GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – Quando è in programma una partita di calcio il pensiero è sempre rivolto ai calciatori, agli allenatori e a quale formazione schiereranno. Ci si chiede chi è l’arbitro e quanti spettatori faranno da cornice alla contesa. Si pensa anche alle opposte tifoserie: quanti saranno, dove si sistemeranno, se c’è ostilità o meno. Ci si chiede addirittura se ci sarà il sole o la pioggia. Nessuno pensa al vero ed unico assoluto protagonista: il pallone. Solo quando si gioca tra amici ci s’interroga al massimo su chi deve portarlo. Quando si è più piccoli chi porta il pallone detta legge: si auto-incorona Capitano, decide le squadre, le porte e, addirittura, ha il potere di decidere se la palla è entrata o meno. Nulla però è più importante di poter decidere quando la contesa può considerarsi terminata… e ovviamente dipende se il proprietario del pallone sta vincendo o meno. Insomma … “Il pallone è mio e si fa come dico io”. E non c’è angolo al mondo in cui rimbalzi un pallone in cui queste regole, non scritte, non siano riconosciute. Puoi non piegarti a queste regole se vuoi, se sei un vero duro, ma sai che non potrai giocare. Allora sei disposto a rispettarle perché dietro i rimbalzi di quel pallone ci sono i sogni di tutti. Non è importante chi tu sia, imprenditore o operaio, laureato o senza titolo di studio, e non conta se sei un politico, un attore, se sei famoso o meno. Non importa nemmeno se hai disponibilità economiche o se non ne hai affatto. E ancor meno conta l’età o il colore della tua pelle. Di fronte ad un pallone che rimbalza si azzerano tutte le differenze, si diventa tutti uguali. Un po’, con le dovute differenze, come ‘a livella di Totò.“Il pallone è come la fidanzata, lo vedi una volta e te ne innamori” diceva l’eroe del Maracanazo Alcides Ghiggia. E del pallone si è innamorato il protagonista del nostro racconto, Michele Acquafredda, al punto di cercarne, e studiarne le caratteristiche, ovunque pur di andare ad impreziosire la sua splendida collezione. Una passione che condivide con il padre Giuseppe e il fratello Luca: tutti impegnati nella ricerca di “pezzi” particolari.
Michele ha 33 anni, abita a Bari, sposato con Alessia e padre di tre figli, due femminucce e un maschietto… “Un bell’impegno…” ci dice, e poi prosegue: “Faccio il musicista di professione, batterista per l’esattezza. Insegno batteria in alcune scuole private, sono laureato al Conservatorio Niccolò Piccinni. Inoltre faccio delle “serate”, concerti, suono in diversi gruppi, anche in feste private e tale attività mi porta a stare fuori spesso la sera”.
Il sig. Giuseppe (nel cerchietto), papà di Michele, nella Primavera del Bari
Al pari di Ghiggia, Michele inizia a raccontarci di quella “ragazza” che ha incontrato e di cui poi si è innamorato … “Avevo sette anni quando mi innamorai di un pallone che era in casa, il Tango dell’Adidas del ’78, che mio padre comprò per la nascita di mio fratello Luca, che è più grande di me. Era esposto dentro una coppa vinta da mio padre che giocò nella Primavera del Bari negli anni ‘60. Iniziai a “fissarmi” con questo pallone, proprio mentre iniziavano i mondiali del ’94. Il calcio ormai era entrato dentro di me”. Questo pallone rappresenta, come per Paperone, la sua Numero Uno… “Cominciai, anche se non sapevo ancora che sarei diventato un collezionista, con questo primo pallone. Un pallone però che non aveva nulla a che vedere con quello che mi aveva raccontato mio padre Giuseppe, relativamente a quelli da lui utilizzati in passato, negli anni ’60.
Il Sig. Giuseppe e Luca, il papà e il fratello di Michele, insieme alla “Numero Uno”: Tango Durlast Argentina ’78
Mi aveva raccontato di palloni di pelle marrone, pesanti, che con la pioggia diventavano veri e propri macigni. Mi narrava di una “rotondità” differente. Insomma sembravano davvero lontani anni luce da quelli che avevo visto io sino a quel momento. Decisi allora che volevo “vedere” il racconto di mio padre, volevo vedere quel tipo di pallone. Insomma la classica curiosità per un oggetto mai visto. Nei negozi di articoli sportivi negli anni ’90 ormai i palloni erano sintetici, diversi dai racconti di mio padre. Iniziai a capire le differenze e in me il desiderio di vederne e possederne uno “antico” saliva sempre di più. Questo mio desiderio cominciava ad essere di “dominio pubblico” e, tramite il Presidente dell’Inter Club Italia di Bisceglie, contattato da una persona a cui mio padre aveva raccontato di questo mio desiderio, mi diede il numero telefonico del mitico Benito Lorenzi… si avete capito bene…Benito Lorenzi, detto Veleno”.
Il Sig. Giuseppe con la maglia del Terlizzi nella stagione 1973/74 nel famoso Stadio della Vittoria di Bari
Lorenzi è stato un attaccante ricordato in modo particolare per la militanza con l’Inter con cui trascorse undici stagioni e vinse due scudetti (1953 e 1954), in cui mise a segno 143 reti in 314 partite (138 in campionato, 3 gol nelle coppe europee e 2 gol in Coppa Italia) oltre a 14 presenze in Nazionale.
“Mi dissero”, continua Michele, “anzi dissero a mio padre, che lui, Benito Lorenzi, potrebbe avere dei vecchi palloni. Nonostante avessi solo dieci anni provai a chiamarlo immediatamente, e mi rispose la moglie. Una voce molto gentile che disse che mi avrebbe fatto richiamare. Infatti mi richiamò. Ero emozionato, lo ricordo ancora, e dall’altra parte del filo c’era una voce abbastanza allegra, con una parlata milanese e un tono leggero. Mi presentai ovviamente, e gli raccontai la mia storia: gli dissi il perché lo avessi cercato e come speravo lui mi potesse aiutare. Mi rispose che al momento non poteva accontentarmi, ma chiese del tempo per potermi dare soddisfazione. Ci scrivemmo poi per Natale e passò qualche mese ancora. Ma lui evidentemente non si dimenticò. Un giorno bussa il postino, con una scatola quadrata tra le mani e disse: “Questo pacco è per il Sig. Michele Acquafredda”. Lo misi sul tavolo e lo scartai. Forse ero così suggestionato dai racconti di mio padre che ricordo di aver sentito un odore forte di cuoio. Rimasi senza parole, lo osservai come credo si osservi un “alieno”. Ero impazzito. Si trattava di un pallone anni ’50, a 12 sezioni e dello stesso modello del Mondiale del ’50, un Superball. Non avevo mai visto ovviamente niente di simile. Un pallone molto diverso da quelli che avevo visto io, e ancora più diverso da quelli attuali ovviamente. Ripensavo quindi ai racconti di mio padre che diceva che sotto l’acqua diventava pesantissimo, duro. Ecco anche il perché le scarpe da calcio di un tempo avevano quel rinforzo sia sopra che sotto la scarpa, perché così si calciavano quei palloni, di punta. Sarebbe stato impossibile tirare alla Roberto Carlos negli anni 50/60”. Michele è preso dalla passione mentre ci racconta così tanti particolari, e la voce ci dice che si è anche emozionato nel “ricordarsi” bambino meravigliato.
Pallone Superball Mod. Mondiale Brasile 1950 donato da Lorenzi
“Non l’ho mai conosciuto di persona Benito Lorenzi”, prosegue Michele, “ma per tanti anni ci siamo scritti, sentiti, fatti gli auguri. Nel corso degli anni mi fece avere alcune cartoline dell’Inter, alcune anche molto datate, foto con dediche, e un pallone della Atala Sport con tutte le firme della “Grande Inter”: uno spettacolo. Poi nel ’97 Ronaldo arriva all’Inter e insieme ne parlammo. Lorenzi deve aver captato che si trattava del mio idolo e così mi fece arrivare una sua maglia, oltre ad altre cose della Nike, sponsor in quel periodo dei Nerazzurri. Purtroppo venne a mancare nel 2010”. Michele si emoziona. Una pausa e riparte con grande slancio e ci racconta un’ulteriore storia: ”Contemporaneamente a questa bellissima storia di calcio e amicizia con Benito Lorenzi, anche se solo a distanza, ne nasce anche un’altra. Altra importante conoscenza che mi permise di arricchire la mia collezione fu Bruno Cicogna, ala sinistra del Bari per dieci anni, dal 1958 al 1968. Duecentosessanta presenze, e 34 gol con i Galletti dei quali ne divenne anche il Capitano. Un gran Signore lui come lo era anche Lorenzi. Ottenni il numero telefonico dal suo barbiere di fiducia. Lo chiamai a fine anni ’90, era a Venezia Lido. Mi disse che aveva dato via tutto, che non aveva più niente… tranne una maglia del Bari del ’67. L’unica che aveva conservato e che era stata da lui utilizzata nella partita contro il Crotone del 7 maggio 1967 nel quale s’infortunò. A seguito dell’infortunio venne portato direttamente al pronto soccorso con la maglia da gioco. Mi fece questo grande regalo oltre ad un pallone utilizzato nella gara Torino – Milan del 56/57”.
“Negli anni ’90”, ci racconta ancora Michele, “andai in un negozio molto famoso a Bari, Mannarini Sport, aperto dagli anni ’50 con la speranza di trovare qualche pezzo vecchio magari dimenticato in magazzino. Il titolare trovò due palloni Tango dell’88 tutti e due schiacciati, sgonfi, in buste impolverate. Stavano dentro due scatoloni di cartone. Nemmeno lui sapeva di averli. A volte trovare un pallone è una idea che insegui, a volte un caso”. Oggi sono oltre cento i palloni facenti parte della collezione di Michele & Family e lui ce ne narra qualcuno e aggiunge: “Il collezionismo è molto cambiato rispetto a quando ho iniziato io che ero solo un bambino. Internet e Ebay hanno cambiato la prospettiva. Ora ce ne sono abbastanza di collezionisti di palloni, prima era un mercato snobbato e io spesso mi accodavo ai collezionisti di maglie che non davano importanza ai palloni che via via trovavano”.
Vediamo alcuni “pezzi” di questa splendida collezione.
Pallone Lanerossi – Foggia 3-1 22/10/1966
“Dalla figlia di un ex-arbitro recuperai il pallone utilizzato nella partita Lanerossi – Foggia del 1966, particolare per il suo disegno “a coda di rondine”, disegno utilizzato già negli anni ’30 in Inghilterra come nel caso di questo pallone dell’Arsenal, completo di certificazione e firme di tutti i calciatori dell’epoca. La differenza è che in questo secondo pallone la valvola è bloccata dentro la vistosa cucitura. Posseggo anche un Adidas Telstar 1974 Made in France utilizzato nella partita Bologna – Sampdoria 4-1 del 15 maggio 1977. Chiaramente per gli italiani è importante l’Adidas Tango Espana made in France 1982, quello della prima serie utilizzato al Mondiale”. Prima di congedarci Michele ci tiene a dire ancora qualcosa: “Ringrazio mia moglie Alessia per la pazienza che dimostra nell’assecondare questa mia passione…Grazie”.
“Il pallone è come la fidanzata, lo vedi una volta e te ne innamori” (Alcides Ghiggia)
“Tratta il pallone come una ragazza: accarezzalo” (Eric Cantona)
“Il pallone è quello che fa muovere tutto, l’oggetto più importante di questo gioco chiamato calcio, ma spesso ce ne dimentichiamo. Ogni pallone che ho avuto l’ho calciato sempre e solo sul prato, mai sull’asfalto. E sono sempre dispiaciuto quando viene malmenato da qualche piede non buono” (Michele Acquafredda)
Grazie Michele
Alcuni “pezzi” di questa splendida collezione:
Pallone anno 1936 con firme di tutti i calciatori dell’epoca dell’Arsenal, corredato di Certificazione di Autenticità
Adidas Tango River Plate Made in France 1979 versione da neve, molto raro
Superball Vis firmato da tutti i giocatori della Fiorentina Anni ’60
Adidas Tango Espana Made in France, prima serie utilizzata in Espana ’82
La “Numero Uno” di Michele: Adidas Tango Durlast Made in France Mondiale Argentina ’78
Atalasport, firmato da tutta la rosa della Grande Inter del 1964 di Herrera. Regalo di Benito Lorenzi a Michele
Adidas Telstar 1974, Made in France. Utilizzato in Bologna – Sampdoria 4-1 del 15/5/1977