Intervista esclusiva del Corriere della Sera a Massimo Moratti. Un racconto appassionato del suo rapporto con l’amata Inter. Ecco un estratto.
[…] Il Presidente non è più presidente da otto anni, eppure Massimo Moratti è ancora l’Inter, e l’Inter è ancora Massimo Moratti.
[…] È stata più importante la Grande Inter di papà o la sua?
[…] «Di Grande Inter ce n’è stata una sola, che ha cambiato il corso della storia del calcio, quella di mio padre. Vincere due Coppe dei Campioni di seguito è stata un’impresa davvero epica. E avevamo ormai conquistato la terza».
[…] Ince doveva arrivare insieme a Eric Cantona.
[…] «Era il mio sogno: forza, classe, personalità. Non venne perché voleva farsi perdonare dallo United la lunga squalifica per aver sferrato un colpo di kung fu a un tifoso avversario che gli aveva fatto un saluto nazista invitandolo a tornare al suo Paese. Gli idioti non hanno confini».
[…] Tornando indietro “baratterebbe” Ronaldo con Cantona?
[…] «No, Ronaldo era un fenomeno unico, nonostante i problemi. È stato il mio orgoglio da presidente. Sa come mi sono deciso a prenderlo? Era l’aprile del 1997, stavo tornando in auto da Firenze dopo uno 0-0 e il mio autista, Dante, cominciò a borbottare perché da un po’ di tempo l’Inter non brillava più. E io quasi contrariato gli risposi: allora compriamoci Ronaldo così vinceremo sempre! Da quella battuta un po’ provocatoria prese corpo piano piano la convinzione di provarci davvero».
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(CORRIERE.IT di Federico Pistone)