TEMPOSTRETTO.IT – La storia del calcio italiano è piena di club che vanno al di là delle società che hanno composto l’albo d’oro dei vincitori del campionato e della coppa. Questo perché in generale il calcio, soprattutto in Europa, vive delle realtà provinciali dove a farsi sentire è la passione e non il denaro, dove a contare non sono i risultati ma l’identificazione della squadra con la tifoseria e la città. Tante sono le piazze, soprattutto al Sud, che in Italia hanno fatto parlare di sé per poco tempo ma che hanno dato vita a momenti importanti, oltre ad essere un trampolino per alcuni personaggi che hanno fatto la storia del calcio italiano. Quella di Messina è una di queste. La società peloritana, che ora si trova in serie D, ha vissuto anni importanti durante gli anni ’80 e i primi 2000. Andiamo dunque a vedere quali sono stati i personaggi e i momenti più rilevanti della sua storia.
La rivoluzione di Zdenek Zeman
Era il lontano 1988, quando un giovane emergente proveniente dalla Repubblica Ceca, ma ormai italiano d’adozione, venne ingaggiato dal Messina per provare a smuovere la situazione. In quell’epoca la società dello Stretto aveva una buona squadra ma non riusciva a trovare un gioco che convincesse il pubblico dello stadio Celeste. L’arrivo del tecnico Zdenek Zeman, ormai da tempo in Sicilia, diede una ventata d’aria fresca a un ambiente che non aveva mai visto del calcio così allegro e spumeggiante, sempre volto a segnare invece che a non prenderle. Da lì a poco sarebbe iniziata la leggenda del boem, che pochi anni più tardi avrebbe dato il via in quel di Foggia a “Zemanlandia”, il parco giochi calcistico più divertente d’Italia. Il suo 4-3-3, da sempre un marchio di fabbrica e praticamente mai cambiato, ebbe anche la sua versione al Messina. In quegli anni nessuno poteva immaginare che Zeman avrebbe rivoluzionato poco a poco il mondo del calcio italiano, avendo sempre come primo obiettivo quello di evitare di incassare goal invece di metterli a segno. Il calcio di Zeman fu così rivoluzionario che in molti se ne innamorarono, come i presidenti di Lazio e Roma, Sergio Cragnotti e Franco Sensi, che lo vollero poi sulle loro panchine. L’eredità del boemo è stata ora raccolta dal figlio Karel, che attualmente allena il Gela in serie D e prova ad esportare i principi di gioco del padre. Tuttavia, il grande Messina di Zeman non fu più lo stesso senza l’apporto di un grande attaccante come Totò Schillaci.
Schillaci, il goal nel sangue
Nato a Palermo ma cresciuto calcisticamente nel Messina, dove militò dal 1982 al 1989, il siciliano più famoso della storia del calcio deve moltissimo alla società dello Stretto, dalla quale partì poi per un viaggio che lo portò prima alla Juventus e poi all’Inter, senza dimenticare il suo exploit al mondiale di Italia ’90, quello delle notti magiche, dove fu il capocannoniere con ben sei reti. Schillaci con Zeman scoprì il piacere di giocare in attacco in ogni momento, con una squadra che lavorava per lui e un tipo di gioco che gli permise di andare in goal 23 volte in 35 partite nella stagione di Serie B 1988-89, quando i tifosi peloritani presero parte a una delle epoche più fulgide e splendenti del calcio cittadino. Il suo passaggio alla Juventus, oggi la favorita assoluta alla vittoria della Serie A 2018-19 secondo le scommesse specializzate in calcio, con una quota di 1,45 il 29 settembre, fu l’ovvia conseguenza di un’ottima stagione con la maglia del Messina, una città dove Schillaci è stato amato ancor di più che nella sua nativa Palermo, come ben confermano ancora gli eventi ai quali prende parte. La gloria per Schillaci sarà sempre quella in azzurro ai mondiali del ’90, quando per la prima volta la sua Palermo fu dichiarata sede di un evento di tale magnitudo. Per un mese il siciliano fu l’assoluto protagonista delle vicende dell’Italia del calcio, oltre a diventare il simbolo di un mondiale che passerà alla storia per le tante partite epiche, ivi compresa la sfortunata semifinale contro l’Argentina allo stadio San Paolo di Napoli.
L’ultimo splendore
Tuttavia, vi è ancora una pagina di storia importante del Messina da ricordare. E stavolta non ha a che fare con allenatori visionari o centravanti prolifici bensì con un gruppo ben coeso e una dirigenza che ha saputo fare le cose per bene. Promosso nell’estate del 2004 in Serie A, il club peloritano visse alcune stagioni importanti nella massima categoria del calcio italiano sotto la guida di Bortolo Mutti. In special modo la stagione 2004-05, la prima dopo la promozione, fu storica. La formazione peloritana terminò settima in classifica sfiorando così la qualificazione alla Coppa Uefa dopo aver sommato 48 punti, un record assoluto per la società allora presieduta dal presidente Pietro Franza. Il bomber di quella squadra era Riccardo Zampagna, da sempre affine al goal, ma mai lontano dalle romantiche provincie del calcio nostrano, come quella sua Terni natale che lo vedeva segnare con la sciarpa al collo. Allo stadio San Filippo, da poco costruito per sostituire il Celeste, in tanti si stropicciarono gli occhi con lo spettacolo messo in mostra quell’anno, l’ultimo splendore del Messina calcio.
La realtà calcistica peloritana, ora in declino, vanta dei momenti indimenticabili, e tutto lascia presagire che in città in molti si aspettano un pronto ritorno ai palcoscenici più prestigiosi del calcio italiano.
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