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Luis Silvio Danuello, auguri al più grande ‘mito al contrario’ del calcio italiano

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BLASTINGNEWS.COM (Michele Caltagirone) – Il calcio in Italia è uno sport, ma anche una questione di costume. Segna le epoche, esattamente come i politici alla guida del Paese ed ovviamente ci sono i grandi calciatori e quelli meno bravi o, semplicemente, meno fortunati. Esistono le leggende, quelle che fanno tanti gol o li evitano nel caso dei portieri. Quelli che vincono tanto, quelli tristi che non hanno vinto mai come canta Francesco De Gregori nella sua ‘Leva calcistica’. Ma si può diventare una leggenda al contrario? Essere ricordato, diventare una sorta di icona anche non avendo lasciato il segno sul campo, anzi tutt’altro? La risposta è Luis Silvio Danuello, autentico cult calcistico dei primi anni ’80 le cui gesta, anzi ‘non gesta’, hanno addirittura ispirato un celebre soggetto cinematografico.

Ieri l’attaccante brasiliano, meteora della Pistoiese nella stagione 1980/81, ha compiuto 59 anni. Gli auguri sono sinceri, perché Silvio a modo suo è davvero il simbolo di un’epoca.

Anche la Pistoiese ha il suo straniero

Per chi mastica calcio dal punto di vista storico, la stagione 1980/81 è una sorta di spartiacque. La FIGC riapre le frontiere, chiuse nel 1966 dopo il disastro ‘coreano’ della Nazionale italiana e rende possibile il tesseramento di un giocatore dall’estero a ciascun club. Arrivano svariati atleti: alcuni come Paulo Roberto FalcaoLiam Brady, la vecchia gloria Ruud KrolDaniel Bertoni ed Herbert Prohaska lasceranno il segno, altri deluderanno, ma ad ogni modo nell’estate del 1980 è caccia allo straniero. Tra le squadre che vogliono accaparrarsi il talento estero c’è la neopromossa Pistoiese, al suo primo anno in Serie A. I dirigenti del club toscano partono per il Brasile e la storia per certi versi assume connotati cinematografici e non per nulla ispirerà in qualche modo ‘L’allenatore nel pallone‘.

Nella realtà, ‘Aristoteles’ non salva la sua squadra

Verità o leggenda, l’inconveniente linguistico sarebbe degno soggetto per una commedia all’italiana e dunque l’accostamento con Aristoteles ci sta tutto: nel citato film che aveva come protagonista Lino Banfi, il calciatore interpretato dall’attore svizzero Urs Althaus si rivela effettivamente un campione e finisce per salvare la Longobarda, ma Luis Silvio sarà meno fortunato.

Viene utilizzato come punta, decisamente fuori ruolo ed i tifosi sono perplessi sin dalle prime uscite. Il brasiliano viene lanciato titolare, ma non becca un pallone che sia uno e quando lo prende finisce per perderlo. Così quando inizia il campionato viene spedito in panchina dopo 6 partite e, poi, viene addirittura messo fuori rosa. A metà stagione torna in Brasile, senza alcun permesso del club. A fine campionato la Pistoiese retrocede in Serie B, lui si ripresenta nell’estate del 1981 e chiede di giocare al minimo dello stipendio. Il club cerca invece di piazzarlo per guadagnarci almeno qualcosa, ma non ci sono aquirenti: Luis Silvio torna in Brasile e stavolta ci resta.

Pizzaiolo, venditore di gelati, attore a luci rosse: le tante leggende metropolitane

Di lui si perdono le tracce, ma nascono molteplici leggende metropolitane compresa quella relativa alla partita disputata in Brasile che aveva spinto la Pistoiese a tesserarlo: si raccontò che fosse una gara combinata a scopo di truffa, per far visionare agli osservatori italiani le qualità di Silvio che in realtà non sarebbe stato nemmeno un calciatore professionista. E, ancora, dopo il suo addio all’Italia si disse che faceva il pizzaiolo, addirittura l’attore di film a luci rosse. Si disse pure che vendeva gelati allo stadio di Pistoia. Nel 2007, Luis Silvio Danuello contatta la stampa italiana e smentisce tutte le false indiscrezioni. A partire da quella della ‘gara combinata’, perché non è stato certamente un calciatore eccelso, ma calciatore lo era davvero. Dopo il ritorno in Brasile ha militato in diverse squadre, con alterne fortune. Si sa per certo che ha appeso le scarpette al chiodo alla fine degli anni ’80, dopo una stagione con il Sao José in Serie B brasiliana. I guadagni del calcio li avrebbe investiti in una rivendita di ricambi per macchine industriali. Buon compleanno dunque a questo autentico mito al contrario, alla fine anche lui simbolo di un calcio romantico che oggi non esiste più.

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