(LIBERO di Alessia Ardesi – Foto FCINTER1908)
[…] “Giocavamo a calcio tutto il giorno. Quando il pallone finiva contro le vetrine, i commercianti ce lo bucavano; oppure lo faceva il parroco se non andavamo a messa. Il pallone costava 500 lire, che ovviamente non aveva nessuno. Così per ricomprarlo andavamo a rubare le sigarette dai contrabbandieri dei tombini e le rivendevamo”.
[…] “La società mi rimborsava le 25 Lire del biglietto del tram per andare agli allenamenti; ma a volte per risparmiare me la facevo a piedi”.
[…] “(Mio padre) Mi portava spesso alo stadio, al mitico Filadelfia, per gli allenamenti. […] Una volta mi fece tirare un rigore. Bacigalupo strizzò l’occhio a papà, si buttò da una parte, io tirai dall’altra e feci gol. Toccai il cielo con un dito dalla felicità”.
[…] “Lorenzi era spesso convocato in Nazionale, ma non giocava mai. Allora papà parlò con il ct, che lo fece entrare. Gli era molto devoto e per riconoscenza prese Ferruccio e me sotto la sua protezione”.
[…] “Andai da Italo Allodi a firmare il primo rinnovo di contratto. […] Quando entrai mi chiese subito quanto volessi. […] Lui mi cacciò. […] Il giorno dopo Meazza si stupì vedendomi distratto in campo. Gli raccontai la verità. Lui mi tranquillizzò: ‘Ghe pensi mi’. Fece capire ad Allodi che senza di me la squadra non poteva giocare. Mi richiamarono”.