LEGGO (Giuseppe Falcao) – Giuseppe Falcao intervista Massimo Maestrelli, figlio di Tommaso, indimenticato allenatore del primo scudetto della Lazio nella stagione 1973/74.
Pubblichiamo un estratto dell’intervista…
[…] “Questo grande affetto dei tifosi l’ha legata di più alla Lazio?
«Mi sento legato a tutte le squadre che ha allenato mio padre, ma la Lazio più di tutte. Infatti, quando lui stava molto male, mamma aveva pensato di tornare a vivere a Bari insieme a noi. Lì aveva le sue sorelle. Papà però si oppose: “Roma è la tua città, vedrai che poi apprezzerai questa cosa”, le disse guardando come al solito lontano».
[…] Prima di allenare la Lazio, Maestrelli è stato calciatore nella Roma. Lo ricordava mai?
«Diventò anche capitano giallorosso. Noi a casa lo prendevamo in giro: “Stai per vincere lo scudetto con la Lazio e sei retrocesso con la Roma”. Papà fu anche amico di Liedholm e la nostra famiglia aveva un buon rapporto con i Viola».
Nils Liedholm e Tommaso Maestrelli erano davvero amici?
«Sì e poi avevano una particolarità che li univa di più: erano nati entrambi in ottobre: papà il 7 e Nils l’8. Ogni anno si scambiavano gli auguri. Quando la Roma vinse lo Scudetto, la mia famiglia inviò un telegramma al Barone: “Complimenti per aver riportato lo Scudetto a Roma”. Lui ad un giornalista raccontò che il nostro fu il messaggio più bello».
Che rapporto avevate con la famiglia Viola?
«Mamma e Donna Flora si conoscevano e ad ogni Natale si facevano gli auguri. Poi circa quindici anni fa a casa mia invitammo a cena Flora Viola. Ascoltare queste due donne parlare orgogliose tutta la sera dei loro mariti fu molto emozionante».
Dopo aver allenato il Foggia, per Tommaso Maestrelli arrivò la Lazio.
«Prima della Lazio, fu contattato anche dalla Roma. La Roma era in A, la Lazio invece era in B. Non so perché scelse il club biancoceleste. Vide qualcosa nella Lazio e la scelse».
[…] Che ricordi ha del periodo dello Scudetto?
«Ho fissa in mente l’immagine di papà al gol di Chinaglia al Foggia: restò seduto. Lo stadio stava esplodendo e lui era lì concentrato che si stava godendo quel momento da solo. Sembrava che volesse fermare il tempo, come se quell’istante dovesse durare per sempre».
[…] Che rapporto c’era con il suo presidente Lenzini?
«Ottimo. Avevano la tradizione scaramantica della partita a scopa prima dell’inizio di ogni partita. Ho ancora le banconote vinte firmate da Lenzini».
Cosa ha rappresentato Giorgio Chinaglia?
«Chinaglia era un ragazzo difficile e fragile. Aveva il padre che viveva lontano e si attaccò molto a mio padre. Era uno di casa, stava sempre a pranzo da noi».
Poi arrivò Bruno Giordano.
«Giordano fu la più grande cotta calcistica presa da mio padre. Fu attratto incredibilmente dal talento di Bruno».
La sua partita preferita di quell’epoca indimenticabile?
«Lazio-Milan 1-0 gol di Re Cecconi al 93’. Ci fu il boato più forte sentito all’Olimpico nella storia della Lazio».
Che ricordo ha del povero Re Cecconi?
«Un ragazzo eccezionale, buono, pulito. Faceva il meccanico. Papà lo conobbe a Foggia. La sua morte mi colpì molto, fu assurda» […]
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