LA GAZZETTA DELLO SPORT (Giulio Di Feo) – Pare un flashback da film. Era l’11 ottobre 1995, una squadra di provincia inventava calcio e calciatori e il suo tecnico visionario sdoganò a livello internazionale (in A aveva già debuttato contro la Reggiana il 21 maggio) un adolescente: torneo Anglo-Italiano, Brescia-Ipswich, a 15’ dalla fine Lucescu tolse Lunini per inserire Andrea Pirlo, sedicenne […]
Pirlo, appunto. Provi a tornare indietro nel tempo… «Andavo sempre agli allenamenti dei giovani al campo San Filippo, a Brescia, e appena notai come si muoveva e toccava la palla quel ragazzo mi resi conto che dentro di lui c’era un campione. Poi ci fu il Viareggio: Andrea ci andò sotto età ma non giocò, e io che ero arrivato lì a vederlo notai quanto fosse deluso, così lo riportai a Brescia in macchina. Un viaggio di tre ore, provai a parlargli e dargli fiducia. E cominciai a chiamarlo con la prima squadra, lo volevo sempre con noi. Lo proteggevo, volevo far crescere quel talento. E alla fine uscì il campione. Merito suo, ovviamente».
Com’era il vostro rapporto? «Non ho mai dovuto bacchettarlo. Qualche discussione c’era, mai i litigi: consigli su cosa fare, piuttosto […] in campo aveva equilibrio oltre a un gran senso della giocata […]
[…] quella partita con l’Ipswich 25 anni fa? Entrò lui e gli inglesi fecero 2-2. «Litigai con Luzardi, era arrabbiato perché avevo messo in campo il ragazzino. “Questo ragazzino ha davanti un gran futuro, tu non so…”, urlai. Cose da spogliatoio, capitano» […]