[…] In quelle giornate di giugno che non finiscono mai, nell’attesa del Messia venuto da Lanus, il «Maradona è megli’e Pelè, ci hanno fatto o’ mazz’tant pe’ll avè», altrimenti detto Inno a Maradona, nasce come speranza e come preghiera prima che come certezza, nelle parole e nella musica di Bruno Lanza e Emilio Campassi. […] Lanza è un uomo tutto d’un pezzo ma dal cuore grande. Ha scritto più di settecento canzoni, anche per Bocelli, Ranieri, Cocciante, Califano, Morandi, Dalla ed è sua la domanda senza senso «Ma chi è questo Maradona? », che senza senso non è per chi il calcio sa appena cosa sia. Era Mario Campassi invece, maestro estroso e gentile, quello che viveva per il Napoli, che leggeva tutti i giornali, che amava la squadra come se fosse la musica. […] Sono due musicisti, le parole hanno a volte una metrica che dice altro, che solo chi ha orecchio può sentire. Maradona è meglio e Pelè… diventa la risposta e un attimo dopo un mantra, un tormentone, un grido di battaglia consegnato all’eternità. […] Campassi trascina l’amico allo Studio Sette di via Santa Lucia per le registrazioni e anche il nastro è stampato in un amen. Prima ancora che il Napoli compri Maradona c’è l’audiocassetta che ne canta la grandezza. Due canzoni soltanto: Maradona è megl’e Pelè, appunto, e Tango di Maradona, cover di una canzone argentina. C’è solo da aspettare e pregare. Che si trovino 14 miliardi, che Maradona dica si e che si fotta la serie B.
[…] Stampano 35mila copie della cassetta, che Lanza tiene nascoste in casa per quasi un mese, pregando tutti i santi che facciano il miracolo, e all’annuncio le mandano subito in giro. Sembra un’enormità, invece non è niente, sembra l’inizio della fortuna, invece è la fine. […] La canzone, facile, orecchiabile, divertente, è un successo spaventoso: due milioni di nastri pirata venduti, cifre che passano il miliardo di lire di incassi, ma non per Campassi e Lanza. Prendono le briciole di ciò che è loro, che non hanno soldi abbastanza per ristampare il loro prodotto.