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Luciano Spinosi, dalla Roma alla Juve… e ritorno

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La carriera di Luciano Spinosi

Luciano Spinosi, romano, nato il 09 maggio 1950, ruolo difensore. Conosciuto come Spinosi II, data la presenza del fratello maggiore Enrico, che, tra le altre squadre, ha militato per tanti anni nel Cagliari. Nato mancino naturale, impara a usare bene il destro dopo un incidente stradale subito a 10 anni, che gli causa la frattura della gamba sinistra. Cresciuto nelle Giovanili del Tevere Roma, nel 1967 passa dalla serie D alla “A”, chiamato dal tecnico romanista Oronzo Pugliese, che lo fa esordire in massima serie in una sfida da affrontare contro il Torino. Così tra il 1967 e il 1970 gioca nella Roma, dove vince la sua prima Coppa Italia.

Il passaggio alla Juventus

Nella stagione 1970 – 71 Allodi e Boniperti stanno ricostruendo la Juve, che, dopo aver anni innanzi ingaggiato gente come Francesco Morini, Pietro Anastasi, Giuseppe Furino o Haller, acquista dalla Roma Fabio Capello, Luciano Spinosi e Fausto Landini, oltre a richiamare dai rispettivi prestiti al Palermo e al Varese Franco Causio e Roberto Bettega.

Che la Juventus lo stesse per tesserare lo capisce durante il riscaldamento a Torino alla vigilia di un Juventus – Roma: Boniperti evidenzia al giocatore che ha i capelli “troppo lunghi” e che li deve accorciare. Boniperti teneva molto a questi particolari ed esigeva che i suoi giocatori si adattassero di conseguenza. Si pongono le basi per quella che sarà la Juventus vincente degli anni settanta.

Alla Juve Spinosi rimane fino al 1978, vincendo complessivamente 5 scudetti e una Coppa Uefa. Per alcune stagioni 3 o 4 Spinosi è titolare praticamente fisso nella nuova Juventus, facendo coppia con Giampietro Marchetti come terzini. È Picchi nella stagione 1970 – 71 a proporre Spinosi come terzino destro. Nel campionato 1971 – 72 la Juve vince lo scudetto all’ultima giornata battendo il Lanerossi Vicenza: Spinosi è uno dei marcatori di quella giornata. Emozioni uniche.

Luciano Spinosi e la concorrenza in bianconero

Successivamente, soprattutto dal 1974, anche a causa di alcuni infortuni seri, Spinosi subisce la concorrenza di gente come Claudio Gentile, di Cuccureddu, di Morini e le sue presenze in maglia bianconera caleranno. Complessivamente con la maglia della Juventus gioca 241 partite (138 in campionato, 54 in Coppa Italia e 49 nelle coppe europee). Grazie all’esperienza nella Juve, Spinosi “sbarca” in nazionale maggiore, dove potrà conteggiare ben 19 presenze tra il 1971 e il 1974. Proprio nel 1974 ai mondiali in Germania Ovest nella partita del 15 giugno contro Haiti gli tocca marcare tale Sanon: che, pur sconosciuto, si rivela essere ala veloce.

E a un certo punto scappa e segna il gol del temporaneo vantaggio haitiano. Pazienza. Ma l’anno prima la soddisfazione di aver fatto parte della formazione azzurra che ha battuto l’Inghilterra a Wembley il 14 novembre. Particolari inobliabili. Questi sono gli anni d’oro dell’esperienza juventina di Spinosi, che a Torino è un mastino della marcatura e non molla mai l’attaccante avversario di turno.

Gli infortuni condizionano l’esperienza in bianconero

Poi un infortunio patito il 3 novembre 1974 in una partita contro la Sampdoria per certi versi condiziona la sua futura carriera in bianconero e i vari Gentile, Morini o Scirea lo “spingono” in panchina frequentemente. Nella stagione 1976 – 77 Trapattoni lo vorrebbe riproporre come stopper, ma un infortunio e il buon campionato di Morini, oltre alla presenza di Gentile, Cuccureddu e all’”esplosione” di Cabrini, “riportano” Spinosi in panchina, che chiede di essere ceduto.

Ma intanto altri scudetti e una Coppa Uefa nel palmares. Nella finale di ritorno di questa competizione a Bilbao Trapattoni chiama Spinosi a sostituire Boninsegna al 60’. Bisognava fare muro di fronte agli infuriati baschi. Spinosi reca il suo contributo. E non solo in quel match: precedentemente in Coppa Uefa aveva giocato nella partita di ritorno contro il Manchester United, contro lo Shaktar Donetsk, contro il Magdeburgo e contro l’AEK Atene al ritorno. Ma dopo Spinosi vuole andare via.

Il ritorno a Roma

Boniperti lo vorrebbe cedere alla Fiorentina, ma il giocatore insiste nel ritornare alla Roma. Accontentato, quattro stagioni in giallorosso dal 1978 al 1982, due Coppe Italia conquistate. Ma nella stessa Roma fa meno presenze di quanto sperato. Viene ceduto al Verona proprio l’anno dello scudetto giallorosso, stagione 1982 – 83. Un peccato non abbia potuto gustare il titolo con la squadra che lo aveva lanciato, ma era “chiuso” da Nela, Maldera o Nappi.

A Verona nella stagione 1982 – 83 Spinosi è protagonista nella sfida di andata contro la Roma nella capitale. I giallorossi non disputano una gran partita e i veronesi meriterebbero almeno il pareggio, se non tutta la posta in palio. Ma nel finale Falcao, per quanto stanco, ha sufficiente lucidità per lanciarsi su un pallone che sarebbe destinato al fondo campo e incute in Garella timori che non hanno ragione d’essere. Il portiere veronese reagisce quasi d’istinto, ma si getta sul romanista. Rigore e gol di Di Bartolomei.

Luciano Spinosi: dai giallorossi all’Hellas Verona

Il Verona degli ex (Spinosi, Marangon, Penzo) recrimina: in fondo era stato danneggiato con l’Inter la prima giornata in casa, perdendo 1 a 2 con gol probabilmente irregolare di Altobelli, e adesso si vede punito con un rigore dubbio. Un’ipotesi si fa largo nei quotidiani che escono nei giorni immediatamente successivi alla partita, con la teoria imperante in forza della quale l’arbitro, avendo preso atto di aver negato erroneamente il rigore alla Roma durante un precedente episodio in cui si era registrato un fallo su Maldera, avrebbe come compensato il “torto” al fine di non danneggiare troppo la squadra di casa.

Tutto può essere, e le supposizioni più varie legittimamente possono essere espresse. I veronesi lo hanno creduto, ma senza essere d’accordo con il primo essenziale assunto, ovvero che su Maldera antecedentemente ci fosse rigore, per cui hanno qualificato la massima punizione trasformata da Di Bartolomei come ingiusta concessione ai più forti, come privilegio del padrone di casa a cui non si può dire di no.

Le sue esperienze da allenatore

E Spinosi potrà sostenere che “forse la Roma ci ha sottovalutati”: ma non basta per introdurre i meriti di un Verona poi presuntamente svilito dal destino dettato dal Dio talvolta capriccioso dei campi di gioco che risponde al nome di arbitro; sarebbe stato compito degli scaligeri, viceversa, non sopravvalutare la Roma di quel giorno, in rapporto a cui Liedholm si è dovuto limitare a ringraziare Nappi per quanto svolto in difesa, qualcosa di eccezionale, ai limiti del sacrificio personale. Successivamente, Spinosi passa al Milan e chiude la carriera a Cesena. Come tecnico Spinosi si è distinto come allenatore delle Giovanili della Roma (vince un campionato Primavera nella stagione 1989 – 90, un Torneo di Viareggio nel 1991 e una Coppa Italia Primavera nell’annata 1993 – 94).

Ha la soddisfazione di allenare Totti da giovane. Fra il 1997 e il 2004 fa da vice allenatore e da collaboratore tecnico nella Lazio con Eriksson, Zoff, Zaccheroni e Mancini. Esperienza bagnata da successi di valore: 1 scudetto, 3 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Uefa. Giusti compensi per un professionista serio.

GLIEROIDELCALCIO.COM (Francesco Zagami)

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