Storie di Calcio

Moreno Torricelli e il Bar della rabbia

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 Le caratteristiche di Moreno Torricelli

Moreno Torricelli nasce il 23/12/1970, a Erba, in un piccolo paesino della Provincia di Como. Inizia a giocare a calcio con la squadra dei Pulcini della Folgore Verano. Il ragazzino lombardo non è dotato di un particolare talento, ma ha un discreto fisico e un’innata predisposizione al sacrificio. Anni dopo, diventato un calciatore professionista, quel sudore grondante da ogni centimetro della sua pelle diventerà il marchio di fabbrica del campione operaio. 

Il ruolo del terzino 

Il ruolo in campo appare, subito, scontato per il ragazzino dai capelli neri come la più bella notte d’estate. Moreno è un terzino destro. Sulla fascia, di solito, ci giocano i ragazzi meno dotati perché i due centrali difensivi sono fondamentali in quanto interpretano il ruolo più impegnativo e complicato del reparto arretrato. Quella piccola porzione di campo – la fascia destra – ben presto diventerà il luogo nel mondo di Moreno in cui sopravvivere alla durezza della vita con un pallone tra i piedi. Un’esperienza ascetica ove rinascere con una nuova pelle cucita addosso, quella del terzino. 

Corri Moreno, corri e non guardarti indietro. Corri più veloce del vento. Non pensare più a nulla che è meglio così. Rompi tutti gli specchi di casa”. 

Lo spirito di sacrificio

Il calcio è uno sport molto duro da praticare, nonostante l’apparenza sia ingannevole. Non è adatto per tutti, soltanto, in pochi ce la faranno a portare a casa un risultato soddisfacente a fine carriera. Soprattutto perché – alla fine della fiera – non tutti i praticanti o i dilettanti diventeranno calciatori professionisti, nonostante il grande sacrificio profuso in anni di attività agonistica; nonostante la passione esagerata per lo sport più amato dagli italiani; sebbene una devozione assoluta – seppur pagana ma assolutamente antropica e giustificata in quanto umana –  per il Dio Pallone.  

Grinta e forza di volontà sono le frecce migliori all’arco di Torricelli. Moreno è un giovane uomo alla ricerca di una nuova Patria nella quale piantare la sua bandiera con un duro contrasto di gioco o un cross in attacco a perdersi nell’aria di rigore avversaria. Diventare un calciatore professionista, non sarà un compito affatto facile per Moreno Torricelli. Nel calcio il terzino è un altruista per antonomasia; un pover’uomo votato al sacrificio a percorrere chilometri su chilometri, a perdere il fiato con la lingua penzolante come quella di un bue, lungo tutta la fascia del rettangolo di gioco; il terzino è un animale da soma che deve portare la palla al suo padrone in cambio di una balla di fieno e mezzo litro d’acqua al dì.   

Torricelli: grinta e forza di volontà

Il terzino vive e interpreta il gioco del calcio con la consapevolezza dei propri limiti tattici e tecnici; del resto, un genio come Cafu nasce una volta ogni cento anni. Moreno Torricelli non è nemmeno un’unghia del campione brasiliano e non lo diventerà mai. È condannato dal Dio crudele del pallone a dimostrare, ogni giorno, le sue abilità da calciatore. Nonostante il fato avverso, il ragazzo della provincia si farà, eccome; nulla è impossibile per un animale domestico abituato alla fatica – il terzino – affamato di calcio e votato al sacrificio come pochi altri ruoli nel calcio. Nel DNA del terzino di Erba c’è una bestia volitiva che combatte con grinta, colpo su colpo, pallone su pallone, fino all’ultimo contrasto di gioco. 

Torricelli è una goccia di sudore che gronda dalla fronte; Moreno è un crampo doloroso a ricordarti chi sei veramente; Moreno è un campetto di periferia con l’erbetta arsa dal sole. Una doccia sporca in uno spogliatoio di provincia, una pacca sulla spalla di uno povero sconosciuto. Un borsone al cui interno c’è un asciugamano che sa di muffa, un pantaloncino sgualcito con l’odore di lavanda, due calzettoni spaiati di cotone, un paio di scarpini con i tacchetti sporchi di fango e fili d’erba, due parastinchi ammaccati, una bottiglietta d’acqua vuota e una maglietta di calcio con le maniche usurate dal tempo che passa. Moreno Torricelli è un terzino destro volitivo che fa della grinta la sua arma migliore. 

Moreno Torricelli: dalla Promozione alla Serie A 

A vent’anni – i primi anni ’90 – Moreno Torricelli lavora come falegname in una fabbrica di mobili della Brianza e nel tempo libero si diletta col gioco del calcio. Da giovanissimo, scartato dal Como. Dal 1988 al 1992, gioca prima con l’Oggiono in promozione e poi con la Caratese in Serie D. In totale, saranno più di cento le presenze in promozione e tra i dilettanti con tre reti all’attivo. 

Nella vita del giovane terzino lombardo non c’è soltanto il gioco del pallone. Erba è il profondo Nord Italia dove “laurà cun legria, l’è ‘l mej mestéè che ga sia”. Da quelle parti sarebbe utopistico e sciocco pensare di campare, soltanto, col gioco del pallone. Pertanto, è necessario tenere i tacchetti ben ancorati in terra perché i sogni più belli, ahimè, non sono scritti nel destino di tutti i calciatori.  

Durante la giornata, anche, Moreno Torricelli dovrà fare i conti col tempo che passa inesorabile; talvolta così crudele da strapparti, a freddo, le budella calde dal corpo. Prima o poi, ahimè, arriverà anche per Moreno il momento in cui dovrà fare i conti con la dura realtà della vita di un calciatore di livello dilettantistico. Quel rischio di smarrire il grande sogno – più bello e puro di tutti, quello di un bambino – in un cassetto troppo piccolo per contenerlo.

L’amichevole che gli cambiò la vita

Per fortuna, il destino avrà ben altri programmi per l’ex falegname di Erba. Infatti, in men che non si dica, la vita di Moreno Torricelli cambierà grazie a un’amichevole disputata dalla Caratese contro la Juventus del Trap, durante la quale Moreno mette in mostra tutte le sue qualità migliori. Nella Primavera del 1992 viene aggregato alla rosa della Juventus di Giovanni Trapattoni per un periodo di prova, alla fine del quale si compie un vero e proprio miracolo sportivo; Moreno Torricelli è acquistato dai bianconeri per 50 milioni di lire.

Sembra incredibile, ma è tutto vero! Giovanni Trapattoni, detto il Trap (uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio), ha puntato sul terzino proveniente dalla Serie D. Una storia di calcio con la “C” maiuscola come, purtroppo, oggi non esistono più nel mondo del pallone. Il ragazzo d’Erba indossa la maglia della Juventus, una delle società più gloriose e vincenti d’Italia.  Moreno è il compagno di squadra di calciatori del calibro di Jürgen Kohler, Júlio César, Antonio Conte, Angelo Di Livio, Roberto Baggio, Fabrizio Ravanelli, Gianluca Vialli e un giovanissimo, nonché promettentissimo, Alessandro Del Piero.

Con la Juventus vince 3 Campionati d’Italia, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppa italiana, 1 Coppa Uefa, 1 Europa Champions League e una Supercoppa Uefa.

Nel periodo bianconero, nonostante una vita da vincente, il grande Roberto Baggio – il Raffaello del calcio italiano e il divin codino per la sua acconciatura stravagante – gli affibbia il soprannome di Geppetto. 

Trap mi ama, Lippi no  

Nell’estate del ’98, sulla soglia dei ventinove anni – dopo sei anni bellissimi e indimenticabili alla corte della Juventus – Moreno capisce che il suo ciclo a Torino è finito. Solo chi ha la forza di scrivere la parola fine può scrivere nuovamente la parola inizio. Il principale estimatore di Moreno Torricelli, Giovanni Trapattoni, ha lasciato la panchina della Juventus nel ’94. 

Dopo l’era del Trap, la Juventus viene affidata a Marcello Lippi con il quale Moreno avrà un rapporto con luci e ombre. Col passare del tempo, Torricelli diventa sempre meno importante per il progetto della Juventus nonostante i numerosi trofei messi in bacheca dal giovane falegname di Erba.  

“Trap mi ama, Lippi no!”.

L’ex falegname di Erba vuole sentirsi, prima di tutto, amato dal suo allenatore. Per questo motivo, egli, sogna di mettere le radici nel centro del villaggio viola. Chiede di essere ceduto alla Fiorentina allenata dal suo mentore, Giovanni Trapattoni. 

In viola ci resta 4 stagioni 1998-1999, 1999-2000, 2000-2001, 2001-2002, sfiorando lo scudetto con Edmundo e Batistuta, vincendo la Coppa Italia 2000-2001. Nell’estate del 2002, la Fiorentina retrocede in Serie B; gravata dai debiti e senza la liquidità necessaria per l’iscrizione in Serie B, il club venne dichiarato fallito il 27 settembre 2002.

L’avventura di Moreno Torricelli a Firenze è ai titoli di coda. Nemmeno il tempo per salutare i focosi tifosi della viola che, Moreno Torricelli, riparte per una nuova avventura professionale. Vola in Spagna dove gioca due stagioni scarse (Espanyol 2003-2004) collezionando 34 presenze e 0 goal. Ritornato in Italia, il forte terzino chiude la carriera in Serie B all’Arezzo (2004-2005).  

Appesi gli scarpini al chiodo, Moreno intraprende una nuova carriera nel mondo del calcio. Questa volta dall’altra parte della barricata con il ruolo di allenatore (Pistoiese feb-giu 2009 e Figline 2009-2010). 

Monguzzo piange Barbara Torricelli 

Il 28 ottobre 2010 è un giorno terribile per l’ex terzino di Erba. L’altra metà della mela, Barbara (madre di Alessio, Arianna e Aurora), viene a mancare stroncata da un male incurabile. Moreno Torricelli è distrutto dal dolore per la perdita della donna della sua vita. Lascia il calcio per dedicarsi esclusivamente ai suoi figli. È il destino crudele del terzino.

Moreno Torricelli e il Bar della rabbia

Moreno Torricelli, in arte Geppetto, sarà sempre uno di noi grazie al DNA del terzino. Forse, vi sembrerà strano ma anche io, a volte, mi sento un terzino, un altruista per antonomasia; un pover’uomo votato al sacrificio a percorrere chilometri, a perdifiato, lungo tutta la fascia. Noi terzini, siamo animali da soma addestrati a portare la palla al padrone in cambio di una balla di fieno e mezzo litro d’acqua al dì. Ogni sera, però, brindo a chi è come il terzino al bar della rabbia.  

GLIEROIDELCALCIO.COM (Donato Claudione)

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