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Libri: “Milan 1979, l’anno della stella”. Un baule carico di ricordi

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GLIEROIDELCALCIO.COM – Pubblichiamo, come preannunciato (vedi intervista con l’autore qui), il primo estratto dal libro “Milan 1979, l’anno della stella”, di Sergio Taccone, edito da “Urbone”. In questa occasione, di concerto con l’autore, abbiamo scelto per voi un estratto dall’introduzione del libro stesso, dal titolo “Un baule carico di ricordi”, una esclusiva per i lettori de Gli Eroi del Calcio.

Ringraziamo ancora l’autore e la casa editrice per averci dato questa possibilità.

Buona lettura.

Il Team de Gli Eroi del Calcio.com

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“Un baule carico di ricordi”

Quello della Stella rossonera è l’ultimo campionato degli Anni 70: diverse ere calcistiche fa, distante anni luce dall’attuale, ritrovando volti che hanno segnato non solo la storia del football italiano ma anche quella del nostro giornalismo sportivo su carta, in radio e in televisione. Tra i giornalisti che in quella stagione seguirono il Milan per la Rai vi fu il grande Beppe Viola che, durante una sosta del campionato, al crepuscolo del 1978, realizzò quella magistrale intervista a Gianni Rivera, in parte all’interno di un tram che girava per le vie di Milano.

Era tifoso rossonero, Beppe Viola, ma totalmente credibile e non fazioso nei suoi commenti e per questo rispettato dai “non milanisti” del pianeta calcistico italiota, “nato per sentire gli angeli – come scrisse Gianni Brera – ma che doveva frequentare i bordelli, uno che improvvisava battute che sovente esprimevano il sale della vita”. Il suo humour naturale e beffardo, unito ad un’innata onestà, lo metteva al riparo da qualsiasi ipocrisia. Con Beppe, i tiri in porta di una partita noiosa si potevano contare sulle dita della mano di un monco, Fanfani si collocava a destra o a sinistra in base ai giorni e il tedesco Maier si era fatto sorprendere da un tiro dell’olandese Haan perché intento a pensare alla sua fidanzata. Così, il tiro di Maldera che decise la partita contro il Bologna, alla penultima di andata, si inseriva “nell’unico buco disponibile”, “un derby è un colpo di dadi, spesso il fattore psicologico prevale su quello tecnico”,  “Pasinato diventa Fonzie quando offre ad Altobelli il boccone del 2-0 ma De Vecchi, l’avvocato del diavolo, fa meglio di Perry Mason vincendo una causa persa”. Tempi andati di calcio romantico dove i gol in tv prima li immaginavi, ascoltando Tutto il calcio minuto per minuto, – quello di Ameri, Ciotti, Ferretti, Provenzali e Dalla Noce, con Bortoluzzi direttore d’orchestra – per poi vederli, alcune ore dopo, a Novantesimo Minuto con Paolo Valenti e la sua banda.

Il giorno dello scudetto, nella carrellata iniziale di interventi, – sollecitato da una domanda di Beppe Viola – Nils Liedholm prima parlò di annata strepitosa dei vini italiani, come non avveniva più dal 1924, poi spiegò le sue scelte tecniche. “Ho fatto giocare sempre i giocatori tecnicamente più validi. Vecchia teoria”. Rivera, pur non confermando nulla, quella sera di maggio parlò già da ex calciatore.

Quel Milan era una squadra semplice e senza fronzoli, un equilibrio perfetto di gioventù (Baresi e Collovati) ed esperienza (Albertosi e Rivera), guidata con saggezza e competenza dall’allenatore svedese e con un presidente, Felice Colombo, che dal giorno dell’insediamento (fine maggio ‘77) non aveva praticamente sbagliato un colpo, ringiovanendo la rosa e dando l’impulso giusto che sfociò nella conquista della Stella.

(“Un baule carico di ricordi”, introduzione al libro “Milan 1979, l’anno della stella”, di Sergio Taccone. Proprietà letteraria riservata © 2019 – Gianluca Iuorio Urbone Publishing)

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