Giorno – Carlino – Nazione Sport (Massimo Vitali) – Nel Bologna del «così si gioca solo in Paradiso» erano strategici anche i difensori, i rocciosi custodi della porta presidiata da William Negri che si dimostrarono capaci di chiuderla a doppia mandata nell’anno magico dello scudetto. Dello squadrone del ’64 Mirko Pavinato era innanzitutto il Capitano e con la fascia al braccio è passato e passerà alla storia.
Ma Pavinato fu anche un perfetto esemplare di quella genia di rudi marcatori forgiati nel sudore che scendevano dalle terre del Nordest e che rispondevano ai nomi di Janich, Tumburus e Furlanis: tutta gente che oggi guarderebbe con legittimo sospetto alla ‘costruzione dal basso’. Non solo Pavinato era un figlio di quella scuola, ma era anche il più vecchio della nidiata: classe 1934, come nessuno dei suoi compagni di quell’avventura tricolore. Per questo Janich, che con lui duettava in vernacolo furlan/veneto, lo chiamava ‘Vecio’ […]
Per acquistarlo il presidente Renato Dall’Ara versò al ‘Lane’ 30 milioni, più il cartellino di Dell’Innocenti: roba da ricchi per un ventiduenne […] In dieci stagioni, dal 1956 al 1966, Pavinato ha collezionato 297 presenze ufficiali in rossoblù, tra campionato, Coppa Italia e Coppe Europee. Nel 1961 ha alzato al cielo una Mitropa, tre anni dopo l’apoteosi dello scudetto nello spareggio all’Olimpico con l’Inter […]
La sua forza sono sempre state l’educazione e la modestia […] Il Bologna, che ieri a Napoli ha giocato col lutto al braccio dopo aver osservato il canonico minuto di silenzio, lo ha ricordato come «un uomo che ha fatto la storia del nostro club» […]