Sul territorio dove oggi sorge Budapest si insediarono dapprima i Celti e subito dopo i Romani. Successivamente arrivarono le tribù ungheresi …
È in quel periodo romano probabilmente che bisogna andare a cercare la fiamma della vocazione di uno dei più grandi collezionisti che hanno la Roma in fondo al Cuor …
Oggi, infatti, nel nostro viaggio attraverso le collezioni, vi vogliamo raccontare la storia di Miseje Balazs Biagio, un ragazzo cinquantenne, sposato da 21 anni e padre di un figlio di 17 e di due figlie di 14 e di 11 anni e che, percorrendo le orme del nonno e del padre, lavora in una tipografia a Budapest.
Biagio, come nasce il tuo amore per il calcio e per la Roma in particolare … tu sei di Budapest … non è così scontato tifare Roma …
Mio nonno giocava nella Nazionale ungherese durante le Olimpiadi di Berlino del 1936. Il fratello di mia nonna giocava nell’Ujpest: era compagno di squadra di Zsengeller e di Szusza. Il mio padrino mi portava allo stadio quando avevo dieci anni. Quindi possiamo dire che l’amore per il calcio è nato insieme a me. Mia madre era una professoressa d’italiano e voleva insegnarlo anche a me, ma io non volevo saperne …
Nella stagione 1987/88 (ndr ricordare gli avvenimenti in base alla stagione di campionato è l’unica modalità che tutti noi abbiamo), grazie proprio alla mamma, ho avuto la possibilità di andare a Palermo per uno scambio culturale tra scuole. Prima di arrivare in Sicilia facemmo tappa nella Capitale per tre giorni, proprio mentre era in programma Roma-Empoli. Ovviamente ho subito deciso di andare all’Olimpico. Ricordo la sensazione quando vidi i primi tifosi con le sciarpe giallorosse intono al collo in direzione stadio… Fu un colpo di fulmine con Roma e con la Roma.
Ovviamente a 14 anni, e da ungherese tra 50.000 romani e romanisti, non sapevo ancora nulla della divisione del CUCS e dei problemi interni della curva… ma insomma vidi Tancredi, Giannini, Pruzzo… ancora oggi ripensandoci mi vengono i brividi.
Poi un anno dopo Roma-Fiorentina … la prima partita dopo tanto tempo allo Stadio Flaminio, la prima partita dopo la morte di Antonio De Falchi. Quella volta sono rimasto a Roma ben otto giorni … ricordo i primi numeri della rivista La Roma, e anche quelli di Supertifo, le prime sciarpe … Ovviamente tutti i giornali di quei giorni erano pieni di notizie e foto di Antonio De Falchi. Io mi sentivo già romanista: ritagliai una sua fotografia che per 15 anni mi ha accompagnato nel mio portafoglio. Il grido “Antonio, Antonio” al Flaminio in quella gara ce l’ho ancora nelle orecchie e nella mente.
Non era più mia madre a volermi insegnare l’italiano, ero io a chiederlo. Volevo capire le notizie e leggere i giornali e le riviste che parlavano della Roma.
Cosa rappresenta il calcio per te e come entra nella tua quotidianità?
Il calcio per me è aggregazione, appartenenza, passione ed amicizia. Io fino al 2007 ho sempre seguito la Roma, non ce la facevo a non andare a vederla 8-10-12 volte all’anno da Budapest. Molte volte sono andato a Roma per 2 settimane per poter vedere magari 3 partite di campionato e due di coppa. Poi nel 2007 dopo il caso Raciti e dopo la morte di Gabriele Sandri qualcosa si è rotto dentro di me. Non la passione per la Roma certo, quella mai tramonta… ma andare allo stadio non era più la stessa cosa …divieti, tessere … già non era facile accettare i biglietti nominali. Volevo essere coerente, così non ci sono più andato… Ovviamente c’è sempre la tentazione, a volte è tremendamente difficile. Ricordo uno striscione in Curva Sud che diceva: “Meglio morire degno che vivere ammaestrato” ecco, insomma, un po’ mi ci riconosco.
Oggi il calcio entra nella mia quotidianità anche attraverso il collezionismo. Non passa un giorno senza fare una ricerca di carattere storico o che io non sfogli qualche vecchio libro o una vecchia rivista o che non scansioni qualche fotografia d’epoca della Roma.
Cosa collezioni e come scatta la molla per il collezionismo?
Negli anni ’90 frequentavo molte biblioteche, volevo avere almeno un articolo di giornale di tutte le partite della Roma, amichevoli comprese. Non c’era ancora internet, c’erano le biblioteche, c’era Porta Portese, i mercatini d’antiquariato, le cantine da svuotare di amici e persone che mi davano una mano nella ricerca. A casa ho scatole piene di articoli della Roma suddivisi stagione per stagione, molti presi da giornali d’epoca o fotocopie fatte nelle biblioteche. Oggi con internet e con le varie biblioteche digitali, gli archivi online è tutto molto più facile. Negli anni ’90 serviva ancora sacrificio e tempo per ricerche di questo tipo.
Colleziono in pratica tutto il materiale cartaceo, libri, riviste, programmi, cartoline spedite dai ritiri con autografi e soprattutto fotografie d’epoca, il materiale dei Fedayn e ho anche qualche maglia indossata. Insomma ci dedico tutto il tempo che mi rimane dopo il lavoro e dopo la famiglia.
Come si svolge la tua “caccia” a pezzi nuovi?
Ho provato a contattare molti ex calciatori della Roma, così come i fotografi fino ai primi anni ‘70 o comunque i famigliari di costoro.
Da parte dei calciatori ho trovato, nella maggior parte dei casi, molta disponibilità, invece a parte qualche eccezione poca disponibilità da parte di fotografi o di ex fotografi.
Negli anni ’90 e nei primi anni 2000 credo di aver contattato tutti quelli di cognome Spaziani: cercavo l’archivio di Aldo Spaziani, fotografo de Il Corriere dello Sport negli anni ’40, ’50 e ’60. Ho visitato anche la casa dove c’era il suo laboratorio, ma nessuno sa nulla, non ho trovato nessun parente, niente di niente. É un dolore… Le sue foto scattate da dietro la porta mi piacciono in modo particolare.
Internet mi ha dato poi un grande aiuto. Cerco anche nei negozi spagnoli o inglesi d’antiquariato, e ogni tanto salta fuori una foto della Roma di una partita giocata in terra spagnola o inglese.
Cercavo da molto tempo, per esempio, una foto dell’ala ungherese Czibor a Roma, giocatore della grande Ungheria degli anni ’50. Renato Sacerdoti annunciò il suo acquisto, per mesi si allenò con la Roma, ma non poteva scendere in campo in partite ufficiali, a causa della squalifica comminata dalla Fifa a tutti i transfughi che non tornarono in patria durante la Rivoluzione Ungherese. Proprio alcune settima fa in un negozio spagnolo ho trovato una sua foto del 3 gennaio 1957, scattata al suo arrivo davanti la sede della Roma. Ovviamente non ero triste per niente (ndr ride …)
Quale il pezzo a cui sei più legato?
Sono molto legato al materiale dei Fedayn. Molte cose mi sono state regalate all’epoca ed anche per questo ci tengo molto. Insomma, per me hanno un valore ancor più grande …
Poi ho una fotografia autografata della Roma del primo scudetto, la fotografia è presente in molti libri di storia della Roma… averla nelle proprie mani fa un certo effetto.
Quale il pezzo più costoso?
I prezzi nel collezionismo credo che siano molto soggettivi. Per mia madre una fotografia magari non ha nessun valore, per me se c’è Arcadio Venturi o Pedro Manfredini sulla foto invece sì, anche molto. Avevo una bella felpa rossa dei Fedayn. Non l’ho mai vista né su eBay, né su altri siti. Mai… Nella metà degli anni ’90 mia madre, insieme ad altri vestiti, l’ha regalata ad una casa benefica che si occupava di persone senza fissa dimora. Ovviamente tutto a mia insaputa …“Non te la sei mai messa, sicuramente non ti serviva…” Per oltre una settimana non le parlai… Oggi su eBay quella felpa, che per me aveva anche un grande valore emotivo, la vedrei per 300 euro… Poi magari mia moglie leggerà quest’intervista, quindi preferisco non parlare di prezzi…
Qualche aneddoto particolare di come sei arrivato a “mettere le mani” su un determinato pezzo …
Credo di aver avuto fortuna, per esempio, proprio con la foto autografata della formazione del primo scudetto. L’ho trovata sul sito di un negozio d’antiquariato. Ho scritto il mio interessamento al proprietario e chiesi il prezzo … nel mentre pensavo a cosa avrei potuto vendere o come fare straordinari in tipografia … pensavo a pagamento in più rate. Poi la proposta arrivò ad un prezzo molto più basso rispetto a ciò che mi aspettavo … non riuscivo a credere ai miei occhi …
Altre volte invece trovo del materiale che mi potrebbe interessare, ma chiedono prezzi esagerati. Insomma, se vedo una fotografia dopo 15 anni ancora invenduta sullo stesso sito un motivo ci sarà. Oppure aste per 3 foto neanche tanto rare degli anni ’80 per 4.500 (sì quattromilacinquecento euro) … sei fuori di testa.
Per le riviste la collezione può essere completa se trovi anche l’ultimo numero che ti manca, per le fotografie ovviamente non è così. Cerco soprattutto foto dal 1927 fino ai primi anni ’70.
Poi cerco in modo particolare fotografie della Roma contro squadre ungheresi: fra le due guerre ci furono tante amichevoli. Cerco anche fotografie di allenatori e di calciatori ungheresi fra le file della Roma. Ho un debole per Sarosi e per Zsengeller, del primo ha parlato molto bene sia Losi che Arcadio Venturi. Venturi poi mi ha raccontato molte belle cose anche di Zsengeller: all’inizio della stagione 1948/49 si infortunò seriamente Zsengeller e l’allenatore Brunella mise al suo posto proprio il giovane neoarrivato Venturi. Furono non solo grandi sportivi, ma anche grandi uomini.
O per esempio il Calcio Illustrato pubblicava una bella foto dell’allenatore Schaffer per la prima volta sulla panchina della Roma il 12 maggio del 1940. Magari trovare un giorno la fotografia originale non mi dispiacerebbe… Comunque trovare qualsiasi fotografia della Roma che non ho ancora in collezione mi fa sempre un piacere enorme.
Tua moglie/compagna cosa dice della tua passione? E i tuoi amici?
Mia moglie ovviamente mi ha conosciuto già con la passione per la Roma e per il collezionismo; quindi, per fortuna mi vuole bene così…
Collezionare cosa ti trasmette?
Bellissime sensazioni, emozioni. Quando nella propria cassetta postale trovi delle buste dove il mittente è Amedeo Amadei, o Luciano Panetti, o Antonio Valentin Angelillo, Pedro Manfredini o Arcadio Venturi “i brividi mi vengono”. Conoscere nuove persone, avere della corrispondenza con i grandi giocatori del passato o con i loro parenti, incontrare vecchie “stelle”, parlare della Roma e del calcio di una volta con vecchi fotografi, con i loro nipoti per me è sempre molto emozionante. Rivedere le vecchie fotografie di Testaccio o quelle degli anni ’50 con le maglie ancora senza numero, gli scarpini e i palloni dell’epoca, e riconoscere i giocatori che hanno fatto la storia della Roma… insomma sono sempre brividi.
Ritieni che la tua collezione abbia un valore anche culturale?
Non ci ho mai pensato, ma in fondo credo di sì…
Un consiglio a chi voglia oggi intraprendere una collezione come la tua…
Non vorrei dare dei consigli a nessuno. Credo comunque che serva amore, passione, pazienza, fortuna e purtroppo a volte devi rinunciare anche ad altre cose, serve sacrificio, servono soldi…
Ne approfitto per ringraziare tutte le persone che durante questi oltre 35 anni mi hanno regalato del materiale di grande valore in modo generoso ed altruista, grazie a Cecio, a Pantera, ad Aldo, a Carlo e a tutti gli altri… con la Roma sempre nel cuore!
Grazie a te caro Biagio … Daje Roma, Daje!
Questo slideshow richiede JavaScript.