[…] Dopo un lungo percorso nel settore giovanile, esordisce con la maglia del Parma nel 1985 sotto la guida di Arrigo Sacchi. Come ricorda la sua prima vera avventura con gli emiliani?
[…] “Mi allenavo sempre con la prima squadra, il sabato però giocavo con la primavera. Alcune volte andavo in ritiro con Sacchi facendo qualche panchina, ho collezionato in totale 6 presenze di cui poche da titolare. Avevo 16 anni, era normale fosse così”.
[…] Nel 1987, dopo i due anni a Parma, Sacchi passa al Milan, squadra nella quale scriverà la storia del calcio. Come ricorda il Mister?
[…] “Aveva idee innovatine, non facili da capire, soprattutto a 16 anni. Non avevo l’intuizione giusta per poter immaginare il futuro del mister. Parlando sinceramente, però, si notava fosse particolare, diverso dagli altri: era pignolo, meticoloso”.
[…] C’è un aneddoto particolare che avete vissuto insieme?
[…] “Dovevamo giocare a Genova una partita importante per andare in SerieA e a sorpresa decide di schierarmi da titolare, avevo 17 anni e c’erano giocatori molto più titolati di me. Me lo comunicò poche ore prima del match, durante una passeggiata. Dopo avermi dato la notizia parlammo di vicende personali e mi rivelò che dall’anno seguente avrebbe allenato il Milan”.
[…] Dopo tre anni con la prima squadra si trasferisce in prestito al Modena per una stagione. Al suo ritorno, nella stagione 1989/90, realizza 11 goal in Serie B e per la prima volta nella sua storia il Parma conquista la Serie A. E’ stata l’annata decisiva per dare slancio alla sua carriera?
[…] “Con Nevio Scala ebbi la mia consacrazione, trovai consapevolezza nei miei mezzi e il mister mi diede molta fiducia, così come il presidente Ceresini”.
[…] Nella prima stagione nel massimo campionato riuscite a qualificarvi per la Coppa Uefa, terminando la stagione in sesta posizione. Successivamente, nel giro di pochi anni, riuscite a conquistare tre trofei.
Lo scorso 16 dicembre, in occasione dell’anniversario della fondazione della squadra, scrive su Facebook: “Il Parma è stato il mio più grande amore e per certi versi la mia più grande debolezza”. Perché una debolezza?
[…] “Quando ami talmente tanto qualcosa, non riesci a staccarti da quest’ultima, non riesci a staccarti da questo amore. Così facendo, dunque, diventa una tua debolezza. Lo è stato da giocatore, perché quando uscivo da Parma facevo fatica e trovavo sempre qualcosa che mi facesse pensare alla città”.
[…] Nel 1994 si trasferisce alla Sampdoria per poi passare al Milan pochi mesi dopo. Come ricorda queste due esperienze?
[…] “E’ stata l’occasione giusta nel momento sbagliato”.
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