La GAZZETTA DELLO SPORT ripercorre la grande impresa dell’Italia nell’Europeo del 1968 tramite tre protagonisti chiave: Angelo Domenghini, Giancarlo De Sisti ed Enrico Albertosi.
Il ricordo va a quella gara spartiacque della semifinale contro l’URSS
[…] Angelo Domenghini, magnifica ala destra di quel ciclo azzurro, afferma: “La partita cominciò nel modo peggiore. Dopo dieci minuti, Gianni Rivera si fece male e allora non c’erano sostituzioni. Si mise all’ala. Noi resistemmo e giocammo bene. Ma anche dopo i supplementari il risultato restò in bianco. Il regolamento non prevedeva i rigori, ma il lancio della monetina. Facchetti, il nostro capitano, si chiuse nello spogliatoio con l’arbitro e il suo omologo sovietico” […]
E quella punizione all’ultimo respiro: “Ero sfinito, ho chiuso gli occhi e ho tirato”
La fortuna bacia gli Azzurri; eppure, c’è chi vuole rovinare la festa
Giancarlo De Sisti, meglio noto come Picchio, sottolinea: “Hanno persino sostenuto che la monetina fosse rimasta di taglio per terra, dei matti…”.
In quel capolavoro anche il coraggio del ct Valcareggi fu decisivo
[…] Il tecnico azzurro cambia cinque giocatori, addirittura sette rispetto alla semifinale. Dice De Sisti: “Il c.t. ebbe una grande intuizione, mettere Rosato davanti alla difesa, come frangiflutti. E poi spostò Mazzola a centrocampo, consentendogli di convivere con Anastasi e con Riva che subentrava a Prati. Io, il centrocampista che doveva unire la squadra, Sandro poteva permettersi più proiezioni offensive. Non so se fossi tra i più forti centrocampisti, tecnicamente, ma certo lo ero tatticamente, vedevo il gioco, interpretavo la partita. Mi aveva insegnato le leggi fondamentali di quel ruolo Schiaffino, quando era alla Roma. Mazzola per me era uno dei cinque attaccanti più forti al mondo, dopo quella partita si convinse di essere un centrocampista di valore. Bravo, ma non quanto lo era davanti. lo fui fatto scendere in campo a sorpresa. Era la terza partita che giocavo. Valcareggi venne la mattina e mi disse: “Oggi tocca a te, cerca di non sbagliare”. “Non si pentirà, mister”. E così fu. Quella sera fu una gioia enorme, alla fine della partita, dopo i gol di Anastasi e Riva, ci buttammo tutti nella vasca che c’era nello spogliatoio” […]
E infine l’elogio di Albertosi al leader del gruppo: “Che capitano è stato Facchetti”.
(GAZZETTA DELLO SPORT di Walter Veltroni)
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