A due giorni dalla perdita del più grande calciatore di sempre, tante sono state le dichiarazioni degli avversari che lo hanno affrontano nelle stagioni della grandissima Serie A (e non) targata anni ’80.
Michel Platini, il numero 10 che più si è contrapposto all’asso argentino, nelle mitiche sfide tra Juventus e Napoli, ha rilasciato una intervista a La Gazzetta dello Sport dichiarando: “Non so se Maradona è stato il più forte della storia, era un fenomeno ma a Napoli gli avevano costruito attorno una grande squadra. Diego aveva tutto, tutti i mezzi tecnici per essere un campione, un piede sinistro favoloso. E una rapidità che io purtroppo non ho mai avuto, non diventi Maradona se non nasci con questi mezzi. Però lui era più un attaccante, una seconda punta e io invece molto più centrocampista, eravamo diversi”.
Ruud Gullit, riccioluto attaccante del Milan di Sacchi, ha consegnato a Instagram il suo ultimo saluto, definendolo “il miglior calciatore che abbia mai visto e contro cui abbia mai giocato”.
Franco Baresi, sulle colonne de Il Mattino racconta che Diego gli “chiese la maglia e poi disse che era fiero di indossarla perché ero il più grande difensore al mondo”.
Anche l’iconico Roberto Baggio, solitamente poco avvezzo ai commenti, ha voluto onorare il Pibe con una dichiarazione rilasciata all’ANSA: “Così come al Louvre possiamo ammirare nei secoli la Gioconda di Leonardo le generazioni future ammireranno quanto Diego ha saputo dipingere con il suo calcio. Questo rimarrà nei secoli a venire e questo determina la grandezza di un uomo”.
Ciro Ferrara, amico e compagno di squadra ha narrato, a La Repubblica, il suo incontro con Maradona e l’importanza dell’argentino nella sua crescita calcistica: “Ho cominciato ad amare Maradona quando avevo 17 anni, giocavo nel Napoli e gli davo del lei. E ho continuato per trent’anni. L’ho stimato, l’ho conosciuto credo come pochi ma amato come tantissimi: era impossibile non farlo. Per la sua profonda, straripante umanità.
Per la vicinanza con tutti. Era un dio ma nessuno è stato più umano di lui. Mai una volta l’ho visto salire sul piedistallo, essere superbo. Quando doveva dirti che avevi sbagliato aspettava che lo spogliatoio si svuotasse, ti prendeva da parte e ti spiegava. Nella mia vita, Diego è stato una presenza immensa”.
Francesco Totti, intervenuto a Verissimo, gli dedica questo messaggio pieno di stima: “Lui è ancora qui con noi. Le emozioni che ci ha lasciato sono irripetibili. Avevo un bellissimo rapporto con Diego. Fuori dal terreno di gioco era una persona straordinaria mentre in campo era il calcio, era inimitabile. Neanche alla Playstation si può copiare quello che faceva lui. Lo voglio ricordare così, è come se non fosse mai morto, rimarrà qui sulla terra perché era diverso da tutti gli altri”.
Infine Gary Lineker, avversario nella mitica sfida del 1986, lo definisce senza mezzi termini “il miglior giocatore della mia generazione e probabilmente di tutti i tempi”.
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