il posto di Marco Tardelli, campione “Mundial” che va a spendere le ultime cartucce all’Inter.
Sa che è la sua grande, forse ultima, occasione e con tenacia e costanza di rendimento insegue e raggiunge l’obiettivo di laurearsi Campione d’Italia con i bianconeri, con i quali vince anche la Coppa Intercontinentale e si leva lo sfizio di segnare un goal decisivo nel derby della Mole.
Gioca talmente bene che qualcuno parla di un possibile ritorno in Nazionale di Lionello.
Sfuma invece la Coppa Campioni, anche per colpa di Lionello che sbaglia un rigore decisivo contro il Real Madrid ma intanto ha anche segnato un gol regolarissimo che gli viene annullato.
E forse questo, dopo due anni, rompe il rapporto con la squadra bianconera.
Nonostante Agnelli lo apprezzi (lo voleva ventenne alla Juventus), Lionello si sente offeso dalla proposta di Boniperti di rinnovargli il contratto anno per anno.
C’è un Ancelotti che va via da Roma sponda Milan, Viola ha bisogno di un nome sicuro per sostituirlo, Manfredonia di una squadra che creda in lui.
Così si consuma il secondo tradimento verso i tifosi della Lazio, attirandosi l’astio di quelli giallorossi.
L’ENNESIMA TRAIETTORIA SBILENCA
“Quello fu un periodo duro, perché tornai a Roma e forse sbagliai maglia, però, non rinnego assolutamente il mio passato. In quella circostanza, ho agito da professionista. Forse, non ho rispettato il sentimento della tifoseria e di questo me ne pento un pochino”.
All’uomo Lionello verrà contestato, dai tifosi giallorossi, di essere ex laziale, ex juventino, ex indagato per illecito sportivo.
Le contestazioni, violente, a lui e alla società sono all’ordine del giorno.
Compaiono striscioni macabri come quello «Manfredonia ti acce-ttiamo» (con un’ascia vicino alla faccia dell’atleta).
Addirittura si forma un gruppo di tifosi chiamato GAM (Gruppo Anti Manfredonia)
E sulla sponda laziale non sono da meno.
Il calciatore Manfredonia, però, accetta la sfida con la tenacia che gli ha permesso di rialzarsi ogni volta.
Con il lavoro, silenzioso e duro, conquista quella fetta di tifosi che alla fine non lo giudica più per le maglie vestite o gli errori fatti.
Diventa protagonista di una Roma che raggiunge un inaspettato terzo posto, tre stagioni che lo vedono costantemente gettare il cuore oltre l’ostacolo per quella maglia che sembra uno scherzo sulle sue spalle.
È invece il cuore a fargli un drammatico scherzo.
Da ASROMAULTRAS.ORG
L’ULTIMA TRAIETTORIA.
L’ultima traiettoria sbagliata prende forma in quella dannata domenica, di dicembre, il 30.
Quando la testa, anche la mia, dovrebbe essere alle prossime vacanze di Natale, al veglione.
Infatti io sono al Ministero della Marina Militare, come radiotelegrafista radiotelescriventista.
L’indomani partirò per la licenza natalizia, poco prima del congedo.
Ascolto le partite attraverso la solita radiolina.
Lo “vedo”, attraverso la voce del radiocronista, barcollare con le gambe molli, per poi accasciarsi, come se uno spirito maligno gli abbia succhiato la linfa vitale d’un botto.
Gli occhi sbarrati, il primo intervento di quel Bruno Giordano, il suo “gemello”, che aveva lasciato Napoli per giocare a Bologna.
Uno scherzo del destino: il Bologna, con il quale tutto era iniziato e dove tutto stava finendo per Lionello, forse anche la vita.
Gli fanno la respirazione bocca a bocca, il massaggio cardiaco, usano il defibrillatore, lo portano via in ambulanza, qualcuno lo crede morto.
È stato tradito dal cuore, proprio quel cuore che lui metteva sempre in campo contro ogni avversario, si teme che sia un altro Curi.
Niente ha più senso quella domenica (giuro, non ricordo nemmeno il risultato) e le feste di Natale e il prossimo congedo hanno un sapore amaro, di fiele.
Giri la manopola della radiolina, accendi la TV e cerchi notiziari, programmi sportivi; hai bisogno di sapere, di capire, di sperare.
Cala la notte e sai solo che è ancora vivo, quindi abbiamo già vinto o quanto meno siamo in vantaggio sul fato.
Arriva il giorno dopo, ho lasciato il Ministero, il ticchettio delle zone perforanti sulle telescriventi, la carta carbone che invade a cumuli i cassonetti dopo “lo strappo”
Ora sono sull’imbarcadero degli aliscafi a Mergellina in attesa del mezzo che mi porti a Ischia, ho i quotidiani sportivi tutti con me.
Cerco una risposta che so già non poter essere quella che voglio, una speranza che fa a pugni contro la realtà di fatto, io che dal suo primo giorno giallorosso l’ho amato fottendomene di colori e errori.
Lionello è un combattente, non ha mai tirato indietro la gamba, il giocatore romano più contestato di sempre si risveglierà dal coma il 2 gennaio, il mio vero Capodanno.
Si risveglierà come uomo nuovo rinato.
Quella dannata traiettoria sbilenca della vita però si è portata via il calciatore, quello è morto per sempre.
Ora, però, so con certezza che, se in campo abbiamo pareggiato, sul destino abbiamo vinto.
«Sono passati tanti anni e i misteri del cuore, incluso il mio, rimangono intatti».